Ha visitato e onorato le principali religioni del mondo. E’ stato nei luoghi e tra le genti di Abramo, Mosé, Cristo, Krishna, Buddha, Zarathustra, Maometto, Baab e Baha’u’llah. Angaangaq Angakkorsuaq, sciamano, guaritore, cantastorie e portatore del Qilaut (tamburo a vento), è un Anziano degli eschimesi Kalaallit dell’alto nord della Groenlandia – Kalaallit Nunaat. All’età di 58 anni ha accettato la responsabilità che la sua famiglia teneva in serbo per lui dalla nascita: essere uno sciamano. Dopo 200 anni di repressione e silenzio dell’arte sacra della guarigione spirituale, è stato lui il primo ad essere istruito per essere uno sciamano. Nel 2004 ha intrapreso la rotta che lo ha portato verso Sud. Verso Sud, sì, perché dalla Groenlandia – dove la pianura si estende in tutte le direzioni per 900 chilometri – tutto il mondo è meridione.
Nella sua valigia gli oggetti sacri del suo altare: oggetti di potere e di cura (che per uno sciamano è la stessa cosa) ma soprattutto strumenti per la preghiera, vivi, che si toccano e si usano. Lui chiede a tutti di prenderli tra le mani. Chiede alle persone di infondere la propria energia benevola, affinché gli stessi oggetti possano curare le persone che verranno.
Angaangaq viaggia incessantemente per tutto il mondo. E’ stato in oltre 60 Paesi, ha messo piede in tutti i Continenti. Ha parlato alle Nazioni Unite. Ha incontrato papa Giovanni Paolo II nel 1979. E’ stato, tra i diversi luoghi sacri, anche a Roma e Gerusalemme, e – con lo sguardo attonito di un bimbo che non comprende – si stupisce del fatto che non abbia potuto toccare e infondere la sua energia benevola negli altari delle chiese, delle sinagoghe e delle moschee.
Era da 200 anni che nel suo Paese non veniva più istruito uno sciamano. Nel corso di due secoli, la tradizione originaria dello sciamanesimo di Kalaallit Nunaat s’è tramandata silente, senza mai prendere forma e luce in un uomo. Finché sua nonna non ha iniziato a dire: «Angaangaq ce l’ha», e lui non capiva che cosa. EAngaangaq, che significa “colui che assomiglia a suo zio”, non voleva saperne di essere “diverso dagli altri”. Ha faticato ad accogliere questa responsabilità. Ha vissuto fino a 12 anni in un villaggio di 17 abitanti con la nonna che lo ha cresciuto e istruito all’arte sciamanica. Successivamente ha proseguito la formazione con la madre. Gli Anziani del suo popolo gli hanno chiesto, all’inizio degli anni ’70, di essere il “corridore degli Anziani”, ovvero di viaggiare il mondo per portare il messaggio che i ghiacci si stanno sciogliendo. Perché nel 1963 due cacciatori notarono per la prima volta un rivolo d’acqua che scendeva dalla calotta polare – in pieno inverno a meno 60 gradi! Dopo 40 anni, questo rivolo adesso è un fiume enorme, e lo spessore della calotta polare è diminuito di 3 km. Fino al momento in cui la sua famiglia gli ha donato la collana dello sciamano. Ed è salito alla montagna, la montagna sacra. «Ho parlato ad un pubblico di 350 mila persone – ha raccontato Angaangaq –, ma non era nulla a confronto di salire la montagna e parlare per 25 ore di me all’Uno Grande. Parlare di me, di tutto ciò che ero stato e avevo fatto. E’ stato come dare alla luce il buio della notte che in Groenlandia dura per la metà dell’anno». Nel 2004 Angaangaq è diventato sciamano e ha cominciato, su consiglio di sua madre, a «sciogliere il ghiaccio nei cuori degli uomini, perché solo sciogliendo il ghiaccio nel suo cuore, l’uomo ha la possibilità di cambiare e di usare la sua grande conoscenza con saggezza».
Ma questa è storia curricolare. Storia che si lascia scrivere, documentata, testimoniata, ma che non rende la cifra dell’esperienza di quest’uomo. Esperienza che resta pur sempre e imprescindibilmente soggettiva. Fare esperienza di uomini e donne come lui significa vivere il suono della voce che dà vita a racconti d’altri tempi, al ritmo di una gestualità dolce e sinuosa. Significa sentire la forza della voce che tuona nelle viscere, l’impeto del tamburo che fa vibrare ogni cellula. E’ davvero sottile il suo lavoro, e solo lui sa cosa sta facendo. E’ la sua presenza, potremmo dire un per niente banale né scontato “di puro cuore” ad essere la medicina, la cura. E la guarigione.
Carta e penna alla mano, durante i suoi incontri si raccolgono pagine di appunti preziosissime. Certo, noi esseri umani occidentali del ventunesimo secolo con le orecchie di balena abbiamo poco a che fare. Ma ciascuno di noi ha degli oggetti sacri: ecco, a questi Angaangaq insegna a infondere loro uno spirito, a renderli vivi con un intento, con un’emozione. Angaangaq è ironico, spassoso, nutre di storie semplici, ma profondamente ricche e stimolanti. Fa sorridere il suo pubblico, e tanto! Parla per simboli, archetipi ed analogie, che è il linguaggio del nostro inconscio. Insegna la cerimonia. Insegna a distinguere la ritualità (andare a messa perché si deve) dalla cerimonia (andare a messa perché coniugarci con la parola di Dio e il corpo di Cristo è un momento di gioia immensa). Guarda negli occhi e fa penetrare nel cuore le parole “Tu sei meritevole. Tu sei degno della tua vita”.
Angaangaq, chi è uno sciamano secondo lei?
«E’ una domanda cui è molto difficile rispondere … Sono stato invitato all’università di Porto Rico. L’università aveva invitato sciamani da Kalibano, un’isola caraibica, dalla Colombia, dal Venezuela, da Panama. Io vengo dalla Groenlandia e sono stato invitato insieme a 125 sciamani. Non ho mai visto così tanti sciamani nella mia vita! Molto preoccupante. Stupefacente! Alcuni volevano essere degli sciamani, dei grandi sciamani, ma lo erano molto nelle parole, non nello spirito. Sai, io ho imparato a vedere la tua energia, posso vederti nel profondo, così so se parli dalla tua bocca, se parli dalla tua mente, o se parli dal tuo spirito. Posso vederlo. Perché? Il perché non lo so. So che ho imparato a farlo, sono stato istruito. Così ho visto, quando sono arrivato in questa università con 125 sciamani, che molti di coloro che arrivarono erano buone persone e volevano essere dei grandi sciamani. Tuttavia non c’era quella bellezza dello spirito che viene fuori come un soffio dalla bocca. Il sorriso più bello, è un cuore sorridente. Così quando vedi una persona sorridere dal cuore, sai che può parlare dallo spirito, e può parlare bene. Ma se vedi una persona che vive nella mente, non c’è bilanciamento tra cuore e mente. Ho visto persone che volevano essere sciamani ma che non avevano ancora imparato a far parlare la bellezza dello spirito. Per questo motivo sono stato educato a vedere. E’ come un’aquila, o un aereo dell’Alitalia: per poter volare, le ali devono essere equilibrate, entrambe forti. Così deve esserci un bilanciamento tra la mente e il cuore affinché uno sciamano sia tale. Se parli dal tuo spirito, le parole escono bilanciate, equilibrate. Ciò fa di me un buono sciamano? Probabilmente no. Ma io amo il mio lavoro! Ho così tanto da imparare! Ma non posso imparare se non provo gioia in ciò che faccio. Io voglio la gioia di ogni sospiro della mia vita. Chi sia dunque uno sciamano? Non lo so davvero».
Cosa c’è di speciale in Groenlandia?
«Per noi è una cosa normale vivere a meno 60 gradi Celsius. Ma non è la situazione estrema a rendere le persone speciali. Dell’intera terra in cui le persone vivono, l’unico Paese al mondo abitato dall’uomo dove non c’è mai stata guerra, è la Groenlandia. La sola cosa che questa terra conosce è la pace, l’unica cosa che le persone conoscono è la pace. Allo stesso tempo, l’energia di questa terra è l’energia di Madre Terra: l’energia della Groenlandia è vecchia come l’energia di Madre Terra, ossia 4 miliardi di anni. In Groenlandia puoi sentire l’energia di quando Madre Terra è nata. E nessuno vi ha mai camminato. Nessuno è mai stato ucciso per la terra. Nessuno è mai stato ucciso per gli animali. L’unica cosa che abbiamo è una cosa chiamata “pace”. Che è la cosa di cui ha più bisogno l’intera Terra. Vieni, vieni perché se non senti l’energia della pace, non potrai mai crearla nel tuo Paese. Voi non conoscete nulla della pace. Immaginate come possa essere, ma non la conoscete. In Italia credono che Roma creerà la pace: il parlamento di Roma non creerà la pace. Né lo faranno le Nazioni Unite. Solo tu puoi farlo. La pace deve essere fatta nascere prima di tutto dentro di te, nella tua famiglia, tra i tuoi amici, nelle tue relazioni. Solo così potrai far nascere la pace. Ma se vuoi sentire, provare la pace ora, vieni in Groenlandia. Ti riporterà a casa e ti farà realizzare che tu personalmente sei degna di tornare a casa. La bellezza della pace è che nasce dentro di te».
Chi desiderasse approfondire la conoscenza di Angaangaq Angakkorsuaq e avere informazioni sui prossimi eventi in Italia e Europa, visiti il suo sito
http://icewisdom.com/it/. Angaangaq integra le tradizioni di guarigione e le conoscenze degli antichi insegnamenti eschimesi nei suoi cerchi, seminari intensivi e negli Aarlaartivik (le cerimonie tradizionali della capanna sudatoria). Parla in congressi e convegni su temi inerenti all’ambiente, al cambiamento del clima e ai problemi degli indigeni. Il suo impegno per l’armonia interculturale è largamente riconosciuto. Dal 18 al 25 luglio è previsto il viaggio sciamanico spirituale in Groenlandia – informazioni e contatti nel sito
icewisdom.com.
Finora in Italia è stato pubblicato il suo libro “Sciogliete il ghiaccio nei vostri cuori”, Verdechiaro Edizioni.