Stress, cattive abitudini alimentari, abuso di bevande irritanti o anche di certi farmaci: le cause del classico bruciore di stomaco possono essere diverse e sono moltissime le persone che ne soffrono. Cosa succede è presto detto: l’anello muscolare posto tra la parte inferiore dell’esofago e l’ingresso dello stomaco si allenta e non si chiude più perfettamente, causando la risalita del contenuto acido dello stomaco. Si avverte quindi quel fastidioso reflusso che infiamma l’esofago e il cavo orale e può attaccare anche le vie respiratorie, la laringe e i denti; non di rado si associano sintomi come raucedine e asma.
Se l’acidità di stomaco appare frequentemente, esofago e laringe subiscono una vera e propria «corrosione» e il processo infiammatorio può portare a modificazioni nella mucosa causando emorragie e, nel peggiore ed estremo dei casi, anche sviluppo di tumori.
In condizioni normali, lo stomaco è dotato di un sottile strato di muco speciale per resistere all’attacco dell’acido cloridrico necessario a innescare la digestione; il flusso ematico e le prostaglandine prodotte dalle cellule gastriche proteggono la mucosa e ne impediscono l’erosione. Se però si verifica uno squilibrio, questo meccanismo di difesa viene a mancare e, in casi gravi, si può arrivare anche all’ulcera.
Dieci regole d’oro
Cosa fare dunque per mantenere lo stomaco in salute ed evitare il fastidio e i rischi associati all’iperacidità? Ci sono senz’altro alcune regole d’oro da tenere in considerazione.
1. Evitate lo stress. Spesso a seguito di emozioni intense, come paura, stress, rabbia, ansia o nervosismo, si avvertono gonfiore, bruciore, nausea, inappetenza e, nei casi peggiori, crampi addominali, vomito e diarrea. Le sensazioni di «pancia» influenzano il nostro benessere perché le emozioni vengono somatizzate. Non di rado a chi soffre di problemi gastrici vengono prescritti farmaci antidepressivi, a dimostrazione del fatto che una buona funzionalità gastrica dipende fortemente dal nostro stato d’animo. Questo si verifica perché lo stomaco si comporta come un vero e proprio «secondo cervello», costituito da una fitta rete di cellule nervose in collegamento con il cervello centrale, ed è in grado di liberare neurotrasmettitori come la serotonina.
Quando la mente è in una condizione di forte stress, le fibre nervose simpatiche inviano un segnale di emergenza allo stomaco, che si contrae causando tensione addominale, alterazione della motilità e della produzione degli acidi e delle molecole coinvolte nei processi digestivi. Il cervello centrale «ordina» a quello addominale di rilasciare più serotonina per riequilibrare lo stato d’animo, ma questo eccessivo rilascio ormonale spesso causa fastidi significativi. A seguito dello stress si ha anche una maggior produzione di cortisolo, che a sua volta aumenta la produzione di HCl, causando acidosi. Se la situazione si protrae a lungo si scatenano gastriti e ulcere. È quindi assolutamente indispensabile cercare di evitare le situazioni che ci sottopongono a forti stress oppure occorre apprendere tecniche, come per esempio la meditazione e il training autogeno, che aiutino a gestire le forti emozioni negative.
2. Attenzione a certi farmaci. I cosiddetti Fans, farmaci antinfiammatori non steroidei, e gli
inibitori di pompa, la cui assunzione oggi è estremamente diffusa, possono favorire l’insorgenza di
disturbi gastrici e acidità. I Fans, che a volte vengono assunti anche per problematiche banali, come mal di testa o dolori muscolari, riducono la sintesi di muco e bicarbonato e danneggiano il flusso sanguigno della mucosa, quindi occorre fare molta attenzione.
Una buona alternativa può essere la
Boswellia, pianta con
azione antinfiammatoria che non danneggia la mucosa gastrica.
Un’altra categoria di farmaci a rischio è rappresentata dagli inibitori di pompa protonica (Ipp), somministrati proprio per alleviare sintomi come bruciore, dolori e crampi a stomaco e addome, gonfiore, eruttazioni, senso di pesantezza e tensione addominale, ma che possono dare dipendenza e, a lungo andare, peggiorare la situazione.
Questi farmaci inducono un innalzamento del pH gastrico sopra ai valori normali di 3-5, inibendo l’azione della pepsina, enzima deputato alla digestione delle proteine. Inizialmente si avverte una sensazione di benessere generale, ma in assenza di un’adeguata secrezione di acido cloridrico il danno è doppio: oltre alla pepsina vengono inibiti gli altri enzimi digestivi, in quanto il pancreas funziona bene con un pH acido, e quindi il segnale non parte. In secondo luogo il sistema immunitario si indebolisce, in quanto le secrezioni acide costituiscono un meccanismo di difesa per neutralizzare virus, batteri e muffe. Recenti studi hanno addirittura evidenziato che soggetti che fanno uso di Ipp sono maggiormente soggetti a polmoniti e bronchiti, in quanto la mancanza di acidi gastrici permette ai batteri intestinali di risalire il tubo digerente, arrivando alla gola e causando infezioni. Allo stesso modo si possono verificare alterazioni della flora batterica intestinale, con ricorrenti diarree.
Altro rischio legato all’utilizzo di questi farmaci è un malassorbimento intestinale con carenza di vitamina B12: gli antiacidi riducono infatti anche il fattore intrinseco dello stomaco, indispensabile per l’assorbimento di questa importante vitamina; le conseguenze, gravi soprattutto nell’anziano, vanno dalla perdita di memoria a tremori, depressione, confusione mentale e disturbi dell’umore, fino ai casi più gravi che possono sfociare in demenza senile e Alzheimer.
È stata anche evidenziata una forte correlazione tra l’utilizzo prolungato di Ipp e il rischio di fratture osteoporotiche, soprattutto nelle donne, e a livello dell’anca.
3. Masticate lentamente. È molto utile adottare semplici norme comportamentali come la lenta masticazione, l’assunzione di piccole porzioni, pasti serali leggeri e che precedano almeno di due ore il riposo notturno.
4. No a bevande e cibi irritanti. Sarebbe bene evitare cibi e bevande acidi come caffè, cioccolato, latticini, fritti, pane, soprattutto bianco (meglio quello tostato, la mollica non va bene), bevande gassate, zuccheri raffinati e alcol, che irritano la mucosa gastrica.
5. Frutta lontano dai pasti. È consigliabile assumere la frutta almeno venti minuti prima del pasto e la verdura sempre prima della seconda portata, per ridurre i processi di fermentazione. Soprattutto in casi particolarmente ostinati di reflusso, è meglio evitare di consumare pasti liquidi nelle ore serali.
6. Scegliete i cereali giusti. Ci sono cereali che favoriscono meno di altri l’acidità di stomaco, come riso, avena, miglio, quinoa, grano saraceno e amaranto, purché ben cotti e da masticare lentamente. Le creme di riso e di miglio ben cotte assunte a colazione sono un toccasana per lo stomaco infiammato.
7. Non tutti gli ortaggi vanno bene. Se soffrite di acidità di stomaco, cercate di preferire ortaggi come carote, zucca, patate, finocchi, lattuga, cavoli, broccoli, verza e cavolini di Bruxelles, che hanno un’azione emolliente e riparatrice; bene anche le verdure fermentate, che potenziano la digestione.
8. Liquidi lontano dai pasti. Assumete acqua e bevande lontano dai pasti e ricorrete a preparati a base di camomilla, malva, altea, melissa e succo di cavolo, ad azione calmante. La camomilla, contrariamente a quello che si pensa, non favorisce il sonno ma ha un’azione principalmente antinfiammatoria.
9. Caldo, freddo e spezie. Evitate cibi troppo caldi o troppo freddi e introducete spezie protettive per lo stomaco come curcuma, zenzero, cumino, menta, basilico, prezzemolo e salvia. Limitate l’assunzione del sale, che favorisce la gastrite e la proliferazione dell’Helicobacter pylori.
10. Attenzione all’aceto. Condite con aceto di mele o acidulato di umeboshi e olio di qualità. Potete impiegare il kuzu come addensante per la preparazione di creme, zuppe e dolci, e dolcificare con miele di manuka.
Se poi a corrette abitudini alimentari affianchiamo anche lunghe passeggiate, momenti di relax, ore sufficienti di sonno ed esercizio fisico regolare, a ringraziarci non sarà solo lo stomaco!
IL LIBRO
Negli ultimi anni l’approccio scientifico nei confronti dell’organo stomaco è decisamente cambiato: dal considerarlo un semplice sacco dove transita il cibo, si è passati a ritenerlo uno dei più sofisticati organi endocrini, con una fisiologia, biochimica, immunologia emicrobiologia unica. E anche nello stomaco, come nell’intestino, alberga un vero e proprio
microbiota sensibile a molti elementi come la dieta, lo stile di vita, l’assunzione di farmaci.
In questo libro le autrici spiegano come mantenere lo stomaco in salute, affrontando problematiche più comuni come gonfiore e reflusso e altre più complesse come ulcere e gastriti. Una buona masticazione, la scelta di alimenti alcalini, l’utilizzo di rimedi naturali mirati e alcune tecniche di respirazione sono il punto di partenza per migliorare i processi digestivi. Sono inoltre proposti schemi dietetici per la fase acuta e per la prevenzione e il mantenimento.
Nella seconda parte oltre 90 ricette vegetariane e vegane dimostrano come sia possibile prendersi cura di quest’organo senza rinunciare al gusto.
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