Quelle che seguono sono indicazioni di massima, nel senso che, essendo l’arnia un prodotto da “stampo”, ognuno può trovare le soluzioni migliori e più adatte alla sua attrezzatura e creatività. Il metodo che descriviamo è quello ortodosso di Gilbert Veuille e viene attualmente usato in Francia specialmente per ottenere arnie testimone per il controllo della qualità ambientale.
Il primo passo è di preparare una lamiera in forma cilindrica, alta 18 cm e con un diametro di 36 cm, che verrà a contatto con l’impasto.
Il cilindro verrà chiuso sopra e sotto da due forme in legno. Lo spessore dell’elemento dell’arnia dipenderà dal margine tra la lamiera e il diametro della forma circolare di legno.
Si impasta quindi il gesso con acqua e paglia.
Si possono aggiungere anche delle biglie di argilla.
Per aggiungere il gesso sul cilindro di lamiera in modo progressivo e uniforme, si può far girare la nostra futura arnia su una vecchia sedia o su una carriola. I bordi devono essere riempiti per primi e devono essere composti di solo gesso, così da rendere la zona di contatto fra gli elementi più liscia possibile.
Sulla finestrella con il vetro, al momento del riempimento con il gesso, si mette un pezzo di polistirolo espanso (o materiale simile), in modo che, una volta essiccato, si possa togliere facilmente il materiale e lasciare lo spazio per controllare da fuori lo sviluppo della famiglia, magari con l’aiuto di una luce (specchietto e sole o luce elettrica portatile).
Con una spugna si rende liscia la superficie esterna e poi si lascia seccare l’elemento per almeno due giorni. Una volta indurito si estrae lo stampo di lamiera e si stuccano le imperfezioni nella parte interna del cilindro di gesso.
Quando l’elemento è ben seccato possiamo procedere con l’intaglio a 45° per l’incocco delle barrette. Per ottenere distanze precise e regolari tra le barrette, possiamo utilizzare come guida un cerchio di cartone dal diametro leggermente inferiore a quello dell’elemento, su cui avremo precedentemente tracciato le “impronte” delle barrette.
Appoggiandolo all’elemento, basterà prolungare sul bordo di questo la traccia delle barrette, partendo dal punto in cui esse sono segnate sul cerchio di cartone.
Una volta segnati i punti precisi potremo tagliare (ricordatevi ancora il vecchio detto: “misura tre volte e taglia una…”).
Se avete seguito le misure iniziali dello stampo in lamiera, le lunghezze delle barrette in legno leggero hanno le seguenti lunghezze: due sono da 40,5 cm, due da 39 cm, due da 36 cm e le ultime due da 30 cm.
Le barrette sono inserite di taglio e non di piatto come nelle Warré. Il taglio in basso viene rifilato a “V” e viene ricoperto di cera d’api fusa. Per fissarle alle pareti vengono tagliate a 45°, per incastrarsi perfettamente nel taglio sui bordi.
Possono andare bene anche i pezzi lunghi delle cassette della frutta, che per la loro “morbidezza” si prestano a essere tagliate sul posto senza tante accortezze, mantenendo quella sana attitudine rurale a non ricercare la perfezione nelle cose ma a badare esclusivamente al risultato.
Per realizzare il tetto si opera in questo modo: su di un largo piano in legno (almeno 75 cm di lato) si pianta un’asticella di 18 cm di altezza nel centro, si lega una corda con un pennarello all’estremità e si traccia un cerchio di 30 cm di raggio.
Su questo cerchio adagiamo un pezzo recuperato di tubo di plastica per innaffiare che servirà a impedire a sabbia e cemento di debordare. Raccordiamo i due estremi con un tubicino e inchiodiamolo alla base di legno con dei chiodi da 30 mm. La base dello stampo è così fatta.
Versiamo della sabbia bagnata sul piano (circa 20 l) e aiutandoci con la corda definiamo la forma conica del tetto.
Una volta ben formato stendiamo dei fogli di giornale bagnati su tutto il cumulo.
A questo punto, dovremo porre sui giornali una rete larga da polli, che servirà ad armare la struttura; per adattarla alla forma conica del tetto, possiamo tagliarla in triangoli i cui lati andranno a sovrapporsi parzialmente.
Dato però che la rete dev’essere distaccata dai giornali di un centimetro circa, potremo porre tra questa e il fondo degli spessori di legno leggero, o anche un primo strato sottile di cemento.
Versiamo poi dolcemente il cemento (7 litri di sabbia e 5 kg di cemento), modellandolo con una cazzuola. Iniziamo a “gettare” dal basso, vicino al tubo, e progressivamente si va verso l’alto, lisciamo poi nello stesso modo, dal basso in alto. È più difficile a descriversi che a farsi. Il risultato sarà un cono di 60 cm di diametro, 20 cm di altezza e 2 cm di spessore, per 10 kg di peso, che oltre a proteggere il gesso dalla pioggia bloccherà e stabilizzerà tutta la struttura.
Una volta levigata la superficie del cemento con una spugna possiamo far riposare il cono fino a una quindicina di giorni; inumidendo costantemente il cemento ne agevoliamo la resistenza meccanica, e una volta smontato il tutto, con una spazzola in ferro, si potranno togliere tutte le imperfezioni che potrebbero essere rimaste nello stampaggio.
Dopo 4 giorni giriamo il cono, riempiamolo d’acqua e lasciamolo così per una decina di giorni (la solidificazione in umido favorisce un’eccellente tenuta). Una volta asciutto controlliamo che non ci siano pezzi di rete metallica che possano pungere, tagliamo e limiamo le sbavature di cemento che si possono essere formate. Volendo, con poco cemento a pronta presa si possono stuccare le irregolarità e le fessure.
Come si comprende, la preparazione di queste arnie dovrebbe essere svolta durante i periodi invernali, perché i tempi di costruzione ed essiccazione sono abbastanza
lunghi e, per una decina di arnie (a fronte di una spesa irrisoria) vi sono da mettere in conto settimane di lavorazione.
Lo stesso procedimento si usa per la base, solo che l’altezza dell’asticella deve essere 6 cm invece che 18.
La forma canonica del Rucheton impiega delle zeppe per formare la parte finale dell’arnia con l’entrata. Naturalmente è un’arnia che non si presta al nomadismo ma che offre all’apicoltore una grande soddisfazione dal punto di vista estetico e per la salubrità delle famiglie.
Ognuno potrà inserire delle migliorie o delle personalizzazioni, come la base in legno, il tappo in legno con la rete che permette un più facile distacco all’atto della visita.
Qualsiasi cosa si voglia cambiare bisognerà però tener conto delle “linee guida di utilizzo” che ha lasciato il suo inventore.
La durata di una Rucheton viene stimata intorno ai 15 anni, tutto dipende dal luogo e dai metodi di manutenzione, se ve la immaginate dentro una nicchia all’uso medievale probabilmente la durata potrebbe superare di gran lunga il periodo previsto.
La struttura può essere modificata aggiungendo un anello più piccolo da mettere alla sommità degli elementi, utile per eventuali nutrizioni di emergenza, isolare durante l’inverno il nucleo della famiglia, incrementare la capacità di ventilazione della famiglia associandolo a una copertura in rete (come il cuscino delle arnie Warré) o come ingresso in basso.
Forte della lunga esperienza di apicoltore, l’autore propone un metodo molto innovativo basato sull’adozione di arnie di facile costruzione e di ancora più semplice gestione. Un’apicoltura «estensiva» che, a differenza di quella convenzionale intensiva, riduce al minimo lo stress a carico delle api, limitando allo stretto necessario gli interventi sulle arnie.
È un’apicoltura a basso costo perché può essere praticata con arnie autocostruite realizzate con legname riciclato (come quello ricavato da pallet), ed ecologica perché non ricorre all’impiego di farmaci di sintesi nella cura delle malattie e rispetta le esigenze etologiche delle api.
Le numerose illustrazioni che corredano il libro aiutano il lettore a fare propria una tecnica millenaria che ancor prima di rappresentare una possibile attività economica, costituisce una chiave unica per entrare in stretta sintonia con i cicli naturali e l’affascinante mondo delle api.
SFOGLIA UN’ANTEPRIMA DEL LIBRO