La sua carenza è un’epidemia silenziosa, ma la vitamina D è fondamentale per il sistema immunitario e consente di prevenire e affrontare diversi disturbi, come ci spiega il dottor Paolo Giordo, neurologo, omeopata ed esperto di nutrizione.
È utile per la prevenzione di malattie autoimmuni e cronicodegenerative, ma protegge anche dall’obesità, dai disturbi del sistema nervoso, rafforza il sistema immunitario e ha una funzione antitumorale.
È la vitamina D, di cui la popolazione in genere risulta sempre più carente, sia per la ridotta esposizione al sole, dovuta a una vita sempre più al chiuso e sedentaria, che per il non sufficiente apporto per via alimentare. Ci sono poi individui che presentano una resistenza geneticamente trasmessa all’utilizzo biologico di questa vitamina.
La sua carenza è talmente frequente da essere considerata un’epidemia silenziosa. Eppure, come spiega il dottor Paolo Giordo, autore di
Vitamina D, regina del sistema immunitario (Terra Nuova Edizioni), «un giusto apporto garantirebbe un aiuto nella prevenzione di molte malattie, anche gravi». Inoltre, «va preso atto del fatto che, in caso di malattie conclamate, la vitamina D ad alte dosi ha effetti terapeutici evidenti».
La quantità giusta
Né carenza né eccesso, ciò a cui si punta è la giusta quantità di vitamina D. Ma qual è? La dose giornaliera raccomandata, nota come Rda, è stata individuata sulla base di livelli stabiliti nel 1997 per consentire la prevenzione del rachitismo e altre malattie scheletriche. «È ancora in vigore e prevede 400-600 UI giornaliere, cioè unità internazionali» prosegue Giordo. «I ricercatori dell’università della California a San Diego e della Creighton University del Nebraska hanno però contestato questi valori, affermando che la Rda è sottostimata di almeno dieci unità di grandezza. Basti pensare che dall’esposizione al sole la nostra pelle può sintetizzare fino a un massimo di 15-20.000 UI al giorno, eppure non si ha mai un sovradosaggio, in quanto il nostro corpo distrugge l’eccedenza. Ciò serve a capire quanto siano distanti le 400 UI raccomandate rispetto alle 15.000 naturalmente prodotte. L’attuale Rda può scongiurare il rachitismo ma non le molteplici alterazioni del sistema immunitario alle quali siamo esposti nella nostra vita moderna. Il dottor Bruce W. Hollis, professore di pediatria, biochimica e biologia molecolare alla Medical University of South Carolina di Charleston, ha dimostrato che, somministrando 4000 UI di vitamina D al giorno a donne in gravidanza, cioè circa dieci volte la dose raccomandata, non si verificano effetti collaterali di alcun tipo. Anche un’istituzione molto conservatrice e prudentissima come l’Institute of medicine americano parla di 10.000 UI al giorno come limite sicuro di assunzione per la vitamina D».
Le malattie da carenza
Oltre ai classici problemi di rachitismo e osteomalacia, la carenza di vitamina D è stata messa in relazione anche con l’obesità, le patologie metaboliche come il diabete o la sindrome metabolica, le malattie infettive ricorrenti, i dolori muscoloscheletrici cronici, la sindrome da fatica cronica, le malattie autoimmuni (sclerosi multipla, rettocolite ulcerosa, morbo di Crohn, psoriasi, artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, vitiligine e altre), le malattie degenerative come il cancro, il deterioramento cognitivo senile e l’Alzheimer, le malattie cardiovascolari e l’asma bronchiale.
La presunta tossicità
Spesso si sente dire che la vitamina D ad alte dosi è tossica. È vero? «La vitamina D è in realtà un ormone e come tutti gli ormoni deve essere usata con prudenza, specie nelle persone sane» aggiunge il dottor
Giordo. «Comunque il problema della presunta tossicità normalmente non esiste per quantitativi sino a 10.000 UI, che rappresentano l’assunzione fisiologica, cioè il quantitativo di vitamina D che il nostro corpo produce in media quotidianamente per un’esposizione solare completa di venti, trenta minuti.
Altre dosi devono essere monitorate da un medico esperto per evitare qualunque effetto collaterale. Normalmente non vengono somministrate dosi elevate se non in presenza di quelle patologie autoimmuni legate alla carenza di tale vitamina. Le dosi elevate possono causare una certa tossicità alle persone che metabolizzano normalmente la vitamina D, ma non a coloro che presentano resistenza all’azione di questa sostanza. Questo ci porta a considerare la differenza tra l’uso preventivo e quello terapeutico. Quest’ultimo deve essere monitorato da un medico che abbia esperienza specifica e possa determinare la dose corretta, i suoi effetti biologici e la modulazione della terapia in base ai vari parametri ematochimici».
L’uso terapeutico
La vitamina D ad alte dosi ha un effetto terapeutico anche molto potente.
Il protocollo più noto al mondo in materia è quello ideato dal neurologo brasiliano Cicero Galli Coimbra, presso il quale si è perfezionato il dottor Paolo Giordo.
Giordo è oggi uno dei pochi medici in Italia ad applicarlo e ci spiega di cosa si tratta e quali patologie è possibile affrontare. «Molte persone, specialmente quelle affette da patologie autoimmuni, presentano una resistenza genetica all’utilizzo della vitamina D; in questi casi si deve forzare questa resistenza aumentando le dosi. Il protocollo terapeutico, ideato e utilizzato dal professor Coimbra, consiste nell’uso di dosi elevate di vitamina D per riportare in equilibrio il sistema immunitario e bloccare l’evoluzione delle patologie autoimmuni, come la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide, la spondilite anchilosante, la malattia di Sjogren, il lupus eritematoso sistemico, la rettocolite ulcerosa, il morbo di Crohn, la psoriasi, la vitiligine e molte altre patologie che rispondono al meccanismo dell’autoimmunità, cioè dell’autoaggressione da parte di cellule del nostro sistema immunitario nei confronti di altre cellule scambiate per “nemiche”. Oltre alle patologie autoimmuni, la vitamina D si è rivelata utile ed efficace in altre patologie degenerative come il Parkinson, l’Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofica o in malattie legate al sistema immunitario, come la fibromialgia e la sindrome da stanchezza cronica».
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IL LIBRO
Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di vitamina D, e a ragione: si tratta di un gruppo di pro-ormoni liposolubili che hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione di numerose malattie tra cui l’osteoporosi, le patologie autoimmuni, le infiammazioni intestinali e diverse forme di tumori. Nello stesso tempo la ricerca ha riscontrato che la carenza di vitamina D è una delle più diffuse al mondo, in bambini e in adulti, con gravi ripercussioni sulla salute.
In questo libro Paolo Giordo espone le molteplici azioni della vitamina D, le modalità per assumerla e per prevenirne e verificarne la carenza. Si sofferma quindi sulle principali malattie associate a un apporto insufficiente, per concludere il volume con utili consigli su come integrare la vitamina D e come migliorarne l’assorbimento.
Un viaggio affascinante per comprendere come diventare protagonisti della propria salute.