Per lo psicosofo l’accoglienza dei “compagni di viaggio” che si rivolgono a lui o lei per una richiesta di percorso insieme è importantissima. E lo spiega bene la dottoressa Angela Zenari nel suo contributo che ha scritto per il libro
“Psicosofia. Un ponte tra psicologia e spiritualità” (Terra Nuova Edizioni).
«Uno dei primi temi su cui una/o psicosofa/o è chiamata/o a riflettere è come accogliere le persone che si rivolgono a lei/lui con una richiesta di percorso insieme – spiega la dottoressa Zenari – Il valore dell’Essere Umano e la preziosità del suo Essere Unico sono spesso messi in crisi dalla tendenza ad uniformare persone, comportamenti, desideri e idee».
Nel capitolo che ha scritto per il libro la dottoressa Zenari stimola «la riflessione sull’importanza dei piccoli dettagli che permettono al viaggiante (colui che chiede la consulenza) di sperimentare quell’eccezionale esperienza che è l’essere accolti con apertura, amorevolezza, assenza di pregiudizio e di intenti di condizionamento. Potrebbe sembrare scontato che chi lavora con le persone e ha una preparazione psicologica mantenga un atteggiamento aperto, rispettoso e non giudicante in coerenza con i fondamentali principi che regolano le professioni di cura, ma tale tema è così importante che ho ritenuto di soffermarmi e approfondire alcuni aspetti».
«Come psicosofa accolgo chi si rivolge a me con la ricchezza del mio patrimonio culturale, professionale e personale e nello stesso tempo con quello sguardo curioso e amorevole che mi permette di considerare il viaggiante come un Universo che mi sta donando la possibilità di vederlo e conoscerlo, sono consapevole che dal mio modo di pormi e da quello che trasmetto dipenderà la decisione di dare un seguito al primo incontro – prosegue Zenari – Mi predispongo ad ascoltare in modo autentico colui o colei che si sono rivolti a me per cogliere la sua “mappa di se stessa/o e del mondo”. Ogni aspetto della persona, sia il suo corpo che i suoi sentimenti, le sue paure, le sue sofferenze, le sue credenze e i suoi sogni, richiede di essere accolto e compreso. Risulterà pertanto chiaro al lettore che ogni percorso psisosofico manterrà caratteristiche di originalità e flessibilità sia negli stili di accompagnamento che nella durata e frequenza degli incontri. Non è possibile standardizzare le consulenze o seguire dei protocolli, solo una approfondita preparazione ed esperienza negli ambiti psicologico, olistico e spirituale insieme alla disponibilità ad un continuo lavoro formativo possono garantire un buon accompagnamento nel percorso psicosofico».
«Avendo una formazione in ipnosi ericksoniana ho apprezzato e approfondito il valore dell’ascolto empatico che favorisce l’instaurarsi di una relazione di fiducia in cui è lo psicosofo che si “adatta” all’interlocutore – spiega ancora Zenari – Ogni persona ha un proprio stile comunicativo, le parole che utilizza, le metafore, i riferimenti, le ripetizioni permettono di cogliere tanti dettagli e perciò di modularsi sulla lunghezza d’onda dell’altro nella scelta dello stile comunicativo, degli esempi e delle metafore da utilizzare. Questo favorisce lo svilupparsi del rapporto di fiducia e la disponibilità a cogliere quei suggerimenti che stimolano nel viaggiante la ricerca delle proprie risorse e la curiosità di sperimentare dei cambiamenti migliorativi. E’ proprio il sentirsi capiti e accolti, rispettati e valorizzati, che può rappresentare una delle esperienze emozionali correttive più importanti per chi sta cercando se stesso».
«Intraprendere un viaggio psicosofico significa assumersi la responsabilità delle proprie scelte, diventare “padroni del proprio destino, capitani della propria anima” (W.E. Henley) – aggiunge la dottoressa – Fin dall’inizio chiarisco che è un percorso che si fa insieme, dove ciascuno (psicosofa e viaggiante) sono chiamati a svolgere al meglio la propria parte. Camminare al fianco del viaggiante significa stimolarlo, incoraggiarlo, guidarlo, favorire la trasformazione degli ostacoli in stimoli, con la certezza che ogni anima si nutre nella relazione, nel sentirsi accolta e amata. Nella Psicosofia si esprime anche la dimensione creativa e artistica dello Psicosofo che come detto da Michelangelo “vede un angelo nel marmo e lavora per liberarlo”. Tra gli ostacoli all’evoluzione spirituale vorrei sottolineare la paura e le abitudini radicate. Molte difficoltà nascono dalla paura dei cambiamenti e dalla rigidità delle abitudini che inducono a considerare il nuovo, il non ancora esplorato come pericoloso. E’ stimolante e gratificante guidare le persone verso nuove esperienze, proponendo dei piccoli cambiamenti, stuzzicando la curiosità e la fantasia, mettendo in dubbio amorevolmente o giocosamente le loro credenze. Passo dopo passo si delinea il viaggio di trasformazione che apporterà dei cambiamenti in tutti coloro che sono coinvolti, come in un processo alchemico perché anche lo Psicosofo cambia e si arricchisce nel percorso con il viaggiante».