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Una dieta per la psoriasi

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Per la psicosomatica è la manifestazione del “fuoco interiore” che non riesce a trovare altri canali per esprimersi. Causata da stress, ma anche da una dieta scorretta.
Tra le numerose affezioni della pelle, la psoriasi è certamente la più insidiosa e una delle più comuni. Interessa in eguale misura in uomini e donne e l’esordio avviene mediamente all’età di 28 anni, sebbene nel 2% dei casi si manifesti entro i primi due anni.
Si tratta di una malattia cronica che si riconosce per la presenza di chiazze non pruriginose arrossate, lievemente rilevate e ricoperte da squame argentee, biancastre pluristratificate, poco aderenti tra loro, che si possono rimuovere con una certa facilità.
Le aree colpite di preferenza sono il cuoio capelluto, la parte posteriore dei gomiti, le ginocchia, talora le natiche e le anche. Sulle unghie si notano caratteristici puntini a “goccia di olio”. In qualche caso è accompagnata ad artrite.
Un problema di iperproliferazione
Elemento caratteristico della psoriasi è l’accelerato turn over dello strato epidermico. In pratica, si registra una iperproliferazione delle cellule cutanee, la cui velocità di divisione cellulare diventa mille volte maggiore rispetto alle cellule sane. Tale fenomeno si registra non solo nelle zone affette dell’epidermide, ma anche in quelle circostanti, dove la velocità di proliferazione delle cellule è due volte e mezzo più grande rispetto a quella dei soggetti sani.
L’eccessiva proliferazione determina un cospicuo aumento del numero delle cellule basali dell’epidermide e di conseguenza la riduzione del tempo di ricambio, dai normali 28 giorni a soli due o tre. A causa della drastica riduzione del tempo di migrazione delle cellule epidermiche, dallo strato basale alla superficie cutanea, non si verificano i normali eventi di maturazione cellulare e cheratinizzazione. Infine vi è un aumento del metabolismo e un’accelerata sintesi e degenerazione di proteine.
La velocità alla quale le cellule dell’organismo si dividono è controllata, all’interno delle cellule stesse, dal delicato equilibrio tra due sostanze: l’AMP ciclico e il GMP ciclico. L’AMP ciclico è direttamente connesso con il metabolismo degli zuccheri. Com’è noto i batteri amano gli zuccheri, in particolare il glucosio facilmente digeribile e rapidamente trasformato in energia chimica. Ora quando il glucosio è abbondante, i batteri ignorano gli altri alimenti che si trovano nel loro ambiente e si nutrono solo con il loro cibo favorito.
Quando questo scarseggia i batteri attivano la adenil ciclasi, un enzima che modifica l’ATP è la molecola che porta energia chimica nelle cellule è in AMP ciclico, che a sua volta stimola la produzione degli enzimi in grado di utilizzare come fonte di energia sostanze diverse dal glucosio. E’ stato verificato che mentre la crescita del livello di GMP ciclico è associata a un incremento della proliferazione cellulare, un tenore più elevato di AMP ciclico è correlato con una riduzione della proliferazione cellulare.
Ecco perchè nella psoriasi è fondamentale la correzione delle abitudini alimentari e dello stile di vita, in modo da eliminare i fattori che causano o contribuiscono alla manifestazione della malattia, quali: incompleta digestione proteica, tossiemia intestinale(1), alterata funzione epatica, consumo di alcol, eccessiva assunzione di grassi saturi d’origine animale, deficit nutrizionali, stress.
Scarso assorbimento delle vitamine
Un’incompleta digestione delle proteine o uno scarso assorbimento intestinale delle stesse può indurre un aumento di peptidi nell’intestino che vengono trasformati dai batteri in composti tossici. Nei soggetti sofferenti di psoriasi si riscontrano regolarmente elevati contenuti di poliamine come putrescina, cadaverina, ed altre sostanze analoghe, in grado di inibire la formazione di AMP ciclico e quindi favorire líiperproliferazione delle cellule cutanee.
La tossiemia intestinale è un altro fattore importante, in particolare le alterazioni a carico della flora batterica e la proliferazione di Candida albicans intestinale, un fungo che porta ad un aumento del GMP ciclico e all’iperproliferazione delle cellule cutanee. Per quanto riguarda la relazione tra alimentazione e psoriasi, va sottolineato che le fibre svolgono un ruolo fondamentale per l’equilibrio della flora batterica intestinale e la salute del colon, inoltre stimolano l’eliminazione delle tossine intestinali favorendone l’allontanamento con le feci.
Anche il miglioramento della funzionalità epatica è molto importante nella psoriasi, in quanto quest’organo filtra e disintossica il sangue proveniente dall’intestino tramite il circolo portale. Il consumo di alcol tende invece a peggiorare la malattia, poiché aumenta l’assorbimento delle tossine intestinali e affatica il fegato. Si tratta quindi di un alimento da evitare, cosÏ come i grassi saturi d’origine animale; mentre molto utili sono gli oli insaturi, in particolare gli omega 3, presenti nel pesce azzurro e nellíolio di semi di lino che è bene assumere nella dose di un cucchiaio da tavola al giorno.
Questo perchè gli acidi grassi omega 3 competono, nelle cellule, con i siti di legame dell’acido arachidonico a partire dal quale si producono molecole infiammatorie (leucotrieni). Sostanze come la vitamina E, la cipolla, l’aglio, i flavonoidi contenuti nella frutta, possono essere di grande beneficio in quanto inibiscono la formazione dei leucotrieni. Inoltre l’acido arachidonico si trova solo nei tessuti animali, pertanto è importante limitare l’assunzione di prodotti animali, in particolare latte e derivati.
A conforto di queste indicazioni sono i risultati di studi condotti su 316 pazienti affetti da psoriasi e 366 persone sane, di età compresa tra i 16 e i 65 anni. Tali ricerche hanno dimostrato che la psoriasi è associata positivamente alla massa corporea ed è inversamente correlata all’assunzione di vegetali, in particolare frutta fresca, carote (per il contenuto in beta-carotene).
Altre ricerche hanno dimostrato netti miglioramenti in pazienti affetti da psoriasi dopo il digiuno o l’adozione di una dieta vegetariana, oltre che con l’eliminazione dei cibi a cui i soggetti erano intolleranti (molto spesso si trattava di latticini e glutine).
Carenza di zinco e vitamina A
Un’altra correlazione molto interessante riguarda la carenza di alcuni principi nutritivi. I soggetti con psoriasi spesso risultano carenti di zinco (si trova in buone quantità nei semi oleosi e nei legumi) e vitamina A (frutta e ortaggi di colore giallo e arancione), sostanze importantissime per la salute della pelle.
Molto utile per la cura della psoriasi è risultata l’assunzione di alimenti ricchi di cromo (ne è molto ricco il lievito di birra, si può utilizzare secco in scaglie nelle insalate o nei primi piatti), selenio (si trova nei cereali, legumi, nei semi di sesamo), vitamina D (è assicurata dall’esposizione al sole).
Di grande importanza è anche una ricca presenza di fibre. Si consiglia dunque un’alimentazione a base di cereali integrali, verdura, legumi, frutta, semi di sesamo, girasole, lino, zucca, lievito di birra in scaglie (se non c’è candida intestinale), olio di semi di lino; mentre sono da evitare: zucchero bianco, grassi saturi di origine animale e in particolare latticini, alcol e un eccesso di glutine.
Le origini psicosomatiche
Una buona cura della flora intestinale è assicurata dal consumo di miso (prodotto fermentato derivato dalla soia e utilizzato come condimento, soprattutto per le zuppe), mentre la curcuma è molto indicata per riequilibrare il fegato. Numerose osservazioni hanno individuato in molti casi l’origine psicosomatica della psoriasi, dimostrata anche dal fatto che circa il 39% dei pazienti è in grado di indicare uno specifico evento stressante, avvenuto nei trenta giorni precedenti l’esordio della malattia.
Per contrastare la psoriasi risultano dunque di aiuto rimedi in grado di disintossicare intestino e fegato, drenare la pelle, riequilibrare e armonizzare il sistema nervoso ed esercizi di rilassamento, respirazione e visualizzazione creativa.
Nota 1: quando le feci rimangono nel colon più a lungo del necessario si produce un assorbimento delle sostanze di rifiuto da parte dei capillari e del sistema linfatico. Tale inconveniente sovraccarica il fegato e i linfonodi e dluogo alla cosiddetta “tossiemia intestinale”. Le tossine assorbite nel tempo si propagano nell’organismo, creando sintomi e disturbi diversi.

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova

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