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Altro che euro

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I buoni di solidarietà affiancano la valuta corrente mettendola al servizio del cittadino e dell’economia locale, aumentano il potere d’acquisto e incentivano una serie di iniziative parallele.
Sedicimila soci in tutta Italia, un valore equivalente a 2,1 milioni di euro distribuiti in cinque anni e un circuito di pagamento elettronico che permette di avere un proprio conto corrente in Scec. Anche se non scevro da critiche e dalla diffusione piuttosto lenta, questi numeri fanno del cosiddetto “buono locale di solidarietà che cammina” l’esempio italiano più affermato tra le monete complementari.
In termini legali, lo Scec non è altro che uno “sconto incondizionato” da affiancare alla moneta ufficiale. I buoni, infatti, equivalgono numericamente all’euro e possono essere utilizzati presso gli esercizi e gli operatori convenzionati. In pratica: se un negozio accetta gli Scec al 10%, un articolo costa 20 piò essere pagato con 18 euro più 2 Scec. Successivamente, lo stesso negoziante potrà utilizzarli presso un altro fornitore o professionista che aderisce al circuito, e così via.
Gli Scec vengono distribuiti gratuitamente dall’associazione Arcipelago, che chiede ai soci solo un piccolo contributo per le spese di stampa. Scopo dell’iniziativa è incrementare il potere d’acquisto dei cittadini e vitalizzare le economie locali. Infatti, dato che lo Scec potrà essere speso solo sul territorio, non potrà essere versato in banca, nè tantomeno finire in un paradiso fiscale. Terra Nuova segue le avventure dello Scec fin dalla sua nascita, avvenuta nel 2008. E’ arrivato il momento di fare qualche bilancio per capire come si è evoluto il progetto.
Esempi virtuosi
Nel 2012, la giunta del quartiere più popoloso di Roma, il IV Municipio, ha deciso di adottare gli Scec in via sperimentale, distribuendo i buoni locali direttamente negli uffici del quartiere, insieme alla lista dei commercianti che li accettano. La loro diffusione rientra anche tra i punti programmatici della giunta Pizzarotti di Parma, che ne ha pianificato proprio in questi mesi l’introduzione sul territorio comunale, in collaborazione con Arcipelago Emilia Romagna.
Parallelamente alle iniziative pilota nel settore pubblico, si stanno sviluppando dei progetti aziendali che fanno degli Scec una vera e propria bandiera. Ovviamente si tratta di progetti diversi fra loro, ma sono tutti orientati al bene della collettività.
Un esempio su tutti la Spa finanziaria Wow, attiva nell’eolico aereo, che accetta il 10% in Scec sull’acquisto delle proprie azioni.
O ancora Sargo, una cooperativa che punta sull’efficienza energetica e all’ottimizzazione dei processi attraverso consulenze e progettazione territoriale. “Uno dei nostri obiettivi è di operare in modo da gestire al meglio le risorse, sia in ambito pubblico che privato” afferma Pietro Garibaldi, socio di Sargo.
“Uno strumento utile per questo è il Patto dei sindaci, ma lavorare con le pubbliche amministrazioni è piuttosto complesso, per cui stiamo seguendo diversi filoni. Promuoviamo anche un gruppo d’acquisto energia per utenti domestici e uno per le partite Iva. Per il lavoro di ricerca e di analisi delle bollette accettiamo una percentuale in Scec e lo stesso vale per la certificazione energetica degli edifici”…
Sempre nell’articolo:
  • Il progetto “Empori territoriali” nel IV Municipio Romano
  • Lo Scec online
  • Fai meno strada: un progetto di consorzio di autotrasposto e lo Scec
  • Resistenze culturali e difficoltà
  • Box informativo: Le valute complementari in Italia e nel Mondo
La versione completa dell’articolo “Altro che euro” è disponibile nella copia cartacea del mensile Terra Nuova Luglio-Agosto 2013, anche come eBook.

 

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