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Accanto alla madre. Riscoprire l’intimità della nascita

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Spesso oggi gravidanza e parto sono “oggetto” di una forte medicalizzazione che ostacola  quella profonda unione tra madre e neonato che sarebbe auspicabile. La figura della doula può affiancare la donna aiutandola a riappropriarsi di questo momento unico. Ne parliamo con Clara Scropetta.
Accanto alla madre. Riscoprire l’intimità della nascita
La nascita come momento di intimità profonda, che non va disturbato e che, se medicalizzato quando non ve ne è la stretta necessità, può segnare negativamente i periodi successivi. È su questo approccio che Clara Scropetta lavora da anni, dopo essersi formata anche con Michel Odent, medico noto per avere aperto la strada alcuni decenni fa all’idea che la donna ha in sé le capacità e le competenze per partorire. 
Clara è stata tra le prime a far conoscere in Italia la figura della doula, una donna senza formazione ostetrica ma dotata di fine sensibilità e grande empatia capace di stare accanto ad altre donne durante il travaglio, il parto e il post-parto, facilitando il lavoro dei professionisti sanitari. Clara ha condensato anni di esperienza e formazione nel suo libro  Accanto alla madre. Essere doula: un atto d’amore  (Terra Nuova Edizioni), di cui è uscita l’edizione rivista e aggiornata, arricchita di contenuti, informazioni e riflessioni. Ed è proprio grazie alla sua lunga esperienza come doula che è giunta alla conclusione che la nascita, se trasformata in una “patologia” da trattare e affrontare con protocolli standardizzati, può divenire una ferita non facile da rimarginare.
«Nel corso del tempo abbiamo progressivamente dimenticato che la nascita è un evento intimo, che riguarda due persone: madre e creatura» spiega Clara. «La presenza di altre persone, oggi considerata indispensabile, di fatto ha reso tutto più lungo, più difficile, più pericoloso. Il parto è un processo involontario, che non si può aiutare: dipende da un determinato flusso ormonale che si produce solo a certe condizioni, altrimenti viene inibito».
Gli ormoni dell’amore

«Il flusso ormonale che si attiva quando arriva il momento del parto è un cocktail di ormoni dell’amore che ha un preciso significato biologico» prosegue Clara. «La sua riduzione equivale, secondo me, a una sorta di castrazione e ciò genera una ferita, anche quando poi si dice che “tutto è andato bene”. Il problema di fondo è la non comprensione della fisiologia: se più persone si chiedessero come mai, di tanto in tanto, una donna senza nulla di speciale partorisce facilmente, si vedrebbe subito che questo dipende dalla maggiore intimità, a volte del tutto casuale. Quando la creatura nasce, il parto non è concluso. Manca il primo contatto tra madre e creatura, durante il quale avviene il distacco della placenta. Secondo la mia esperienza, ben poche persone al mondo sanno cosa può essere questo momento e cosa significhi in termini di sicurezza a breve termine e di salute a lungo termine. Dopo diecimila anni di interferenze, ci vuole audacia per riscoprire cosa succede quando madre e creatura è come se fossero sole. Quest’audacia viene ampiamente ricompensata dalla bellezza di cui si è indiretti testimoni».

L’osservazione condotta da Odent
Michel Odent, chirurgo, ricercatore e divulgatore francese, è noto in tutto il mondo per l’approccio al parto che ha introdotto all’ospedale di Pithiviers, di cui fino al 1985 è stato responsabile del reparto maternità. Autore di oltre cento articoli scientifici, sostiene fermamente che l’interventismo durante la gravidanza e il parto comporta rischi. «Odent ha colto aspetti fondamentali dal suo coinvolgimento in almeno sedicimila parti, assistiti con un’interferenza minore del solito, e dall’analisi attenta di studi scientifici autorevoli» prosegue Clara. «Ho trovato nella sua opera conferma di ciò che avevo intuito fin dalla nascita dei miei figli e, collaborando con lui, ho compreso l’assoluta importanza della serenità in gravidanza e della comprensione dei bisogni fondamentali di madre e creatura, nonché la necessità di non sottovalutare l’impatto di far nascere prima del tempo, con i cesarei programmati o con le induzioni, che insieme attualmente riguardano circa il 60% dei casi. Oggi non si riconosce ancora il significato del primo contatto indisturbato, per via dei millenni di condizionamenti. Di fatto, inoltre, abbiamo reso inutili gli ormoni dell’amore, che invece sono indispensabili in un periodo critico per lo sviluppo, quello primale; e in ospedale i primi microrganismi a colonizzare il corpo della creatura appena nata non sono più familiari alla madre, con un imprinting differente sul sistema immunitario. Solo cent’anni fa non era così, nonostante le forti interferenze. Stiamo disturbando enormemente processi fisiologici fondamentali, senza sapere più di tanto con quali conseguenze. Ritengo che sarebbe opportuno porsi alcune domande ed essere più cauti nell’attesa di avere risposte». 
Come potrebbe essere…
Potrebbe però essere tutto molto diverso, Clara lo sostiene e lo illustra alle donne e ai genitori anche durante i numerosi incontri che tiene in giro per l’Italia.
«Se alcuni concetti di base fossero assimilati, una donna sarebbe molto più serena in gravidanza, quasi sempre entrerebbe in travaglio spontaneamente, per lo più partorirebbe senza particolari problemi e incontrerebbe in intimità la creatura appena nata» spiega. «E ciò vale in ospedale come altrove, con ogni tipo di assistenza. Allora la scelta rispetto al luogo del parto e alle persone da avere accanto a sé sarebbe davvero libera. Capisco bene le donne che si sentono impaurite e confuse, ammiro il loro coraggio anche nel disorientamento. Vorrei dire loro che sono le vere esperte, che ce la possono fare a proteggersi da inopportune interferenze e godere della gravidanza, del travaglio, del parto, dell’accudimento. Esistono persone in grado di proteggerle, mantenendo un intelligente profilo basso, e di stare al loro fianco quale fidata guardia del corpo, ben sapendo che ce la possono fare con le loro risorse». 
La figura della doula
Negli ultimi anni anche in Italia la figura della doula si è affermata. Si tratta, come spiega Clara, «di una figura materna, che protegge la madre da qualunque cosa possa intaccarne la serenità, la mette a suo agio, la fa sentire bene, in modo che possa percepire accuratamente cosa sente e cosa desidera. Poiché il modello predominante accentua parecchio i rischi, la doula rassicura la donna riportando le cose in una prospettiva realistica. Le ricorda che è la protagonista, le trasmette sicurezza». Ma come individuare la figura della doula? Come e dove trovarla? «Il passaparola è la modalità più affidabile, inoltre c’è la ricerca in rete. I criteri, secondo me, sono identici a quelli con cui si sceglie un’ostetrica, un medico, un terapeuta o altro: sentirsi al sicuro e non invasi. Occorre una persona che sappia stare al suo posto, che non si intrometta nelle scelte personali, che sia affidabile, sincera e coerente».
«Che la paura del parto e la sfiducia nella donna siano così diffuse, anche tra i professionisti, perfino tra le ostetriche, dipende solo dal fatto che sono millenni che rendiamo il parto più difficile e quindi più pericoloso. D’altra parte, come le nuove generazioni vengono al mondo riguarda tutti, in quanto riguarda il futuro dell’umanità: ogni creatura che nasce in pace è un passo verso il paradiso perduto».
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L’intervista è tratta dal numero di febbraio della rivista Terra Nuova

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