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Acqua e pesticidi: è indispensabile il biocontrollo

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Dai dati dell’Annuario Ispra emerge il costante aumento della contaminazione di pesticidi nelle acque. Le riflessioni di Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio.
Acqua e pesticidi: è indispensabile il biocontrollo
Aumenta la diffusione della contaminazione di pesticidi nelle acque superficiali e profonde: è quello che emerge dai dati contenuti nell’Annuario Ispra presentato all’inizio di giugno. Nel 2018 sono stati trovati residui di pesticidi nel 77% dei punti di campionamento delle acque superficiali e nel 36% di quelle sotterranee, in pratica in oltre tre punti di campionamento su quattro dei fiumi e dei laghi del nostro paese si registra presenza di pesticidi. È un trend in  costante aumento.
Nelle indagini relative al 2016, la presenza di pesticidi si rilevava nel 67% dei punti delle acque superficiali e nel 33% di quelle sotterranee; nel 2014 il 63,9% nelle acque superficiali e il 31,7 in quelle sotterranee; nel 2012 rispettivamente il 56,9% e il 31%. È evidente ormai l’effetto accumulo per il quale ogni rapporto registra dati superiori a quello precedente. In pratica, in sei anni, dal 2012 al 2018 i punti contaminati sono aumentati del 35% nelle acque superficiali e del 14% in quelle sotterranee.
Di fronte a questi dati allarmanti c’è già chi propone, per superare il problema, d’innalzare i limiti di tolleranza dei principi attivi dei pesticidi nelle acque visto che non si riesce a rispettarli. È un’ipotesi paradossale perché quello che  occorre fare con urgenza è esattamente il contrario. L’acqua è un bene comune che deve essere disponibile come bene «pulito» per tutti i cittadini e una presenza di veleni di questo tipo non è più tollerabile. Inoltre, come evidenziato da Ispra, molto spesso nei monitoraggi viene rilevato un cocktail di sostanze di cui non si conosce l’effetto complessivo e sinergico.
Anche gli organi scientifici della stessa Commissione europea hanno rilevato che uno dei limiti principali nella valutazione del rischio delle sostanze chimiche è che non viene considerato l’effetto delle miscele di sostanze che si possono formare nell’ambiente, di cui generalmente non si conosce neanche la composizione.
L’obiettivo strategico a cui occorre lavorare è quindi quello di superare l’uso dei pesticidi, con investimenti in ricerca e innovazione per l’agroecologia e per far crescere soluzioni alternative alla chimica di sintesi, come le tecniche di biocontrollo che, utilizzando sostanze di origine naturale, microrganismi e funghi, contribuiscono a contrastare l’inquinamento ambientale. È anche per questo che trenta centri di ricerca a livello europeo si sono uniti con un obiettivo: fare a meno dei pesticidi di sintesi chimica da qui al 2030.
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Articolo tratto dalla rubrica Mondo Bio

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