La morte degli animali che vivono con noi è un tema delicato.
Un tempo (e ancora oggi in alcune parti d’Italia è così), quando un cane non «funzionava» più, quando non era in grado di svolgere in maniera corretta il suo compito – caccia, ricerca di tartufi, gestione del gregge e così via – veniva rapidamente eliminato. Il pragmatismo del mondo contadino metteva attentamente sulla bilancia le risorse disponibili e il loro utilizzo per scopi ben precisi. In tal senso, un categorico distacco emotivo nei confronti degli animali era necessario per prendere quelle decisioni che appartenevano, in modo del tutto naturale e spontaneo, alla dimensione universale della vita e della morte.
Al giorno d’oggi però il cane e il gatto, portando a termine un processo incominciato molte migliaia di anni fa, con una serie successiva di «salti» sono entrati nelle nostre case, sui nostri divani e, infine, sui nostri letti: sono entrati, insomma, a far parte della nostra vita e della nostra famiglia. Il tema della fine della loro vita non viene quindi più messo nelle nostre mani, quanto piuttosto nei nostri cuori. È davvero inevitabile concludere la propria storia d’amore con un animale con una puntura? Iniettando del veleno che arresta bruscamente la vita nel momento in cui noi, o il veterinario, decidiamo che sia giusto farlo? Oppure sarebbe più giusto, più bello, più intimo, più fluido, più naturale, più amorevole e più importante dargli la possibilità di andarsene come e quando vuole lui?
In questi ultimi vent’anni, quindici da quando è uscito il libro
Amici fino in fondo (Terra Nuova Edizioni) e cinque da quando ho iniziato a stare al fianco degli animali nel momento in cui si abbandonavano al grande mistero, sono stato partecipe e testimone di migliaia di trasformazioni. D’altronde, osservando ora questo lungo periodo di tempo, non poteva che essere così, poiché questo libro è nato fondamentalmente dalla necessità di guarire una mia difficoltà nell’incarnare il ruolo, come
medico veterinario, di colui che materialmente pone fine alla vita degli animali.
Quando si chiude un ciclo
Se è vero che l’animale, il nostro cane o il nostro gatto, chiude il ciclo della sua esistenza passando attraverso la trasformazione del suo corpo fisico in essenza spirituale, è anche vero che noi, che con profondo amore e dedizione gli stiamo a fianco seguendo il naturale fluire degli accadimenti, chiudiamo spesso anche un nostro ciclo biografico.
Infatti, se durante questo ultimo e travagliato periodo abbiamo la capacità di dirigere il nostro sguardo in quel momento della nostra vita nel quale è iniziata la nostra storia d’amore, quando cioè lui o lei sono entrati a far parte della nostra quotidianità, ci renderemo facilmente conto che il loro arrivo ha coinciso con un momento molto preciso e particolare della nostra vita: circostanze dolorose come separazioni, divorzi o lutti, o anche la morte di un precedente animale. Situazioni dove l’animale ha assunto spesso il ruolo di unico interlocutore in grado di parlare alla nostra anima ferita; oppure momenti che hanno sancito nuovi passaggi di crescita interiore come l’acquisto di una nuova casa, l’autonomia dai genitori, nuovi ritmi lavorativi o fasi di crescita o rinascita che sono tipicamente caratterizzati dal lasciarsi alle spalle una vecchia situazione per accedere a nuove dimensioni esperienziali.
La nostra anima riconosce, senza doverglielo spiegare, che negli anima-li è presente un suo riflesso. In questi lunghi anni di pratica ho notato che molto spesso si tende a sottovalutare la multidimensionalità di questo evento; si spera che l’animale se ne vada spontaneamente, ma poi spesso le cose si complicano e allora si sceglie l’altra strada. Accompagnare l’animale alla fine della sua vita è realmente un processo di trasformazione sia per l’animale, sia per la persona che lo accompagna, che per tutta la famiglia. Un processo di trasformazione animica che ha bisogno dei suoi tempi; come la dimensione fisica ed animica dell’animale, anche lui ha bisogno dei suoi tempi. Prepararsi per tempo, vincendo le naturali resistenze nei confronti di un tema così delicato e doloroso, risulta allora essere una cosa piuttosto saggia. In fin dei conti, anche nella vita, possiamo rinascere solo se riusciamo a finire con amore ciò che, con amore, è iniziato.
Stefano Cattinelli, laureato in medicina veterinaria, è esperto di omeopatia e fiori di Bach. Si occupa di Costellazioni Sistemico Famigliari per gli animali. È cofondatore del progetto
Armonie Animali e svolge consulenze on line.
www.stefanocattinelli.it
Armonie Animali è una rete di professionisti che collabora con lo stesso fine, quello del benessere umano, animale e ambientale. È un’associazione che si propone di diffondere i concetti di multidimensionalità e di visione sistemica per far sì che ogni semplice gesto si trasformi in un’azione consapevole che porta guarigione.
Armonie Animali propone corsi informativi e formativi.
Partecipa al webinar
Amici fino in fondo: come accompagnare il proprio animale alla fine della vita senza dolore e sofferenze.
Riflessioni e approfondimenti del dott. Stefano Cattinelli, medico veterinario esperto in omeopatia e costellazioni animali.
Appuntamento il 26 marzo.
IL LIBRO
In caso di
malattia incurabile o quanto l’animale è oramai
molto anziano, andare dal veterinario per la “puntura” è una pratica sempre più diffusa. Molti vi ricorrono convinti che sia l’unico modo per
ridurre le sofferenze, altri semplicemente per liberarsi di un
animale malato che necessita di un’assistenza a volto molto impegnativa. Quasi sempre è
un atto di profondo egoismo: quello che si vuole evitare è innanzitutto la propria sofferenza.
In questo libro, l’autore narra la sua esperienza di veterinario al fianco di animali che stanno per morire e di come l’accompagnarli durante gli ultimi istanti di vita, senza il ricorso forzato alla “puntura”, può trasformarsi in una splendida esperienza di crescita, durante la quale paradossalmente si rafforza il legame con l’animale e si riscopre il significato autentico della vita.
Amici fino in fondo non è un pamphlet contro l’eutanasia, ma più semplicemente una dichiarazione d’amore per i nostri amici a quattro zampe, un suggerimento per accompagnarli con serenità e consapevolezza nel loro ultimo viaggio.