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Agricoltura organica senza frontiere

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L’agricoltura organica si propone di prendere il meglio di tutte le tecniche naturali e di adattarlo alle esigenze locali, in un’ottica di sostenibilità economica e di giustizia sociale.

Agricoltura organica senza frontiere

Seidou, Abdou, Cassimu, Stephen e Roxon sono 5 ragazzi dell’Africa subsahariana giunti nel nostro paese dalla Libia, dove erano migrati per cercare lavoro. Come tantissimi altri, sono fuggiti dalla guerra, portandosi dietro la tragica storia di ogni migrazione forzata. È per aiutare persone come queste che il Gruppo umana solidarietà (Gus) di Macerata, che da anni aiuta rifugiati e richiedenti asilo nella regione Marche (400 le persone assistite ad oggi), ha deciso di avviare un programma di inserimenti lavorativi mirati.
L’associazione ha preso in affitto un terreno di tre ettari nel comune di Urbisaglia (Mc) e ne ha affidato la gestione all’ong Deafal (Delegazione europea per l’agricoltura familiare di Asia, Africa e America Latina), che ha coinvolto una ventina di ragazzi rifugiati in una pianificazione delle colture fondata sui principi dell’agricoltura organica(1).
Deafal fonda la propria attività sulla promozione delle produzioni legate all’agricoltura familiare e, rielaborandone i principi in funzione di appezzamenti estesi, aiuta gli agricoltori ad adottare metodi produttivi non solo ecologici, ma anche convenienti. «Quello che ci interessa principalmente è un’esperienza formativa e produttiva di qualità, che dimostri che si può coltivare in maniera sana a partire dal rispetto dei cicli naturali» ci spiega Matteo Mancini, agronomo del gruppo Deafal che si occupa del coordinamento e della gestione della fattoria del Gus. «Proprio perché crediamo che anche i migliori principi rimangano sterili se non vengono messi in pratica, proponiamo un approccio che sia vantaggioso per gli agricoltori anche a livello monetario. Il metodo di coltura che utilizziamo consiste nel prendere quello che noi riteniamo essere il meglio delle esperienze di agricoltura naturale realizzate negli ultimi 100 anni e applicarlo alle diverse situazioni, senza dimenticare i principi di base».
Deafal lavora partendo dall’idea che l’intervento umano è sempre in qualche modo dannoso e va quindi minimizzato, ricorrendo a una meccanizzazione appropriata, ovvero con macchine piccole che non comprimano troppo il terreno rendendolo impermeabile e sempre più sterile.
La rigenerazione dei suoli è infatti un altro pilastro dell’ong: attraverso concimi organici preparati in azienda con i materiali naturali a disposizione (letame, paglia, scarti vegetali ecc), si cerca di nutrire il terreno per riportare il giusto equilibrio tra sostanze organiche e minerali, e l’attività microbiologica. Inoltre si ricorre alle rotazioni (che permettono quasi di azzerare le infestazioni delle erbe spontanee) e alle cosiddette cover crop, ossia colture che si seminano e non si raccolgono e che,degradandosi, creano sostanza organica che stimola il suolo, fornendo minerali subito assimilabili per le piante e humus che permette di trattenere l’acqua.
Questo metodo ha permesso ai ragazzi del Gus di produrre già nel primo semestre 100 quintali di ortaggi, che vengono venduti direttamente in fattoria con grande successo, tanto che quest’anno si raddoppierà la produzione. Grazie all’eliminazione di input di sintesi quali fertilizzanti, concimi e diserbanti, e grazie alla drastica diminuzione di carburante e di acqua, è stato possibile un risparmio compreso tra il 20 e il 40% rispetto alla spesa totale di un’azienda convenzionale.
Una dimostrazione di come la produzione agricola possa essere più sana ed ecologica e allo stesso tempo più conveniente, con un valore aggiunto: quello della solidarietà.
Guarda la video-intervista che trovi al termine dell’articolo a  Jairo Restrepo Rivera, agronomo colombiano membro della rete Mashumus, che si occupa di diffondere l’agricoltura organica tramite seminari che aiutano gli agricoltori a rendersi indipendenti dall’utilizzo di fattori di produzione esterni.
Note:
1. L’espressione «agricoltura organica» non è una cattiva traduzione dell’inglese «organic agricolture» (agricoltura biologica), ma un termine scelto appositamente per indicare un insieme di pratiche che uniscono le esperienze dell’agricoltura biologica, di quella biodinamica e della permacultura, in modo sempre diverso in base alle peculiarità del luogo. 
Articolo tratto dal mensile  Terra Nuova Settembre 2014
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