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A rischio mutazione

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La notizia è di qualche mese fa e riguarda lo studio “Mapec life” effettuato su un campione di 1200 bambini tra i 6 e gli 8 anni a Torino, Brescia, Perugia, Pisa e Lecce. Leggi l’editoriale tratto dal mensile Terra Nuova Febbraio 2017.
L’obiettivo del progetto, finanziato dalla Commissione Europea e realizzato dall’Università di Torino in collaborazione con diversi atenei italiani, era verificare gli effetti degli inquinanti atmosferici, in particolare del PM 0.5 sul corredo genetico dei più piccoli.
Oltre al prelievo di campioni della mucosa buccale dei bambini, lo studio ha misurato la concentrazione di inquinanti nei cortili delle scuole. I primi risultati sono stati più che eclatanti: il 52,7% dei campioni di mucosa prelevati in inverno e il 35,9% di quelli primaverili presentava almeno un micronucleo, indicatore di una mutazione del DNA.

Prova della capacità dello smog, e in prima linea delle polvere sottili, di indurre effetti tossici, mutageni e cancerogeni. Ovviamente, la presenza di mutazioni del DNA non significa che in futuro avremo adulti con due teste o tre braccia, ma “solo” con una maggiore probabilità nel tempo di sviluppare disturbi respiratori e forme tumorali.
La frequenza di alterazione del DNA è risultata più elevata con la crescita delle concentrazioni di benzene, PM 2.5, anidride solforosa, ozono e idrocarburi policiclici aromatici (IPA) nel particolare ultrafine (PM 0.5).
Valori elevati sono stati riscontrati anche nei bambini in sovrappeso e in quelli esposti al fumo passivo; mentre valori più bassi si sono registrati nei bambini di famiglie che seguono un’alimentazione più sana. I più esposti in assoluto sono risultati i bambini di Torino, dove il 53% dei campioni presentava almeno un micronucleo.
Nel complesso un quadro decisamente poco rassicurante, per non dire allarmante, ma che non deve scoraggiare. Oltre a ricordare a chi amministra la cosa e la salute pubblica e le gravi responsabilità nella gestione della mobilità nei piccoli e grandi centri del nostro Paese, c’è qualcosa che ognuno di noi può fare da subito: ripristinare la vecchia abitudine di andare a scuola a piedi o in bicicletta, molto utile anche per combattere la sedentarietà e il sovrappeso crescente.
Quando la distanza o altri motivi non lo consentono, e in assenza del servizio di scuolabus, stimolare all’uso dei mezzi pubblici, o in alternativa organizzare con altri genitori un servizio di carpooling, in modo da portare a turno più bambini in una stessa auto.
Possono sembrare consigli scontati e di efficacia limitata, ma purtroppo gran parte degli 8 milioni di bambini (considerando la popolazione al di sotto dei 14 anni) che ogni giorno va all’asilo e a scuola, viene accompagnata in auto, alimentando una parte consistente del traffico automobilistico che ingorga le nostre città.

Editoriale tratto dal mensile Terra Nuova Febbraio 2017

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