Il nuovo anno rappresenta la speranza di una spinta evolutiva. Ma per quanti di questi valorosi paladini si concretizzano le promesse fatte? Quanti riescono a essere costanti e focalizzati sui propri obiettivi? Per i più, l’inizio del nuovo anno è alla stregua del lunedì quando si inizia una dieta: intoppi, disagi e la routine della quotidianità prendono il sopravvento e ogni luce di fervore si spegne.
Il cambiamento che tutti desideriamo è una spinta naturale che permette all’umanità di evolversi. Tutto muta, è inevitabile, sta a noi scegliere il cambiamento che porti a migliorarci.
La motivazione è più forte della paura
Può capitare che il cambiamento faccia paura, in quanto si teme di perdere le proprie certezze. Le abitudini forniscono una sorta di sicurezza. A volte si arriva a bramare il cambiamento quando si «tocca il fondo», quando la nostra vita ci mostra con tutte le armi a sua disposizione che è ora di evolvere. La difficoltà è inversamente proporzionale alle motivazioni che ci hanno spinto al mutamento. Se siamo davvero convinti che le nostre scelte siano benefiche per noi e per la nostra famiglia tutto sarà più facile.
Il cambiamento è difficile, ma si possono attuare piccole strategie per renderlo piacevole. Innanzitutto, dobbiamo avere chiaro il nostro obiettivo e fatto ciò possiamo scegliere i tempi in cui attuarlo. C’è chi preferisce adottare un metodo lento, step by step, chi invece opta per un cambiamento più risoluto in tempi brevi dando un taglio netto alle vecchie abitudini. Non c’è una risposta universale, ognuno di noi è diverso, con una storia unica, aspettative personali e soprattutto ognuno è motivato da ragioni differenti.
L’agenda degli obiettivi
Una delle tecniche di cui possiamo usufruire nel nostro percorso di cambiamento è quella di annotare su un’agenda a inizio pagina tutto ciò che vogliamo apportare come cambiamento nella nostra vita. Delineiamo i traguardi, rendiamo esplicito il punto di arrivo. Ricordiamo a noi stessi ogni giorno perché lo stiamo facendo, in modo da avere chiara qual è la spinta che ci muove. Dopodiché prendiamo l’abitudine di organizzare settimanalmente dei piccoli obiettivi che ci possano traghettare verso il traguardo.
Una caratteristica umana è quella di procrastinare di fronte a un impegno che non è definito da un preciso arco temporale. Se non fissiamo un momento preciso per svolgere le nostre attività rischiamo di non farle mai. Non bisogna esagerare cercando inizialmente di cambiare tutti gli aspetti che non ci piacciono, perché si rischia di perdersi. Sono importanti invece i piccoli passi che ogni giorno facciamo e che ci conducono verso la meta. Suddividiamo il nostro lavoro in tante piccole tappe di un grande viaggio, godendo del piacere dei successi parziali, in modo tale che la nostra voce interiore non cercherà di dissuaderci a causa del livello di difficoltà. Godiamo di questi passi, immergiamoci nel loro significato, impariamo ad apprezzarci ed a lodarci quando riusciamo nei nostri intenti. Manteniamo il focus attivo e prendiamo l’abitudine di rivolgerci pensieri positivi. Non dobbiamo avere fretta e caricarci di aspettative eccessive, in modo da non creare un piano sproporzionato rispetto alla nostra condizione. Allo stesso modo cerchiamo di cambiare poche abitudini alla volta così da non sottoporci a un ulteriore stress: bisogna agire progressivamente e concludere un obiettivo alla volta in modo da darci un ritmo e creare un’abitudine.
La gratitudine e il metodo aggiuntivo
Ogni mattina guardiamoci allo specchio e ringraziamoci per tutto quello che faremo durante la giornata, per l’impegno che metteremo e nel rispetto di noi stessi, magari adattando delle affermazioni positive di nostra creazione che ci possano aiutare a coltivare la fiducia. Ricordiamo che a differenza dei bambini, da adulti possiamo solo sostituire le abitudini e, per farlo in modo efficace e duraturo, è necessario procedere progressivamente, inserendole una alla volta e molto gradualmente. È opportuno trasmettere a noi stessi un messaggio che ci porti verso l’abbondanza. Sarà così semplice che senza accorgersene, aggiungendo una nuova attività, finiremo inevitabilmente a sostituirne una precedente.
Un’altra tecnica è quella di usare un metodo aggiuntivo e mai sottrattivo, che vuol dire aggiungere qualcosa di nuovo senza cercare di eliminare le vecchie abitudini. In questo modo inganneremo il nostro cervello, evitando che attraverso il dialogo interiore la mente boicotti la nuova attività.
Cominciamo a relazionarci di più, distogliendoci dalla tecnologia, ritorniamo a socializzare e creare relazioni umane. Se vogliamo aumentare ulteriormente la probabilità di raggiungere la meta raccontiamo ad altri il nostro nuovo proposito, condividiamo con chi sta intorno a noi i nostri obiettivi: da una parte attiviamo così un aspetto irrazionale della nostra mente, cioè quello di mantenere fede a una promessa, dall’altro potremmo ottenere un aiuto nell’essere spronati e magari troveremo alleati per la nostra nuova missione, con il risultato di divertirsi insieme e rendere più piacevole l’avanzamento verso l’obiettivo. Il sostegno reciproco svolge una funzione importante anche nel promuovere la durata di un progetto: ci sono giorni in cui ci lasciamo trascinare dagli altri e giorni in cui siamo a nostra volta trascinatori.
Oggi il cambiamento fa parte di questa società, le novità si susseguono a ritmi incessanti e bisogna imparare a stare al passo. Grazie alla comunicazione e alla socializzazione oggi giorno si può venire a conoscenza di ogni aspetto che riguarda la cultura umana. Non ci sono più scuse: non possiamo nasconderci dietro una presunta ignoranza, i mezzi per approfondire la nostra conoscenza non mancano.
Alimentazione: il primo passo per stare bene
Cominciamo il nostro cambiamento con quello che introduciamo nel nostro corpo. Sappiamo che ciò che mangiamo fa la differenza; quindi possiamo iniziare ad assumerci la responsabilità delle scelte che facciamo. Dobbiamo renderci conto che l’abitudine ci dà l’impressione di esserci adattati e che possiamo tollerare ogni alimento, ma il nostro corpo fa fatica con i cibi industriali che noi gli propiniamo: troppo zucchero, troppo sale, troppi alimenti raffinati, troppo cibo.
Anche il calendario biologico è disorientato perché mangiamo d’inverno i cibi dell’estate e mangiamo alimenti che non ci appartengono a livello geografico. Riscopriamo dunque i gusti semplici, ricordiamo il ritmo della Natura, rispettiamo i tempi delle cotture dei cibi, che hanno ognuno la propria energia, che consente al corpo di risanarsi, di riattivarsi e di reagire alla malattia.
Approcciamo i nuovi sapori con la curiosità e la gioia della scoperta, allontanandoci da quel senso di privazione o di rinuncia che caratterizza ogni dieta. La gioia verrà amplificata dalla sensazione di benessere che il nostro corpo e la nostra mente ci invieranno dopo essersi nutriti con un pasto sano, bilanciato e naturale. In cucina basta poco tempo per accorgersi del cambiamento: con 10 giorni di cucina MacroMediterranea si sperimenta la via del possibile, si sentono gli effetti del cambiamento, si sta meglio, compare fiducia e ottimismo. Tutto appare più semplice, ogni cambiamento può diventare reale.
La salute e la malattia dipendono da noi, l’infelicità dipende da noi, averne coscienza ci aiuta a superare gli ostacoli.
Buon Anno Nuovo!
In collaborazione con Alessandra Baruffato, medico chirurgo esperto in nutrizione, laureata all’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, medico ricercatore del progetto EDUC.A.RE (EDUCazione Alimentare nei ricoverati in degenza riabilitativa e day hospital Istituto REdaelli) di Vimodrone (Milano).
__________________________________________________________________________________________________
Articolo tratto dalla rubrica Cibo e salute. Appunti di resistenza alimentare