La dottoressa Simona Luci ha contribuito con un suo scritto al libro
“Psicosofia. Un ponte tra psicologia e spiritualità” e torna sull’argomento con alcune interessanti riflessioni.«L’essere umano, in quanto specie, ha trascorso il 99,5% del suo tempo in ambienti totalmente naturali e secondo l’Ecopsicologia (Danon, 2006) il disagio dell’uomo moderno dipende da questa perdita di connessione con la Natura e con quello che Roszak (1992) definisce inconscio ecologico, ciò che è connesso intimamente con il flusso di vita e con tutte le sue espressioni e che ci consente di sentire l’esistenza di ogni essere vivente, animale e vegetale, come dotata di pari dignità alla nostra, tutti appartenenti al sistema Terra» scrive Simona Luci.
«Insiti nel patrimonio genetico umano ci sono l’amore per la Natura e il bisogno della vicinanza di altri esseri viventi, che Wilson definisce biofilia (Wilson, 1986), ovvero la nostra innata tendenza a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita per creare un legame emotivo con esse. È necessario perciò ridefinire il concetto di salute e benessere, non solo come assenza di malattia, non solo come realizzazione della propria unicità, del proprio ‘disegno di anima’, ma anche come riconnessione all’inconscio ecologico – prosegue Luci – e forse il destino di ogni essere umano oggi ha a che fare con i raggiungimento di tale consapevolezza. Come suggerisce Russel riprendendo la Teoria di Gaia di Lovelock (1979), se la Terra si comporta come un sovraorganismo biologico in grado di autoregolarsi, il ruolo dell’essere umano potrebbe essere quello del sistema nervoso: ognuno di noi, singolo neurone, ha come destino il risvegliarsi alla consapevolezza di essere parte di qualcosa di grande, di essere la coscienza della Terra».
«La relazione con gli anima-li (la cui parola deriva come “anima” da anemos, soffio, essenza di vita) può essere un’esperienza molto utile ai fini dell’espressione della biofilia, e del ‘fare anima’, come intendeva Hillman, ma è importante che sia basata sul rispetto, in una relazione in cui l’altro è soggetto e non oggetto – spiega ancora Luci – Biofilia è anche una emozione, è la capacità di percepire la bellezza della Natura e rimanerne affascinati e quando siamo innamorati, come gli sciamani accediamo al mondo in una sorta di partecipazione mistica (participation mystique), che ci permette di vedere l’anima di un’altra persona e di ogni forma di vita. È perciò importante aiutare a creare quell’innamoramento in cui “io” e “tu” si espandono in un “noi”, comprensivo della Terra e di tutte le sue creature. In fondo proteggiamo ciò che amiamo (Gould, 1993)».
«Nelle culture totemiche e pre-totemiche gli animali non umani erano vissuti come sacri (parola indoeuropea che significa separato), portatori di una potenza superiore che l’uomo non è in grado di dominare, per questo appartenenti a una realtà separata misteriosa, affascinante, potenzialmente pericolosa e potente (mysterium tremenda et fascinans) – prosegue Luci – Nel corso dei secoli si è accentuata una visione sempre più antropocentrica, dove essi venivano considerati privi di ragione (per Cartesio anche di anima sensibile) e, quindi, esseri inferiori. Oggigiorno siamo testimoni di molti atteggiamenti che considerano gli animali come risorse economiche, fino ad arrivare allo sfruttamento, al maltrattamento, a quello che Rifkin (2001) chiama ecocidio, lo sterminio organizzato a fine economico. Alla base di questi atteggiamenti c’è una visione specista, un insieme di credenze, pregiudizi e narrazioni che stabiliscono in maniera arbitraria la superiorità della nostra specie, legittimando comportamenti di indifferenza, di uso e crudeltà».
«Gli animali sono fessure attraverso le quali facciamo cambiare la posizione della nostra coscienza (Russack, 2002) e possono insegnarci tantissimo, come il valore e la ricchezza della diversità, sempre fedeli a se stessi fanno nascere in noi il desiderio di esprimere la nostra unicità – spiega ancora Luci – Ancora ci insegnano a sviluppare l’empatia, a vivere nel presente e ad affrontare la vita con pienezza (potremmo definirli maestri di mindfulness), a sviluppare la capacità di meravigliarci, a superare le barriere che costruiamo con la nostra mente, a espanderla e a connettersi con il sacro, sentire che non siamo separati, ma connessi e portarci in quella “sacra presenza” (Randour, 2009). Gli animali e la natura sono ricchi di simboli, che possono, ispirarci e fare vibrare corde emotive e spirituali, come fossero dei koan su cui meditare; possono accompagnarci con i loro insegnamenti, aiutandoci a recuperare e riconoscere forze profonde e innate e dimenticate. Il contatto può essere anche simbolico, attraverso immagini, disegni, con tecniche di meditazione visiva o uditiva, creazioni artistiche, sogni, la cui interpretazione ha risentito del rapporto di superiorità/inferiorità che contraddistingue la relazione odierna con loro. È tempo ormai che la bellezza e la nobiltà del mondo animale vengano onorate. Gli animali ci stanno aspettando, sono in attesa di un incontro autentico con noi (Massara, 2019), per ricostruire una relazione sacra, ma questa volta non più in senso di “separata”, ma di partecipazione mistica, con la consapevolezza profonda che anche noi siamo Natura, ne facciamo parte e apparteniamo ad essa, per cui come scrisse Sealth (Capo Seattle) “Non è l’uomo che ha tessuto le trame della vita, egli ne è soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a se stesso”».
Bibliografia essenziale
Barbiero G., Berto R. (2016). Introduzione alla biofilia. Roma: Carocci Editore
Buber M., (1993), Il principio dialogico e altri saggi, Milano: San Paolo Edizioni
Ciatti R. (2021), Ma le pecore sognano lame elettriche?, Milano: Marco Saya Edizioni
Danon M., (2006), Ecopsicologia, Milano: Aboca Edizioni
Hillman J., (1985), Il codice dell’anima, Milano:Adelphi editore
Hillman J., (1982), Presenze animali, Milano:Adelphi editore
Lovelock, J. (1979), Gaia, nuove idee sull’ecologia, Milano: Bollati Boringhieri
Roszak T., (1992) , The voice of the Earth, New York:Simon and Shuster
Wilson, E-O., (1986), Biophilia, Cambridge:Harvard University Press