“Creare libertà, comunità e rapporti sostenibili ha un prezzo. Richiede il tempo e il coraggio necessari per imparare ad essere nel fuoco della diversità. Significa rimanere centrati nel fuoco del conflitto. Richiede che si impari a conoscere le grandi e piccole organizzazioni, i forum cittadini aperti e le tensioni di strada. Se volessimo fare i leader o i facilitatori senza questa conoscenza, potremmo sprecare tempo, ripetendo i più terribili errori della storia”.
Così scrive Arnold Mindell, fisico e terapista junghiano, nel libro
Essere nel fuoco (Terra Nuova edizioni, 2010). Mindell utilizza un approccio terapeutico, internazionalmente noto come
Process Oriented Psychology (Process work) basato sulla filosofia definita
Deep Democracy, democrazia profonda. Infatti l’autore denota come la democrazia attuata nei nostri paesi sia solo un’ombra di ciò che la parola democrazia esprime. É una forma grezza e impiegata malamente per gestire il potere e determinare il controllo, non per creare una società che rispetta le diversità e le accoglie come un potenziale di energia creativa. Il lavoro di Mindell si basa sui principi della fisica quantistica, psicologia junghiana, sciamanesimo e taoismo mostrando una prospettiva nuova che offre il suo lavoro:
“Caos: il conflitto e i momenti di caos sono considerati positivi nei processi di gruppo perché possono creare rapidamente un senso di comunità e un’organizzazione durevole.
Apprendimento: il conflitto è il più stimolante dei maestri.
Apertura di cuore: per affrontare i conflitti senza esserne bruciati. L’intensità del fuoco del conflitto viene usata per creare comunità.
Consapevolezza di sé: è importante riconoscere che che siamo parte di tutti i conflitti in atto attorno a noi e utilizza gli strumenti e le capacità derivanti dalla consapevolezza di sé come fattore determinante per la loro risoluzione.
Ignoto: riconosce che la comunità sostenibile si è sempre basata sul rispetto dell’ignoto.
Mindell lavora da anni in America con singoli individui o gruppi (anche centinaia di persone) per una reale trasformazione della società. Sulla base del pensiero olistico, in cui ogni cosa è considerata connessa a tutte le altre, Mindell da voce al vissuto e al sentire delle singole persone per lavorare collettivamente su paura, potere, pregiudizio, odio, tristezza, che sono alla base dei conflitti mondiali:
“A coloro che aspirano a creare comunità e organizzazioni sostenibili il mio suggerimento è: iniziate dall’essere umili. Tornate a scuola. Imparate la consapevolezza, imparate a riconoscere l’abuso di potere, il potere dei privilegi. In questo modo risparmierete a voi stessi e alla vostra comunità molta sofferenza […] ‘vigilanza’ significa consapevolezza della molteplicità dei modi di pensare e di sentire, nel mondo che ci circonda e in noi stessi. Questa consapevolezza fa parte del prezzo della democrazia e della pace. Tutto il resto consiste nell’apprendere ed utilizzare gli strumenti per gestire i conflitti personali, etnici e mondiali […] Molti vogliono che il mondo cambi, ma non sono disposti a lavorare per favorire questo cambiamento. É molto più facile fantasticare di leader carismatici che si impegnino a favore della società e dei diritti….”
Con il metodo di lavoro del worldwork, Mindell non da una ricetta per salvare le anime o il mondo. Non dice alle persone come devono comportarsi ma invita a considerare che
“nella risoluzione dei conflitti e nello sviluppo delle organizzazioni, il nuovo paradigma crea invece rapidi cambiamenti politici e psicologici basati sul modo in cui le persone interagiscono effettivamente tra di loro. Il nuovo paradigma muove dal concetto che le persone che formano un gruppo non siano necessariamente ‘cattive’ o pericolose, ma che, al contrario, siano capaci di grande saggezza e consapevolezza. Invece di tentare di controllare i gruppi, il worldwork aiuta le persone ad aprirsi reciprocamente all’atmosfera del gruppo”.