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Timo: consigli per l’utilizzo e per la coltivazione

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Il timo è profumato e utilissimo in cucina, ma non solo. Ecco i consigli utili per coltivarlo con successo e per imparare a utilizzarlo nel migliore dei modi.
Timo: consigli per l’utilizzo e per la coltivazione

Esposizione: sole
Propagazione: talea, divisione dei cespi
Esigenze nutrizionali: poco esigente
Parti della pianta utilizzate: foglie
Principali utilizzi: alimentare, olio essenziale 
Il timo è una pianta perenne arbustiva, compatta, di taglia bassa con steli legnosi alla base ed erbacei alla sommità.
Le foglie sono minute, allungate con i bordi arrotondati e di colore verde cenerognolo.
I fiori sono roseo violacei, riuniti in piccole spighe all’ascella delle foglie. La fioritura dura da giugno ad agosto e attira le api e altri pronubi.
Il timo cresce spontaneo nelle colline pietrose ed aride delle zone mediterranee, ma è presente anche sulle Alpi nei pendii soleggiati fino a 1500 m di quota. In natura esistono molti ecotipi di timo comune che si caratterizzano per una diversa composizione dell’olio essenziale.

TIPI E VARIETÀ COLTIVATE

Oltre al timo comune si coltivano il timo serpillo (Thymus serpillum) e il timo citrodoro o timo limone (Thymus ctriodorus). Il primo è caratterizzato dal portamento strisciante e da una buona resistenza al freddo, tanto da essere presente come pianta spontanea anche in Islanda. Ha un aroma meno intenso del timo comune e lo può sostituire soprattutto negli impieghi culinari. È impiegato spesso come pianta ornamentale.
Il secondo ha foglie variegate di giallo o con toni giallastri e un aroma fruttato di limone. È meno resistente alla siccità rispetto alle altre specie di timo, infatti gradisce anche posizioni in mezz’ombra. Si usa solo per scopi culinari, perché ha un basso contenuto in timolo.

ESIGENZE DELLA PIANTA

Il timo si adatta a tutti i tipi di terreno, ma preferisce quelli calcarei, permeabili anche se poveri e sassosi. In questi terreni diventa molto più profumato. Il contenuto in principi attivi aumenta pure con il crescere della quota di coltivazione fino a circa 1000 m di altitudine.
Predilige le posizioni soleggiate e non sopporta gli inverni umidi e freddi.

TECNICHE DI COLTIVAZIONE

Il timo si riproduce per talea o per divisione dei cespi. La riproduzione per seme è possibile, ma poco praticata per la coltivazione.
Le piantine si mettono a dimora in autunno o in primavera con una densità di 8-10 piante/mq (25-30 cm x 40 cm) dopo aver eseguito delle lavorazioni superficiali, infatti si possono rivelare sufficienti anche solo uno o due passaggi con l’erpice.
La concimazione di fondo con letame o compost è da evitare, perché stimolerebbe la crescita vegetativa a scapito dell’aroma delle foglie.
Nei terreni con scarso contenuto di calcio, di solito quelli con pH inferiore a 7, è utile, invece, apportare questo elemento utilizzando concimi a base di litotamnio.
Anche l’irrigazione è necessaria solo al momento dell’impianto per garantire l’attecchimento delle piantine. In seguito, così come per la concimazione, può assicurare un incremento della produttività, ma a discapito dell’aroma.
Sono indispensabili, invece, gli interventi di scerbatura e di sarchiatura e/o rincalzatura, a meno che la coltura non venga pacciamata.
La rincalzatura offre il vantaggio di stimolare l’emissione di rami radicati da cui ottenere nuovi cespi e di proteggere l’apparato radicale dal freddo invernale.
Un impianto professionale resta in produzione 3-4 anni, perché la pianta tende a lignificare alla base, ma le piante negli orti possono sopravvivere anche più di 10 anni.

RACCOLTA

I rami di timo per gli usi culinari si possono tagliare al bisogno, ma la spezia mantiene il sua aroma, anzi lo rafforza e lo concentra, con l’essiccazione. La raccolta per l’essiccazione prevede due tagli all’anno: uno all’inizio della fioritura in giugno e uno in agosto. Quest’ultimo è l’unico taglio possibile nel primo anno di coltivazione. Per ottenere l’olio essenziale, invece, il taglio va eseguito in piena fioritura.
Il taglio si esegue con una forbice a 5-10 cm dal livello del suolo per raccogliere anche le foglie basali più ricche di essenze.
Durante il taglio bisogna porre attenzione ad evitare di danneggiare le porzioni legnose dell’arbusto.
Un metro quadrato di timo può dare 300 g di fiori e foglie fresche corrispondenti a circa 100 g di prodotto essiccato.

UTILIZZO

Il timo viene usato in cucina per insaporire e rendere più digeribili molte pietanze a base di carne, funghi, pesce e verdure.
Si utilizza anche per aromatizzare sughi, ripieni e liquori.
Il timo può anche essere consumato come infuso d’erbe. Si usa, inoltre, per preparare dei suffumigi espettoranti.

CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI E SALUTISTICHE

Il timolo ha spiccate proprietà antisettiche e antibatteriche, con un’azione disinfettante 25 volte superiore al fenolo, tanto che fino alla fine della Prima Guerra Mondiale i disinfettanti più diffusi si ottenevano proprio dal timo.
Il timo si usa come coadiuvante nella cura delle infezioni dell’apparato digerente e delle vie respiratorie. Inoltre stimola l’appetito e favorisce la digestione e l’assimilazione dei grassi.
Non va mai usato in dosi eccessive, perché stimola il sistema simpatico e può provocare pericolose tachicardie.

NOTE E CURIOSITÀ

Vaporizzare nelle scarpe dell’olio essenziale o un infuso di timo può contribuire a ridurre drasticamente gli odori sgradevoli che si formano a causa dalla presenza di batteri. Questo accade grazie all’azione antibatterica del timo oltre che alla sua profumazione.
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Le informazioni sono tratte dal libro Coltivazione biologica delle piante aromatiche

Le aromatiche, o officinali, rappresentano un gruppo di piante di particolare interesse sia per i loro molteplici impieghi culinari ed erboristici, sia per la relativa facilità di coltivazione.

In queste pagine, Francesco Beldì, agronomo e autore di successo di manuali di coltivazione biologica, guida il lettore in un affascinante viaggio nel mondo delle piante aromatiche, attraverso oltre 50 schede che illustrano in dettaglio: dalla A di acetosa fino alla Z di zafferano, le proprietà, l’impiego e il metodo di coltivazione delle principali specie in grado di prosperare nel nostro clima.
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Francesco Beldì è nato a Genova e vive a Oleggio (No). Laureato in scienze agrarie nel 1990 a Milano, ha iniziato a interessarsi di agricoltura biologica nel 1991. Nel corso della sua carriera nel biologico si è occupato di ispezioni e controlli, assistenza tecnica alle produzioni, promozione e sviluppo di nuovi mercati. Attualmente cura i laboratori di orticoltura e frutticoltura biologica presso l’ENAIP di Busto Arsizio. Molto attivo nelle attività di formazione e divulgazione, spesso insieme a Enrico Accorsi, è anche autore di numerosi articoli in riviste specializzate. Collabora regolarmente con il mensile Terra Nuova.

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