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Come difendere il melo dai parassiti

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Chi non ha qualche albero di melo nel proprio giardino? Ecco alcuni semplici accorgimenti per difendere i nostri alberi dai più comuni parassiti, secondo le indicazioni degli autori di «Il mio frutteto biologico».

Come difendere il melo dai parassiti

Un antico adagio popolare afferma che «una mela al giorno toglie il medico di torno», e in realtà gli studi sul valore nutrizionale delle mele hanno confermato le numerose proprietà salutistiche di questo frutto. Ma ottenere mele salubri, senza cioè trattamenti a base di pesticidi di sintesi, non è facile. Numerose sono le avversità che possono determinare la perdita totale della produzione e in alcuni casi, addirittura, la morte precoce della pianta. Per questo motivo una comunissima mela convenzionale, in vendita al supermercato o dal fruttivendolo, normalmente subisce fino a 40-50 trattamenti l’anno, con almeno 30 pesticidi diversi.
D’altra parte, senza trattamenti è quasi impossibile riuscire a ottenere mele sane e gustose, pertanto chi pratica l’agricoltura biologica o chi si limita a coltivare pochi meli nel proprio giardino è obbligato a adottare particolari accorgimenti per evitare l’impiego di pesticidi tossici per la salute e l’ambiente. Alcuni di questi interventi devono essere eseguiti durante la stagione vegetativa, ma la prevenzione contro i principali patogeni del melo dev’essere continua, e quindi anche nei mesi più freddi possono essere eseguiti importanti interventi preventivi, in special modo contro tre nemici del melo particolarmente aggressivi: la carpocapsa (verme della mela), la ticchiolatura e la cocciniglia di S. Josè. Ecco come fare.
Carpocapsa (Carpocapsa pomonella)
Per ridurre la popolazione di Carpocapsa presente in campo, ci si deve assicurare di raccogliere e distruggere tutti i frutti caduti prematuramente a terra, in modo da eliminare le larve che si trovano al loro interno e da cui si diffonde poi l’infestazione. Chi durante l’estate ha avuto l’accortezza di installare delle fasce di cartone ondulato intorno al tronco degli alberi, in autunno può staccare il cartone per eliminare le larve che vi hanno trovato rifugio per formare il bozzolo e passare l’inverno.
Se gli alberi sono pochi, raccogliendo i cartoni alla caduta delle foglie si può riduce drasticamente la popolazione di carpocapsa, fino ad annullarla del tutto. Piuttosto che distruggere questi cartoni con il fuoco, si consiglia di riporli all’interno di una zanzariera. In questo modo si evita che gli adulti di carpocapsa possano sfarfallare, ma allo stesso tempo si consente agli eventuali parassiti che vivono a spese delle larve di moltiplicarsi nell’ambiente e darci così un valido aiuto contro il verme della mela.
Tra fine ottobre e novembre è utile, soprattutto se alla raccolta la percentuale dei frutti danneggiati supera l’1%, effettuare un trattamento con un preparato a base di nematodi, da distribuire nelle ore serali e quando il cielo è coperto, con la nebbia o la pioggia. In ogni caso, i trattamenti vanno effettuati con temperature abbastanza elevate (superiori ai 10° C), quando i parassiti della carpocapsa non sono attivi.
Ticchiolatura (Venturia inaequalis)
Si tratta di una malattia che danneggia i frutti e le foglie del melo e che, nei casi più gravi, può provocare la completa defogliazione delle piante. In un piccolo meleto, quando non si coltivano varietà resistenti, il miglior modo di contenere la ticchiolatura è quello di raccogliere le foglie cadute (bruciandole o compostandole), in modo da diminuire il numero di spore presenti e allontanare così il rischio di infezione per la primavera successiva. A fine inverno, prima della ripresa vegetale eseguire un trattamento con polisolfuro di calcio o poltiglia bordolese, fondamentale per ridurre la pressione del patogeno. Tra l’autunno e la primavera si eseguono anche i nuovi impianti. In questo caso sono da preferire le varietà resistenti o tolleranti alla ticchiolatura.
Cocciniglia di S. Josè (Quadrospidiotis perniciosus)
Questo insetto colonizza tronco, rami e frutti. La sua presenza sui frutti è resa evidente dalla colorazione rossa che assumono i tessuti dopo le punture, mentre su rami e tronchi forma incrostazioni anche molto evidenti. Il controllo dei tronchi e dei rami è utile anche durante l’inverno, perché è necessario intervenire colpendo i primi focolai di infezioni. Se alla raccolta la percentuale di frutti danneggiati è superiore al 5%, è indispensabile intervenire in questo senso. Soprattutto se il numero di piante è limitato, si possono eseguire vigorose spazzolature dei tronchi oppure spennellarli con olio vegetale. Se il frutteto è di dimensioni maggiori si può intervenire alla fine dell’inverno (stadio gemme ingrossate) con polisolfuro di calcio. Questo trattamento, ammesso in agricoltura biologica, è efficace anche per il controllo della ticchiolatura e dell’oidio.
La potatura invernale
La potatura di produzione serve a regolare l’equilibrio fra l’attività produttiva e quella vegetativa della pianta, in modo da mantenere un rendimento costante nel tempo e ottenere frutti di buona qualità e pezzatura. I tagli per la potatura invernale si eseguono, di solito, a fine inverno. Anticiparla è sconsigliato perché determina un minor accumulo di sostanze di riserva, una maggiore sensibilità ai geli invernali, una minore differenziazione a frutto delle gemme e un germogliamento primaverile e anticipato, con conseguenti rischi di danni in caso di gelate tardive. Per ridurre al minimo gli errori è bene 2. Arieggiare la chioma e affidarsi a quattro semplici indicazioni:
1. Evitare il più possibile i tagli di raccorciamento dei rami
Questo tipo di taglio stimola molto l’attività vegetativa a discapito di quella produttiva, favorendo la formazione di succhioni. Sulle piante giovani possono essere utili per favorire lo sviluppo dei rami, che devono formare la struttura scheletrica della pianta.
2. Arieggiare la chioma e favorire la penetrazione della luce
I rami che si trovano all’interno della chioma e che hanno difficoltà a ricevere la luce diretta del sole possono essere eliminati: producono frutti di minore qualità, partecipano poco all’attività di fotosintesi e riducono l’arieggiamento della chioma. Vanno eliminati anche quei rami che ne ombreggiano altri e quelli che sono troppo vicini fra loro. Inoltre è molto importante recidere le parti di pianta che manifestano segni di malattie e i rami secchi e malformati.
3. Nel dubbio non eseguire un taglio
Se si è dubbiosi sull’esecuzione di un taglio è meglio soprassedere, almeno si è sicuri di evitare di commettere un errore. Le piante hanno comunque una buona capacità di autoregolazione e il potatore deve solo assecondarle nella ricerca di un migliore equilibrio vegeto-produttivo. Se si è incerti su come intervenire è meglio lasciare che l’albero trovi da solo il suo equilibrio.
4. Produrre sui rami giovani
I frutti di migliore qualità si ottengono dalle formazioni fruttifere che si sviluppano sulle parti più giovani della pianta. Per questo è meglio eliminare le formazioni senescenti e stimolare la produzione sulla parte distale dei rami, in modo da favorire una piegatura naturale, chee a sua volta stimola la differenziazione a frutto delle gemme.
Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Novembre 2011
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