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Tessuto di ginestra: una trama fra l’antico e il moderno

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L’antico processo di lavorazione della ginestra a uso tessile ha caratterizzato per millenni la produzione di stoffe del Mediterraneo. Autoctona, resistente e ricca di fibra, questa pianta viene oggi riscoperta grazie al suo fascino e alle sue qualità. Scopriamo le caratteristiche dell’ecotessuto che se ne ricava.
Tessuto di ginestra: una trama fra l’antico e il moderno
L’estrazione di filato per tessitura dall’arbusto della ginestra affonda le sue radici in tempi antichissimi. I greci ne apprezzavano la particolare resistenza all’acqua e per questo la impiegavano per fabbricare corde da navigazione.
Il nome latino della qualità utilizzata per la tessitura, Spartium Junceum, deriva proprio dalla parola greca sparton, che significa corda.
In Italia il suo utilizzo si estese dalla Toscana fino al Sud, grazie al clima temperato gradito alla pianta, e vide il suo apice durante il periodo autarchico imposto dal regime fascista negli anni ’40, quando non potendo importare tessuti e materie prime dall’estero si arrivò a produrne diversi quintali.
In particolare il processo di lavorazione, che dalla pianta portava al filato, trovò fortuna in Calabria, dove incontrò un’altra tradizione altrettanto antica, quella della tessitura al telaio. È qui infatti che oggi questo tessuto per lungo tempo dimenticato ha iniziato a suscitare un rinnovato interesse, anche grazie alle sue qualità.

Resistente e assorbente

«Una delle caratteristiche della ginestra, oltre alla resistenza, è il suo elevato grado di assorbimento, che la rende particolarmente indicata in arredamento» ci spiega Pasquale Filippelli, perito tessile pioniere nella riscoperta dell’antica pratica con cui dall’arbusto si ricavava il filato.
«Questo particolare filato permette di regolare naturalmente l’umidità dell’ambiente, rendendolo sano e privo di correnti elettrostatiche». Inoltre, la sua capacità di assorbimento facilita la colorazione con pigmenti naturali, come quelli che venivano usati un tempo, quali la liquirizia, il melograno o il fiore della ginestra stessa. Filippelli ha ereditato queste tecniche da sua madre e dalle sue zie e oggi le insegna nei corsi che tiene regolarmente in tutta Italia e non solo. Il metodo manuale è utilizzato anche dall’azienda Tessiture Artistiche Caruso, in provincia di Cosenza, da cui è possibile ordinare piccoli quantitativi di arredi in ginestra.
La caratteristica principale del tessuto derivato dalla ginestra è la sua connaturata sostenibilità, grazie alla grande disponibilità della pianta, che è presente in gran parte del nostro Paese, e alla sua capacità di attecchire anche nelle zone più aride senza bisogno di irrigazione. È per questo che ha risvegliato oggi un rinnovato interesse da parte di alcune produzioni sperimentali, sottraendolo all’oblio come le tele che le nostre nonne conservavano nelle cassapanche.
In particolare Artes, servizio che promuove l’impresa sostenibile e di frontiera attingendo a finanziamenti comunitari e internazionali, ha avviato un progetto di ricerca per la produzione industriale di tessuto di ginestra anche per l’abbigliamento.
La lavorazione attraverso le macchine permetterebbe di ottenere una maggiore quantità di filato più sottile e quindi più morbido. Infatti, anche se in passato la necessità spingeva a confezionare anche abiti con la ginestra tessuta manualmente, questa perdeva la sua ruvidezza solo dopo molti lavaggi in acqua. Inoltre la filiera che si vuole così costituire vorrebbe anche recuperare e utilizzare tutti gli scarti derivanti dalla lavorazione.
I giunchi dell’arbusto per esempio, chiamati vermene, sono ricchi di fibra e composti da una parte legnosa che può avere numerosi utilizzi, dalla fabbricazione della carta alla bioedilizia. Il progetto è ancora in fase sperimentale, ma è attualmente attiva una rete di collaborazioni con circa trenta partner internazionali.
Uno dei soggetti maggiormente interessati è Cangiari, il brand calabrese di alta moda etica e sostenibile, che si avvarrà dei tessuti prodotti. «Io sono un’economista industriale e il mio interesse era trovare una leva competitiva forte per l’uso della ginestra in campo tessile a partire dal know how dei diversi soggetti impiegati nella ricerca» spiega Lilia Infelise, fondatrice e direttrice scientifica di Artes, che aggiunge: «Il nostro obiettivo è anche quello di impiegare i giovani in aree in cui scarseggiano le possibilità lavorative, portando la tecnologia nella tradizione». E chi meglio della ginestra può incarnare il connubio fra antico e moderno, come portatrice di una tradizione legata al territorio e sopravvissuta fino ai giorni nostri?
L’articolo è tratto da numeri della rivista mensile Terra Nuova, che trovi in edicola, nei negozi bio e su www.terranuovalibri.it; puoi anche abbonarti, QUI tutte le informazioni

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