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Watsu: benessere in acqua calda

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Dall’incontro dello shiatsu con l’acqua calda nasce una disciplina per il benessere e il rilassamento profondo, alla portata di tutti e con comprovati effetti sulla salute. Si chiama watsu.
Watsu: benessere in acqua calda
Rilassamento profondo e fluidità. Sono gli ingredienti principali di una magia che si chiama «watsu», espressione che racchiude e unifica le parole «water» (acqua) e shiatsu. La felice intuizione fu di Harold Dull, poeta californiano della Beat generation, che nei primi anni ’80 dette vita a questa disciplina che coniuga le tecniche del massaggio orientale alle pratiche in acqua calda. Dopo aver appreso le tecniche dello zen shiatsu dal maestro Shizuto Masunaga, Harold Dull rientrò in California, e cominciò a praticare e sperimentare questa fusione di tecniche presso le sorgenti termali di Harbin Hot Spring.
Il maestro californiano, oggi splendido e attivissimo ultraottantenne, continua ancora oggi a trasmettere con infaticabile inventiva e entusiasmo la pratica del watsu. L’Italia rimane uno dei primi paesi in cui Harold Dull fu chiamato a lavorare, grazie a Roberto Fraioli, medico ginecologo e ostetrico di Mestre, che negli anni ’80 capì l’importanza del lavoro in acqua calda per le donne in gravidanza. Grazie a una decina di insegnanti certificati da Watsu Italia, oggi questa disciplina può essere praticata in varie regioni italiane, con corsi di formazione e semplici incontri aperti che consentono a tutti di sperimentarne i benefici.

Acqua calda e sicura

Non ci sono limiti rispetto all’età e alla condizione fisica, non occorre nemmeno saper nuotare. Questo bodywork acquatico si pratica in tutta sicurezza in un’acqua con una temperatura che va dai 34 ai 35 gradi, e in vasche con una profondità mai superiore ai 120 cm.
«È una pratica alla portata di tutti» sostiene Loana Soldini, insegnante certificata di Watsu Italia, «anche di chi non ha un buon rapporto con l’acqua. Il watsu è capace di generare un profondo rilassamento, amplifica lo spazio di percezione del sé, aiuta a risvegliare sensazioni e parti del corpo che tendiamo a dimenticare».
Watsu Italia è la scuola italiana di riferimento, costituita dagli insegnanti adibiti a fare formazione e a tenere corsi esperienziali. Riconosciuta da Waba International, l’associazione mondiale con a capo Harold Dull, organizza corsi e weekend esperienziali da Nord a Sud, laddove è possibile utilizzare piscine termali, o comunque riscaldate, della giusta dimensione.
L’iter formativo si articola su un periodo di circa tre anni e prevede il completamento di 640 ore tra corsi e pratica. Dopo aver appreso i tre livelli tecnici di base, dove si imparano i movimenti fondamentali, nelle giuste sequenze, si aggiungono altri moduli formativi che pongono l’attenzione su altri aspetti fondamentali, come fluidità, ascolto, respiro, che danno spazio alla creatività dell’operatore.
Chi pratica questa disciplina testimonia una riduzione dell’affaticamento mentale, il miglioramento della circolazione, lo scioglimento delle tensioni emotive, il superamento di blocchi e paure. Nondimeno, alcuni studi internazionali attestano l’efficacia nella riabilitazione di soggetti che hanno subito paresi da ictus, nella riduzione dello stress in gravidanza o nel trattamento di disordini neurologici(1).
Molto convincenti gli effetti del watsu sul piano psicofisico, dove si presenta come uno strumento importante per la crescita personale e la riduzione degli stati d’ansia. «Il watsu può risultare molto utile in situazioni personali dove c’è bisogno di riacquistare un atteggiamento di fiducia» spiega Loana Soldini. «Mi riferisco anzitutto alla fiducia di essere accolto. L’operatore, ben radicato a terra, accoglie la persona nel suo insieme, creando con le braccia una culla nello spazio del cuore. Ma c’è anche la fiducia nel contatto. Attraverso movimenti delicati di pressione, dondolio, stiramento, l’operatore resta attento ai confini del ricevente, tramite una concentrazione nell’ascolto dei segnali, anche impercettibili, di chi ha fra le braccia, segnali che lo guidano poi nella scelta dei movimenti successivi, senza aggiungere alcun intento personale nella qualità del tocco».

L’acqua porta a galla e dilava

L’acqua fa emergere ciò che dentro di noi costituisce un peso ed è pronto a essere portato in superficie. L’acqua dilava, prende quello che noi siamo pronti a lasciare andare e lo
porta via, sciogliendolo. Se è vero che i nostri tessuti hanno una memoria e trattengono gli avvenimenti fisici ed emotivi negativi, creando blocchi e tensioni a livello muscolare e articolare, ricevendo watsu da mani sapienti c’è la possibilità di sciogliere questi ristagni e permettere di nuovo all’energia vitale che già è presente in noi di tornare a fluire libera e potente.
L’acqua regala leggerezza, la possibilità e il privilegio di avere tutta la persona fra le braccia, permette di operare percependo la totalità del corpo. Loana Soldini descrive i benefici della disciplina attraverso i principi della fisica: «L’alternanza fra movimento e quiete, fra dinamismo e spazi di integrazione e risposte, da parte di chi riceve, è favorita dalla quasi totale assenza di gravità a cui l’acqua ci predispone. I movimenti raggiungono una fluidità e un’eleganza che, a mio avviso, non è possibile ottenere in altri  lavori corporei.
Immersi nell’acqua a 35° C la percezione dei confini corporei sfuma, dando così la possibilità di espansione alla consapevolezza del nostro movimento vitale interno». Il watsu viene praticato nei luoghi in cui è possibile sfruttare acqua calda e piscine idonee per altezza e dimensione, presso alberghi, spa e centri termali. La sede principale della scuola permanente di Watsu Italia è in Toscana, presso l’azienda agricola biologica Sasseta Alta di Cristina Levi, insegnante di watsu, che ha saputo costruire un’oasi di benessere a pochi chilometri dal borgo medioevale di Scansano (Gr).
Lo stesso Harold Dull, che viene ogni anno a tenere i corsi, lo ha definito uno dei posti più belli in cui praticare watsu nel mondo. L’agriturismo comprende quaranta ettari di bosco con alberi secolari, quattro ettari di uliveto, un grande orto biologico sinergico e un bioristorante che offre cucina naturale con i prodotti dell’azienda.
Le acque riscaldate della piscina sono trattate con ozono e lampade Uv che permettono di ridurre l’ impiego di prodotti chimici alla minima quantità obbligatoria per legge. A corredo di tutto, nell’area esterna, c’è un piccolo lago balneabile, creato attraverso l’impiego di elementi naturali come ghiaia e piante; grazie alla fitodepurazione, l’acqua viene mantenuta pulita dall’azione dei microrganismi che vivono in simbiosi con le piante acquatiche.
Il clima di accoglienza, fiducia e fluidità emotiva del watsu si accorda bene in un contesto di pace, armonia e bellezza.
Note:
1. Chon S., Oh D., Shim J., «Watsu approach for improving spasticity and ambulatory function in hemiparetic patients with stroke», Physiotherapy Research International, 10.1002, 128-36, 14 (2009); Morris D., «Aquatic rehabilitation for the treatment of neurological disorders», Journal of Back and Musculoskeletal Rehabilitation, 297-308, 1 (1994).
Le informazioni sono tratte dagli articoli usciti sulla rivista Terra Nuova
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