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Zenzero: impariamo a coltivarlo

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Lo zenzero è un piccante toccasana per l’inverno. Scopriamo quali sono le tecniche per coltivarlo al meglio.
Zenzero: impariamo a coltivarlo
Zingiber officinale (Ginger)
Esposizione: mezzombra
Esigenze nutrizionali: medio alte
Esigenze idriche: medie
Propagazione: rizomi
Periodo di semina: da marzo a maggio
Parti della pianta utilizzate: radici
Negli ultimi anni, lo zenzero è diventato una sorta di star delle aromatiche, raggiungendo grande fama e diffusione. Oggi è particolarmente richiesto dal mercato per la preparazione di centrifughe, tisane e anche come ingrediente di vari piatti, pizza compresa. La sua notorietà è tutta meritata, visto che si tratta di una specie dalle proprietà realmente benefiche: possiamo assumerlo per prevenire gli stati influenzali, favorire la digestione, e anche rinvigorire l’organismo con le sue qualità antinfiammatorie e antiossidanti.
Di fatto si tratta di una specie esotica, e così viene vista nell’immaginario comune, ma questo non vuol dire che sia impossibile coltivarla anche nei nostri orti. Come siamo riusciti ad introdurre altre piante di provenienza lontana, che ormai sono da secoli acclimatate (basti pensare a pomodori, patate e melanzane), possiamo ripetere l’esperimento anche con lo zenzero. Servirà solo qualche accorgimento e sarà bellissimo raccogliere così dei rizomi veramente a chilometro zero, possibilmente biologici.
Lo zenzero (Zingiber officinale) è una pianta coltivata tradizionalmente nei paesi tropicali, con Cina e India come principali produttori. In Europa si sono già diffuse da tempo alcune coltivazioni di zenzero, per esempio in Inghilterra, dove esso viene chiamato “ginger”, e questo fa sperare che la sua coltivazione possa espandersi ulteriormente. La pianta fa parte della famiglia delle Zingiberacee ed è parente del cardamomo e dell’altrettanto nota e benefica curcuma.
Lo zenzero ha la caratteristica di formare un rizoma abbondante e carnoso, da cui si sviluppano le sottili radici, i lunghi fusti cavi e foglie a forma lanceolata, in seguito anche i fiori raccolti in infiorescenze a spiga e i frutticini a forma di capsula.

Reperibilità della semente

Per seminare lo zenzero non dobbiamo procurarci i semi veri e propri ma porzioni di pianta: nello specifico i rizomi, meglio se provvisti delle prime gemme. La riproduzione non è quindi sessuata, bensì agamica, come quella che si realizza per le patate, solo che in questo caso è un po’ più difficile procurare la materia prima. Si può partire utilizzando lo zenzero che troviamo in qualsiasi supermercato, avendo cura di tenerlo a bagno per le 12 ore precedenti, se non proviene da coltivazione biologica. Con questa accortezza, infatti, laviamo via eventuali sostanze anti-germinative con cui in genere i rizomi vengono trattati dopo la raccolta, perché a noi invece interessa proprio farlo germogliare. Ovviamente la soluzione migliore è utilizzare zenzero proveniente da coltivazione biologica, in modo da partire da materia prima più sicura.

ESIGENZE DELLA PIANTA

Terreno, posizione e clima

Considerando che lo zenzero ha origini tropicali e subtropicali, bisogna fare in modo di assicurargli condizioni microclimatiche e pedologiche analoghe anche nel nostro spazio di coltivazione, ovvero caldo e umidità. La pianta all’aperto vive a temperature non inferiori a 15 °C e sicuramente non tollera le gelate, che ne provocano la morte. Nelle sue zone di origine viene coltivato fino ad altitudini di 1500 metri, ma da noi in montagna potrebbe essere tenuto solo in serra, a causa delle basse temperature esterne.
Il terreno ideale per lo zenzero non deve presentare rischio di ristagni idrici, ma essere ben drenante e sciolto, meglio se di medio impasto. Lo zenzero desidera un buon tenore di sostanza organica e un pH del suolo leggermente acido.

Per quanto riguarda l’esposizione, va bene scegliere un luogo a mezzombra, dato che non è una specie che vuole il sole diretto come molte altre colture.

TECNICHE DI COLTIVAZIONE

Preparazione del terreno e concimazione

Prima della messa a dimora, il terreno deve essere dissodato in profondità e smosso anche superficialmente. La lavorazione principale consiste di solito nella vangatura, a cui è meglio preferire però l’uso della forca a denti dritti, che smuove la terra alla stessa profondità e non rivoltando il terreno ne rispetta la stratigrafia. Nel lavorare il terreno è importante apportare una buona dose di sostanza organica, nell’ordine di 3 o 4 kg di compost maturo o letame per metro quadrato di coltura. Poi si zappa per rompere le zolle e si spiana il terreno col rastrello.
Se la tessitura del suolo è molto argillosa, è importante piantare lo zenzero sulle classiche aiuole rialzate, che consentono il deflusso dell’acqua eccedente. Per conoscere il pH del nostro terreno conviene fare una semplice analisi del suo estratto acquoso, mediante una semplice cartina tornasole. Come si è detto, lo zenzero ama un suolo leggermente acido, con un valore di pH di 6-6,5. Se il nostro pH è tendente all’alcalino, possiamo aggiungere del terriccio per acidofile all’aiuola, miscelandolo bene ai primi strati di terreno. Considerato il ciclo colturale lungo di questa specie, conviene aggiungere anche cornunghia o altro concime organico a lenta cessione, così come polveri di roccia che apportano preziosi micronutrienti.

Semina e sesti di impianto

Per la messa a dimora dello zenzero bisogna utilizzare dei rizomi di una pianta di almeno 3 anni che abbia già gli “occhi”, ovvero cenni di gemme ben sviluppate. Se non si intravedono gli occhi, è possibile stimolarne l’emissione, lasciando i rizomi a bagno in acqua per 12 ore prima della semina. La messa a dimora deve avvenire nei mesi primaverili, senza fretta, dobbiamo esser sicuri che le temperature ambientali siano stabilmente sopra ai 15 °C, e quindi più o meno negli stessi periodi in cui nell’orto si seminano anche fagioli e fagiolini. Non bisogna farsi ingannare da insolite giornate calde di marzo, perché i ritorni di freddo potrebbero rivelarsi fatali: è bene aspettare che la bella stagione si affermi del tutto e pazientare. A primavera conclamata possiamo finalmente seminare la nostra spezia, interrando i rizomi a circa 5 cm di profondità, con le gemme rivolte verso l’alto e tenendoli distanti 20-25 cm gli uni dagli altri. La semina può essere fatta all’aperto, ma prevedendo poi la possibilità di coprire la coltivazione alle prime giornate (e nottate) fresche dell’autunno.

Operazioni colturali

Il ciclo della pianta è piuttosto lungo, perché dalla semina primaverile si arriva alla raccolta in autunno, con uno sviluppo piuttosto lento. Noteremo l’emissione di lunghe foglie di colore verde brillante, poi di fiori di colore bianco-giallo e infine piccoli frutti a forma di capsula. Durante tutto il ciclo colturale bisogna avere cura di pulire sempre lo spazio dalle erbe spontanee, che competono come sempre per le risorse. Tra le file possiamo zappare, facendo però attenzione a non andare troppo a ridosso delle piante: i rizomi si sviluppano sotto terra e arrivano abbastanza superficiali, non possiamo rischiare di danneggiarli.
Bisogna irrigare regolarmente ma senza mai eccedere, e ogni tanto si può distribuire un macerato di ortica diluito, che apporta azoto e ferro. Nelle coltivazioni professionali si interrompono le irrigazioni circa un mese prima della raccolta, per garantire una buona qualità al prodotto e potremmo adottare questo spunto anche nelle coltivazioni hobbistiche.

Coltivazione in vaso

Se non si dispone di un orto o di un giardino, per lo zenzero possiamo ripiegare molto bene sulla coltivazione in vaso, che consente anche di ripararlo meglio dai primi freddi dell’autunno usando un telo di tessuto non tessuto. Bisogna scegliere bene il vaso, in modo tale che sia abbastanza profondo, almeno 30-35 cm. Vanno benissimo contenitori alternativi, anche di recupero o di fantasia: dalle cassette della frutta a vecchi cestelli di lavatrice, purché rispettino la dimensione adeguata. Come base per il substrato, si può partire da un normale terriccio, al quale aggiungere compost maturo e terriccio per acidofile, possibilmente anche un po’ di vera terra di campagna.
Il vaso deve essere posizionato in un luogo abbastanza soleggiato, ma non troppo, in modo che la pianta riceva luce e calore a sufficienza, ma senza disidratarsi. Indicativamente in un vaso classico del diametro di 40 cm circa, possiamo piantare tre rizomi equidistanti. Le irrigazioni devono essere più frequenti rispetto ad un’analoga coltivazione in piena terra, ma sempre ricordando di non far mai patire alle piante il ristagno idrico, che potrebbe essere fatale. Quindi irrighiamo poco ma spesso, senza allagare il contenitore. Se il terriccio drena bene di suo, non occorre mettere sul fondo del vaso la classica argilla espansa, basta regolarsi poi con la distribuzione di acqua.

PRINCIPALI MALATTIE E PARASSITI

Per prevenire le malattie crittogamiche bisogna lavorare in anticipo mettendo in atto precise precauzioni, come le rotazioni, l’attenzione al drenaggio del suolo e alle irrigazioni da praticare solo sotto chioma e mai per aspersione. Non ci sono ancora abbastanza esperienze a divulgare quali avversità attaccano più facilmente lo zenzero dalle nostre parti, e quindi in via preventiva generica è possibile trattare il terreno con prodotti a base di funghi positivi del ceppo Thricoderma, che prevengono vari funghi dannosi, o con prodotti a base di Microrganismi Effettivi o di micorrize, che in generale hanno un effetto positivo sulla composizione microbica del suolo e di conseguenza sulla salute delle piante coltivate.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Dopo che ha fruttificato, la pianta comincia a perdere le foglie e il fusto inizia a seccarsi virando al colore giallo: questi sono segnali della maturazione del rizoma, che quindi è pronto per essere raccolto. Di norma questa fase terminale del ciclo avviene in autunno, specialmente nel mese di ottobre.
Per la raccolta possiamo procedere come per le patate, usando vanga e forcone per estrarre i rizomi da terra. Con raccolte precoci si ottengono rizomi con un gusto più delicato, leggero e aromatico, mentre con raccolte tardive il rizoma avrà un sapore forte e pungente.

UTILIZZO

Lo zenzero può essere utilizzato in diversi modi e in ogni stagione: in inverno è ottimo per la preparazione di tisane ad effetto anti-raffreddore, mentre nella bella stagione si presta come ingrediente di centrifughe di frutta mista, a cui dona quel tocco leggermente piccante e piacevole. Si può inoltre aggiungere a condimenti e contorni che si preparano in padella. Nella cucina etnica è d’uso abbinare lo zenzero a carni, pesce e verdure; in Giappone, ad esempio, lo troviamo spesso nel sushi, mentre la tradizione nord europea lo impiega maggiormente nei dolci, in particolare sono celebri i biscotti natalizi. Possiamo anche candirlo o preparare una golosa marmellata dal sapore tipicamente pungente.
Come spezia, infine, lo zenzero viene anche essiccato e venduto in polvere.
Si tratta, quindi, di una pianta molto versatile, a cui non dovremmo rinunciare in cucina, come nell’orto di casa, anche solo con con pochi esemplari, giusto per toglierci la curiosità e sperimentare nuove coltivazioni.
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Articolo tratto dal libro Ortaggi insoliti

Più biodiversità nell’orto e più varietà a tavola: è questo l’invito lanciato dagli autori di Ortaggi insoliti, dedicato alla coltivazione biologica di piante di elevato valore nutrizionale e grande interesse culinario, ma poco presenti nei nostri orti. I casi più eclatanti sono quelli dello zenzero, delle bacche di goji e della stevia, diventati negli ultimi anni molto popolari per le loro riconosciute virtù, eppure ancora poco coltivati in Italia.
Meno noti al grande pubblico, ma non per questo privi di interesse, sono la cicerchia, il lampascione e la portulaca, da sempre coltivati e consumati solo in alcune zone molto ristrette.

Nella lunga lista degli ortaggi insoliti ritroviamo anche verdure di pregio d’origine asiatica, africana o sud americana, ma che ben si adattano anche al nostro clima, come il pak choi, l’okra, la minzuna, il kiwano o il chayote. Non poteva mancare il lungo elenco di ortaggi nostrani, come la pastinaca, la scorza nera, il topinambur, l’erba di San Pietro, il farinaccio, che per secoli hanno rappresentato una preziosa fonte di nutrimento, ma che oggi sono caduti nell’oblio perché soppiantati da specie più produttive o semplicemente più richieste dal mercato.
In totale nel libro vengono presentati 36 tra ortaggi, piccoli frutti e tuberi, a ognuno dei quali è dedicata una scheda approfondita con tutte le informazioni necessarie per la coltivazione. Un modo semplice e concreto per rendere i nostri orti più variegati e contrastare il processo di impoverimento della biodiversità e della nostra stessa dieta.

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