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A costo della vita

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Chi lotta in difesa dell’ambiente continua a morire, troppo spesso, di fronte agli interessi di un inesorabile e spietato “progresso economico”.
Solo quest’anno sono state più di 140 le persone uccise perché lottavano per la salvaguardia dell’ambiente. A riferirlo è l’ong Global Witness, che dal 2015 collabora con il quotidiano britannico The Guardian per contribuire a rendere pubblici gli abusi contro la natura e i suoi defenders.
Per ora, il record lo detiene il 2016, anno in cui sono state più di 200 le vittime nel mondo, circa quattro a settimana; il 40% di esse erano individui appartenenti a diverse tribù indigene: 49 quelle uccise solamente in Brasile, seguono la Colombia con 37 morti e le Filippine con altri 28.
Le vittime lottavano tutte in difesa della nostra Terra, contro l’inquinamento, lo sfruttamento degli animali, delle risorse naturali e vivevano, come possiamo capire, in zone del pianeta in via di sviluppo dove spesso i governi, cercando di favorirne lo sviluppo economico, collaborano con spietate multinazionali dell’industria mineraria o agricola.
«Molte delle uccisioni registrate» spiega il Guardian «avvengono in villaggi remoti, incastonati in catene montuose e foreste pluviali. Le comunità degli indigeni sono le più duramente colpite». I principali responsabili di questi assassinii, come confermato dalle indagini di Global Witness, sono in gran parte legati all’industria mineraria, ma anche all’abbattimento degli alberi, all’agricoltura intensiva o alle dighe costruite per ricavare energia idroelettrica.
«Ci minacciano affinché rimaniamo in silenzio» ha spiegato Jackeline Romero, leader colombiana del movimento Fuerza de Mujeres Wayuu. «Io non posso rimanere in silenzio davanti a tutto quello che sta accadendo alla mia gente. Stiamo combattendo per le nostre terre, per la nostra acqua, per le nostre vite».
I defenders, zittiti con minacce alla propria vita e a quella dei propri familiari, si ritrovano a combattere contro poteri forti, e la lotta richiede loro molto più delle loro possibilità economiche e in tanti, davanti alla paura, decidono di rimanere in silenzio. Mentre chi lotta, anche se sostenuto da altri, spesso continua a morire davanti agli interessi dello spietato e inesorabile «progresso economico».

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Dicembre 2017

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