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Sapone fai da te

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Farsi il sapone? Non è difficile. Con le dovute precauzioni può essere un hobby divertente, etico e salutare.

Sapone fai da te

Fare il sapone in casa è per certi versi una scelta analoga al prepararsi da mangiare. Questo perché anche i detergenti e i cosmetici, come accade per gli alimenti, vengono assorbiti dall’organismo seppure attraverso l’epidermide. E così come oggi si preferisce sempre di più alla preparazione domestica l’acquisto di cibi precotti o surgelati, allo stesso modo si è perduta l’abitudine a preparare in casa saponi e cosmetici.
Il ricco patrimonio culturale delle nostre nonne è andato progressivamente perduto con l’avanzare dell’industria petrolchimica e la diffusione dei cosmetici sintetici a basso costo. Eppure la preparazione domestica del sapone non è affatto difficile e anzi, una volta compresi i principi fondamentali, tutto sommato può diventare molto divertente. Unica condizione: applicare scrupolosamente tutte le precauzioni necessarie.
I motivi sono tanti. Il primo è sicuramente di natura ecologica: oggi l’industria della detergenza è tra le più inquinanti del pianeta. Basta esaminare la lunga lista degli innumerevoli e incomprensibili ingredienti riportati sull’etichetta di un qualsiasi prodotto convenzionale per rendersi conto dei rischi per l’ambiente, ma anche per la nostra salute, di gran parte dei detergenti convenzionali.
Per non parlare poi della sperimentazione sugli animali. Nonostante anni di campagne di sensibilizzazione da parte delle associazioni animaliste, ancora oggi migliaia di animali vengono torturati per effettuare test di dubbia attendibilità.
Altro aspetto quanto meno criticabile sono la pubblicità ed il marketing basati su un’immagine irreale e nevrotizzante della donna: stereotipata, omologata, aggressiva, sempre giovane, magra e di pelle bianca.
Senza parlare dei costi ambientali per il trasporto dei prodotti, che viaggiano attraverso mezzo mondo in involucri di plastica e polistirolo. Ovvio, i maggiori produttori di detergenti sono multinazionali il cui fine primario è la massimizzazione dei profitti, e non il nostro benessere o la salvaguardia dell’ambiente. È vero anche che si trovano in commercio detergenti e cosmetici naturali di buona qualità e di comprovata eticità, ma non sempre il loro prezzo è alla portata di tutti.

All’inizio era l’olio

In termini chimici, il sapone è un sale ottenuto da una reazione chimica, detta appunto «saponificazione», che si basa sull’unione tra un acido (la sostanza grassa) e una base forte (soda o potassa). A seconda del tipo di grasso utilizzato, si ottiene un sapone diverso. Per secoli i principali grassi utilizzati per la produzione dei saponi sono stati il grasso di vari animali e gli oli vegetali. Tra questi l’olio d’oliva, per molti versi considerato il migliore e il più delicato, ma di grande pregio è anche l’olio di cocco, che produce un sapone molto schiumogeno, e l’olio di palma che conferisce durezza. Oltre a questi si possono utilizzare anche altri oli pregiati come l’olio di avocado, quello di germe di grano o di mandorla e anche il burro di karitè.
La base forte, necessaria per ottenere la reazione di saponificazione, è in genere la soda caustica o la potassa. La prima dà un sapone solido, con la seconda si ottiene un prodotto molle.

Il sapone della nonna

Il sapone potassico è quello che preparavano le nostre nonne partendo dalle ceneri di legna (le piante più ricche di potassio sono le felci, le betulle e le alghe di mare). Le piante venivano bruciate e dalle loro ceneri si otteneva la lisciva, ricca di sali diversi tra cui il potassio, che veniva fatta bollire fino ad ottenere la concentrazione adeguata. Alla potassa, così ottenuta, si univa un grasso animale o vegetale, spesso di scarto. Il tutto si faceva bollire a lungo, continuando a mescolare, in modo da far evaporare l’acqua e accelerare la reazione di saponificazione.
In questo modo si otteneva un sapone molle che poi veniva fatto solidificare mediante la cosiddetta granatura, cioè l’aggiunta di sale. Grazie all’elevato contenuto di sodio, il sale faceva solidificare il sapone, facendo precipitare, insieme all’acqua, anche parte della glicerina.
A causa dei prodotti di scarto utilizzati come materia prima, quello che si otteneva era un prodotto dall’odore abbastanza sgradevole, e a poco serviva l’aggiunta di oli essenziali per coprire l’odore persistente di rancido emanato da tali saponi.
Inoltre, il processo di preparazione era molto rischioso a causa dei vapori caustici prodotti durante l’ebollizione, per proteggersi dai quali si usavano grandi paioli e lunghe aste per mescolare la soluzione a distanza di sicurezza, una pratica che per motivi di sicurezza e praticità oggi non è certo consigliabile.

Veniamo alla soda

Per tutti questi motivi, nel tempo il sapone potassico è stato sostituito da quello sodico, ed è di questo che descriveremo la produzione a livello artigianale. Il principale ingrediente è dunque la soda caustica, che si può acquistare in una qualsiasi ferramenta. Ma attenzione, va maneggiata con cura, rispettando scrupolosamente le precauzioni sotto riportate, e in quantità ben calibrate. In altre parole, la quantità di soda dev’essere perfettamente neutralizzata da una quantità corrispondente di grasso. Se la soda è troppa si ottiene un sapone aggressivo per l’epidermide, se è insufficiente il sapone risulta molto molle.
Per quanto riguarda gli utensili, sono sufficienti due pentole di acciaio inox, due termometri (uno per l’olio e uno per la soluzione di soda), una bilancia di precisione, una frusta a mano o, meglio, un frullino elettrico per girare la soluzione e degli stampi in cui versare il sapone prima che si solidifichi, meglio se protetti internamente con un film di plastica. Sono assolutamente da evitare tutti i materiali facilmente corrodibili dalla soda come il legno e l’alluminio, mentre va benissimo l’acciaio inossidabile.

Attenzione alle proporzioni

La prima operazione da fare è il calcolo delle proporzioni di soda caustica, grasso ed acqua. La temperatura di lavorazione può variare da un minimo di 27-28 °C ad un massimo di 54 °C. Si inizia versando nella prima pentola i grassi (di solito una miscela di diversi oli vegetali) che si fanno riscaldare a circa 40 gradi. Nell’altra pentola, si versano l’acqua distillata e la soda caustica, che appena vengono a contatto reagiscono e innalzano la temperatura della soluzione a circa 85 °C. Per abbassare la temperatura si tiene questa seconda pentola in un bagnomaria freddo, o si lascia semplicemente raffreddare.
Quindi si unisce lentamente la soluzion sodica agli oli e si gira dapprima lentamente, poi con sempre maggiore vigore fino alla cosiddetta «formazione del nastro». Attenzione a raggiungere il nastro in modo corretto: se si gira troppo poi si ha difficoltà a versare il sapone nelle forme, se invece si gira troppo poco c’è il rischio che non tutta la soda e gli oli siano correttamente saponificati.
A questo punto va aggiunto il cosiddetto «supergrasso», un grasso in eccesso rispetto al calcolo originale della soda che desideriamo non saponificare e lasciare disponibile per far idratare la pelle – attenzione però: se si esagera in quantità, il sapone non si solidifica bene. Come supergrasso si usano di solito gli oli di migliore qualità e di maggior costo: olio di avocado, mandorla, semi di albicocca, ma anche burro di karité o burro di cacao – tutti grassi che danno al sapone caratteristiche specifiche. In questa fase si possono aggiungere alla soluzione anche altri ingredienti che non vanno a interferire con la reazione chimica di saponificazione, ossia gli eccipienti come: fiori secchi, mandorle tritate finissime, frutta fresca, profumi ecc.

Meglio gli essenziali

Per la profumazione è bene evitare l’impiego dei prodotti sintetici, anche se sono molto più economici di quelli naturali, rappresentati da oli essenziali estratti da piante. Oltre al prezzo più elevato, gli oli essenziali presentano anche l’inconveniente di reagire con la soda in eccesso, con il rischio di perdere completamente le loro caratteristiche di profumo. Per evitare questo, è necessario bilanciare molto attentamente la quantità di soda caustica con quella della sostanza grassa, in modo che essa neutralizzi anche l’olio essenziale. È consigliabile evitare anche l’uso di profumi in base alcolica, perché l’alcol fa precipitare il sapone, che si rapprende rapidamente e non può più essere né mescolato né versato nello stampo.
Una volta aggiunti gli eventuali eccipienti e mescolata la soluzione per l’ultima volta, si versa il sapone negli stampi, sulle cui pareti interne era stata precedentemente stesa una pellicola sottile di plastica, e prima di tagliarlo in saponette si lascia raffreddare per circa 8-10 ore a temperatura ambiente. Prima dell’uso è inoltre necessario fare «stagionare» il sapone per almeno quattro settimane, per dare modo alla reazione di saponificazione di completarsi a pieno.
Se non si è soddisfatti del risultato, una volta conclusasi la stagionatura si può migliorare il sapone ottenuto (abbassare il pH, aggiungere profumazioni particolari, addizionare oli pregiati) ricorrendo alla rimacinatura. Si tratta di grattugiare il panetto di sapone per poi scioglierlo di nuovo in poca acqua distillata, aggiungendo le sostanze desiderate.
Se si aggiunge un acido debole come l’acido citrico o borico (ma attenzione, quest’ultimo può causare allergie) si abbassa il pH, ma attenzione a non sbagliare le dosi perché si può rischiare di invertire la reazione chimica.

Il mito del sapone neutro

Un sapone sodico ben fatto, ben tamponato e con una formula bilanciata, non arriva mai ad essere neutro, cioè a misurare un pH 7, indice della perfetta neutralità chimica. In genere il suo pH si attesta intorno a 8,5. D’altronde, la nostra epidermide regge bene un innalzamento momentaneo del pH per poi ricreare subito la propria acidità naturale. La quasi totalità dei saponi che si vedono in giro con un pH di 5 – 5,5 non sono tecnicamente saponi, ma detergenti sintetici, ottenuti con una base lavante di Sodium Laureth Sulfate, (Sls), una sostanza schiumogena molto discussa per una serie di possibili effetti negativi sulla salute.
La produzione domestica di sapone è un mondo affascinante, e quando si inizia a farlo si scoprono tutti i segreti, i trucchi e le accortezze del «mestiere». È soprattutto un meraviglioso gioco, di cui vale la pena riappropriarsi!

Precauzioni indispensabili per l’uso della soda caustica

La soda caustica o idrossido di sodio (simbolo chimico: NaOH) è formato dal legame ionico tra sodio, ossigeno e idrogeno e viene venduta comunemente in ferramenta e colorifici per sverniciare il legno e liberare lo scarico dei lavandini. È un materiale reagente ed instabile; tende a combinarsi velocemente con i liquidi, compresa l’umidità dell’aria. È altamente corrosivo e ustionante; se viene a contatto con la pelle e le mucose provoca ustioni profonde. Se ingerito, anche in soluzione con un liquido, può provocare ferite gravissime.

Per tutti questi motivi è necessario osservare le seguenti precauzioni:

  • Conservate la soda caustica nel suo contenitore chiuso ermeticamente e al di fuori della portata di bambini o animali domestici.
  • Quando maneggiate la soda caustica, la miscela di acqua e soda oppure la miscela di grassi e soda, usate occhiali da cantiere, guanti di gomma alti, ma ben aderenti per lasciare il tatto, e una mascherina.
  • Quando maneggiate un sapone fatto da poche ore, indossate i guanti e continuate ad indossarli ogni qual volta sino a quando non abbia almeno due settimane di stagionatura.
  • Pesate la soda in contenitori di vetro o acciaio che laverete subito, oppure usa-e-getta – tipo i bicchieri di plastica da picnic – e buttateli subito nella spazzatura.
  • Versate sempre la soda nell’acqua e mai viceversa. Questo perché se si versa il liquido sulla soda si provoca una violenta reazione con schizzi di materiale caustico molto pericolosi. La soda va versata nel liquido molto lentamente, mentre si mescola.
  • La soda aggiunta al liquido fa aumentare la temperatura fino a 90 °C. Quindi usate contenitori resistenti al calore e fate attenzione. Per precauzione, mettete il contenitore del liquido nel lavello mentre versate la soda: se si dovesse rompere all’improvviso, la soluzione caustica andrà direttamente nello scarico.
  • Non usate gli utensili adoperati per preparare il sapone per altri scopi.
  • Quando fate il sapone non lasciate che bambini o animali curiosi vengano in contatto con le miscele caustiche.
  • Mettete i vostri familiari a conoscenza di questi rischi e delle precauzioni necessarie e impedite a chiunque di aiutarvi se non li conosce perfettamente.
  • Dedicate al sapone uno spazio tranquillo della vostra casa e del vostro tempo; non fate sapone mentre cucinate, mentre guardate la televisione o se in casa ci sono persone che ignorano le regole di sicurezza.
In caso di contatto accidentale del materiale caustico con la pelle, lavate con abbondante acqua corrente fredda; ricordate di tenere a portata di mano una soluzione di 1 parte d’aceto per 10 parti d’acqua: l’aceto è un neutralizzatore naturale della soda. In caso di contatto con gli occhi lavate solo con abbondante acqua corrente e consultate subito un medico. In caso di ingestione di materiale caustico recatevi immediatamente al Pronto Soccorso più vicino.
Articolo tratto dal mensile Terra Nuova

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