La riflessione di Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica, a seguito della visita di Vandana Shiva alla sede dell’associazione.
Le mie riflessioni prendono spunto dalla visita e conferenza che Vandana Shiva ha deciso di fare alla sede dell’Associazione Biodinamica a Firenze, durante il suo viaggio in Italia, per dare un segno di solidarietà all’agricoltura biodinamica, gravemente attaccata. Il segnale che ne viene è che gli agricoltori si vengono in soccorso l’un l’altro, si tengono per mano e questa cura reciproca è la loro forza.
Durante la chiacchierata con lei è proprio l’economia della cura amorevole ad emergere.
Vandana Shiva è venuta in Italia a presentare il suo nuovo libro, Dall’avidità alla cura. La questione che pone del rapporto con il nostro mondo è davvero urgente. L’approccio avido che consuma l’ambiente e la vita, ha mostrato la catastrofe di cui è capace. Nonostante questo non si diffonde ancora un nuovo approccio che metta al centro la cura del mondo e dei suoi esseri. Il passaggio a un’economia dell’amore diventa però necessario e urgente.
Fino a oggi ci hanno convinto che l’economia si rafforza con la concorrenza, con l’istinto egoistico dei singoli, una guerra che misteriosamente farebbe sviluppare le nazioni. In realtà questa ricchezza si è fondata sul consumo di risorse non rinnovabili e sullo sfruttamento. Abbiamo trascurato che è proprio la solidarietà il motore dell’economia e dobbiamo invece diventarne consapevoli. Ciascuno di noi, nella vita economica, si muove nella fiducia dell’altro. Non seminiamo, non raccogliamo, eppure mangiamo perché siamo stati fiduciosi che qualcun altro lo fa per noi. Un agricoltore ha fatto questo per noi, dentro lo sappiamo, ma non ci riflettiamo.
Ciascun essere umano, nella divisione del lavoro, vive nella fiducia e nell’amore dell’altro. Un’economia dell’amore diviene consapevole di questo e vuole prendersi cura, non sfruttare l’altro, le risorse, le vite. Si tratta di una rivoluzione indispensabile se vogliamo davvero abbracciare un programma di sostenibilità e dobbiamo fare presto. Quanti di noi si fanno carico di questa importante missione dell’umanità rischiano in proprio e spesso pagano un caro prezzo. Hanno bisogno di quella stessa cura da tutti noi. Senza di essa la stessa libertà e a rischio.
Per la rivoluzione sostenibile è fondamentale la libertà dell’agricoltore. Questo non solo deve poter coltivare secondo le sue propensioni, libero da condizionamenti e violenze. Deve soprattutto poter ricreare il mondo.
Con la sua azione creatrice l’agricoltura concepisce paesaggi ed economie nuovi. Con la cura amorevole non solo non distrugge il Pianeta, nemmeno si limita a conservare l’esistente, ma può dar vita a nuove realtà: migliora i suoli, i corsi delle acque, la vita animale e vegetale. La libertà creatrice dell’agricoltore è oggi minacciata dall’omologazione e dalla normativa costruita su un modello agricolo estrattivo ed iperproduttivo che mette al margine gli agricoltori.
Noi biodinamici, mano per mano con tutti gli agricoltori impegnati in questa liberazione, ci impegniamo a fare la nostra parte per coprogettare il futuro.
Carlo Triarico, storico della scienza, presiede l’Associazione per l’agricoltura biodinamica. È vicepresidente di Federbio e direttore dell’Istituto APAB.
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Articolo tratto dalla rubrica Il punto biodinamico
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