L’intervista. Il dottor Angelo Fierro: «Il lavoro biografico ci restituisce a noi stessi»
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Chi, in questo momento difficilissimo, non ha bisogno di “ritrovare se stesso”, il proprio equilibrio, la propria profondità, il proprio baricentro? Ci sono tante strade possibili per non lasciarsi travolgere e schiacciare dalla pesantezza del quotidiano che si vive oggi; una di queste è quella di concedersi un momento per un lavoro biografico su di se, come ci spiega il dottor Angelo Antonio Fierro.
«Il lavoro biografico su di se è un viaggio, che necessita di alcuni attrezzi e di una bussola e che ci permette di ritrovare noi stessi, soprattutto quando rischiamo di smarrirci in momenti difficili e pesanti come quello che oggi stiamo tutti vivendo»: così il dottor Angelo Antonio Fierro parla del percorso su cui lavora da molti anni e che propone anche in incontri e nei suoi libri.
Il dottor Angelo Antonio Fierro è medico specializzato in scienza della nutrizione e antroposofia, è responsabile scientifico dell’associazione Stella Maris e responsabile del Terapeuticum Heliopolis di Bologna, dove opera insieme anche a psicoterapeuti e arteterapeuti.
«Ricostruire la propria biografia, con il corredo di ricordi, di emozioni, di ferite dell’anima, dei nostri punti di svolta, dei nodi irrisolti od omessi, dei traumi, delle nascite, delle morti e degli incontri che hanno caratterizzato la nostra vita, finanche dei nostri sogni nel cassetto, ebbene ricostruire tutto questo, lavorando su di se, ci dà modo di affrontare un viaggio a ritroso che risponde alla necessità di riconoscersi; e ciò si affianca alla già grande impresa che, vivendo, cerchiamo di realizzare, cioè quella di conoscerci» spiega Fierro.
«Naturalmente ciascuno di noi è diverso, è una singolarità, è unico, e attingerà risorse differenti da questo percorso, ma lo saprà rendere proficuo se avrà modo di affrontarlo col giusto metodo, modalità e consapevolezza».
Fierro descrive questo percorso anche nel suo libro Sfogliando i petali della rosa biografica e tiene anche seminari ( l’ultimo è disponibile qui).
«Ciò che di più fecondo possiamo trarre da un lavoro di questo tipo su noi stessi – prosegue Fierro – è non solo la rivitalizzazione dell’interesse verso noi stessi, ma anche la riattivazione e la riscoperta dell’attenzione verso l’altro. Ci riappropriamo quindi della capacità di esplorare il campo dello sguardo dell’io altrui, cioè come gli altri ci vedono e come ci hanno influenzato nella nostra vita. Quando pensiamo di avere smarrito il senso della nostra esistenza, del nostro vissuto, quando siamo in difficoltà, tormentati da dubbi, esitazioni, rimorsi, rincrescimenti, o quando ci sentiamo circondati da rancori, odi, invidie, ecco dobbiamo essere consapevoli che tutto ciò rallenta il nostro percorso evolutivo e dobbiamo dunque mettere “mano a noi stessi” per “recuperarci”, sgusciando fuori dalla terra, riergerci e ritrovare l’io, il filo smarrito nella nostra esistenza. Così ci riconosciamo e riconosciamo i talenti che ci sono stati dati in dote o in dono; e ciò accade, non dimentichiamolo mai, anche imparando dalle lezioni che possiamo apprendere dai nostri figli, dai nostri nipoti e dalle giovani generazioni».
«Il lavoro biografico ci dà dunque solidità, rinnova le nostre radici così come il nostro slancio, ci permette di non lasciarci distrarre dalle diecimila sirene che ci avvolgono nei social e nello scorrere frenetico della vita quotidiana, che con trucchi e artifizi da un lato ci mostra paradisi illusori e artificiali mentre dall’altro ci blocca nel pantano della pesantezza».
