«Nascono potenza e nobiltà nei luoghi sconfinati dove credi che la città finisca, e dove invece ricomincia». Pier Paolo Pasolini, a cento anni dalla nascita, indimenticata e preziosa fonte d’ispirazione. Negli ultimi anni abbiamo aggiunto, a seguire la nostra fortunata definizione di cibo di qualità – buono, pulito e giusto – due parole: «per tutti». E quelle due parole chiariscono che, se non è per tutti non è buono, non è pulito e non è giusto.
Questa modifica di una frase tanto iconica è parte di un processo di rigenerazione che riguarda, prima di ogni altro ambito, il pensiero, dunque il linguaggio: un processo necessario se davvero vogliamo dirigerci verso modelli altri, «rigenerativi», fondati sull’ascolto, sulla comprensione, sull’accoglienza invece che su antagonismo e prevaricazione. Per capire le ragioni dell’alterità, per provare compassione, cioè sentire il dolore altrui, per stare in relazione coi nostri simili, ma anche con gli animali e col vivente tutto. E, siccome il cibo, nella nostra lettura, ha a che fare con «tutto», anche il luogo in cui abbiamo scelto di far abitare l’edizione 2022 del nostro evento mondiale sul cibo, «Terra Madre – Salone del Gusto» (2022.terramadresalonedelgusto.com), dal 22 al 26 settembre, quest’anno è forma e sostanza di rigenerazione: il Parco Dora, un luogo che racconta la sua storia attraverso l’evidente stratificazione del passato industriale, spazio riconquistato alla fruizione dei cittadini, di rigenerazione urbana, dove alberi e prati, insieme all’acqua del fiume Dora, non più sigillato, connotano il parco che non solo «ospiterà», ma «sarà» Terra Madre – Salone del Gusto, almeno per quei cinque giorni.
È tempo di sconfinare nei luoghi «dove sembra che la città finisca»: sono luoghi fisici, assimilabili a quelli che in natura si definiscono «aree marginali», più ricche in bio-diversità, più interessanti dal punto di vista ecosistemico, che offrono un’ampia varietà di ambienti e anche di opportunità. La nostra associazione vuole essere trasversale e raggiungere quel «per tutti» lì dove vive: vuole stare nelle botteghe di prossimità dei quartieri, tra gli osti che sopravvivono all’omologazione anche del gusto, con le donne pastore e le casare che abitano le aree interne coi loro animali, tra i contadini che pervicacemente producono cibo nella pianura aggredita dalla cementificazione, tra gli abitanti dei piccoli paesi che cercano di (r)esistere nei luoghi d’origine, tra i migranti che vivono periferie ferocemente vitali e nelle mense delle scuole dove bambine e bambini di ogni estrazione ed origine condividono i pasti quotidiani. La rigenerazione per noi è già avviata e prevede un percorso difficile ma lungimirante: un atto di volontà che con coraggio disegna un futuro migliore «per tutti».