Dopo questo lungo periodo di isolamento è il momento di aprire le finestre e volgere lo sguardo oltre i confini delle nostre paure. L’editoriale di Nicholas Bawtree, direttore di Terra Nuova.
Non avere paura del mio silenzio
Non ti voglio mai rinchiudere
In una gabbia di parole
Ma incontrarti ogni volta come per caso
E fare un po’ di strada insieme
Per condividere un sorso di vita
Con chi ha la borraccia più piena
E magari sederci sotto un albero
Ai bordi di quella che chiamano realtà
Sul nostro cammino verso l’Infinito.
L’emergenza sanitaria ha fatto arretrare tutto a un tratto i nostri orizzonti. Sia in termini spaziali – partendo dai confini nazionali, regionali e comunali fino ad arrivare a quelli della soglia di casa – sia in termini sociali. Ci siamo ritrovati a coltivare in prevalenza relazioni familiari e amici stretti, abbandonando nostro malgrado tutta quelle rete di conoscenze che la sociologia definisce come “legami deboli”. Un’espressione che può trarre in inganno, facendo pensare che questi legami non siano importanti, mentre nel loro complesso rappresentano la nostra finestra sul mondo esterno e ci aiutano a non sprofondare nella ripetitività delle reti chiuse.
I legami deboli si accompagnano a quelli che potremmo definire luoghi secondari, quei posti diversi dalla nostra abitazione dove passiamo, occasionalmente o regolarmente, una parte della nostra vita e dove intessiamo relazioni, intenzionali e casuali: il luogo di lavoro, il bar, la palestra, la casa di amici, fino ai luoghi dove trascorriamo le nostre vacanze.
Questi ultimi in particolare rappresentano un «controcampo» preziosissimo alla nostra vita quotidiana. È anche per questo motivo che, nonostante il clima di incertezza, abbiamo deciso di dedicare l’approfondimento del numero di Giugno di Terra Nuova all’ecoturismo. Un invito ad allargare di nuovo i nostri orizzonti, non solo in termini geografici, ma anche in termini di possibilità.
Iniziamo con lo scambio casa, che oggi potrebbe sembrare quasi una provocazione, mentre si tratta in realtà di una scelta sicura, che ci aiuta a ricollegarci al mondo e viene incontro al bisogno di molti di contenere le spese. Ma c’è molto altro. Il modello di turismo post-Covid è quello del viaggio lento, che si rapporta ai luoghi con meno superficialità e con un’attenzione alla cultura locale: è sicuramente questo il caso degli itinerari del gusto di Slow Food Travel e dei biodistretti, entrambe occasioni per incontrare l’affascinante filiera del cibo ribelle in un contesto di convivialità.
Dopo aver vissuto per più di un anno vari gradi di isolamento, molti di noi si trovano ad affrontare la «sindrome della capanna», ovvero il desiderio di rimanere nel proprio rifugio. Adesso è il momento di aprire le finestre, di lasciare entrare il sole. Di iniziare a ricostruire il nostro mondo, comprendere quanto sono forti i legami deboli… e volgere lo sguardo oltre i confini delle nostre paure.
________________________________________________________________________________________________________________________
SFOGLIA UN’ANTEPRIMA DELLA RIVISTA