Attenzione ai detergenti anti-acne
Lo stigma sociale associato ai brufoli ha fatto in modo che per anni i produttori di cosmetici abbiano avuto a disposizione un vasto mercato di giovani consumatori ansiosi… e poco informati; pronti a pagare qualsiasi prezzo per liberarsi del problema.
Negli ultimi anni questo mercato è cresciuto notevolmente, anche a causa dell’aumento di acne negli adulti: attualmente quasi la metà delle donne ultratrentenni e un quarto di tutti gli uomini soffrono di problemi transitori con l’acne. Una vera benedizione per il mercato dei cosmetici.
La maggior parte dei trattamenti antiacne contengono un forte antibatterico come il benzoyl peroxide o un esfoliante chimico come l’acido salicilico quale principale ingrediente attivo. Come tutti i detergenti anti-acne, si tratta di una sorta di mistura «schizofrenica» composta da una parte di detergenti e solventi molto aggressivi che rimuovono la pellicola protettiva naturale dell’epidermide, dall’altra di balsami sintetici necessari per riparare i danni prodotti dai primi. In più, questo prodotto contiene tutta una serie di noti irritanti della cute, dei quali due potenzialmente cancerogeni, e cinque profumi sintetici che sono tra i maggiori allergeni da contatto noti nell’Unione Europea. Questi profumi producono costantemente problemi alla pelle, tanto che adesso devono essere elencati separatamente sull’etichetta.
In tutto il mondo si continua a comprare questi trattamenti anti-acne, ma in realtà c’è ben poca evidenza riguardo alla loro efficacia. In generale, l’acne si sviluppa quando gli ormoni stimolano la produzione eccessiva di sebo, oppure una predisposizione genetica produce eccessi nella perdita di cellule cutanee. Nelle cellule sebacee dellapelle si possono bloccare i follicoli, creando il clima ideale per il proliferare del batterio Propionibacterium acnes. Sono i rifiuti di questo batterio a causare le infiammazioni che conosciamo come brufoli.
I prodotti anti-acne vendibili senza prescrizione medica non sono delle cure. O meglio, per l’acne non c’è una cura. Negli adolescenti è solitamente una condizione transitoria, legata ad uno squilibrio ormonale. Negli adulti contribuiscono una serie di fattori più complessi, che include allergie alimentari, stress e, nelle donne, cambiamenti ormonali ciclici e uso di cosmetici.
L’acne vulgaris è quello più comune negli adolescenti, ma può causare problemi a tutte le età. Solitamente è autolimitante, nel senso che può scomparire che si sia fatto o meno un trattamento. Normali batteri della pelle come il P. acnes in realtà hanno una funzione importante per impedire la colonizzazione di batteri più dannosi.
Prevenire l’acne quindi non significa necessariamente uccidere tutti i batteri sul viso, ma piuttosto contenere il loro numero. Per questo, una regolare pulizia, un sonno sufficiente, una regolare e moderata esposizione al sole e una dieta sana sono probabilmente molto più efficaci di detergenti aggressivi. Se proprio si vuole usare un prodotto specifico, è meglio preferire saponi naturali all’olio di tea-tree.
(Per gentile concessione di «The Ecologist». Traduzione dall’inglese di Nicholas Bawtree).
I rimedi naturali anti-acne
Dietro l’etichetta di Fabrizio Zago
L’analisi della composizione di sei preparati anti-acne (vedi box al termine dell’articolo) ci porta ad una serie di considerazioni. Cominciamo col fatto che nessuno osa dichiarare apertamente che il prodotto è anti-acne: nel presentarli si fanno dei grandi giri di parole per lasciarlo intendere senza dirlo apertamente:
• combatte la tendenza ai brufoli
• rimuove efficacemente brufoli e punti neri per una pelle veramente pulita e libera da impurità e imperfezioni
• purifica i pori e libera da impurità e imperfezioni
• ideale per pelli acneiche e con brufoli
• aiuta a prevenire la formazione dei punti neri.
Insomma si aiuta, si combatte, si purifica ma non si può sostenere, ed i fabbricanti non lo fanno, che il prodotto è antiacne. Questo è dovuto al fatto che ad un cosmetico non possono essere attribuite proprietà farmacologiche. Ora se l’acne fosse solamente una manifestazione estetica certamente si potrebbe parlare di capacità anti acne, trattandosi invece di una manifestazione patologica è chiaro che devono occuparsene la farmaceutica e la medicina, non la cosmesi.
Fa sorridere anche la tortuosità con cui si dichiara che lo stesso prodotto sia stato «formulato specificamente per pelli sensibili» e qualche riga dopo: «per le pelli particolarmente sensibili, provare sempre il prodotto su una piccola area. Evitare il contatto con gli occhi. Non è un prodotto per l’infanzia. Solo per uso esterno. Tenere fuori dalla portata dei bambini». Ma non era stato formulato proprio per pelli sensibili?
Passando adesso ai componenti veri e propri, possiamo notare che alcuni sono presenti in molte formulazioni.
Cominciamo con gli allergeni: Limonene, Benzyl Salicylate, Hexyl Cinnamal, Benzyl Salicylate, Amyl Cinnamal, Linalool, Benzyl Benzoate, Citral, Isoeugenol, Hydroxycitronellal, Coumarin, Cinnamyl Alcohol. Il fatto che siano riportati in etichetta significa che la loro concentrazione è superiore allo 0,01%, quantità che, per gli stesori della direttiva cosmetici, è sufficiente per causare un’allergia o per scatenarne una latente.
Troviamo poi la famiglia delle betaine: Sodium Lauroamphoacetate, Disodium Lauroamphodiacetate, Disodium cocoamphodiacetate e Cocamidopropyl Betaine. Si tratta di sostanze lavanti delicate. Per l’ultima è stata provata la sua biodegradabilità anaerobica mentre per le prime due non sono in possesso di dati ufficiali.
Immancabile il Dimethicone Copolyol che è un silicone praticamente non biodegradabile e dunque che finisce nell’ambiente e lì rimane. La sua funzione è solamente estetica, cioè serve a dare la sensazione di una pelle liscia – ma solo la sensazione!
Si vedono anche dei nomi strani come Poliquaternium-10 che è un ammorbidente per la pelle, peccato che sia tossico per gli organismi acquatici e pochissimo biodegradabile.
Molti anche i PEG: PEG-120 Methyl Glucose Dioleate, PEG-6 Caprylic/Capric Glycerides, PEG-150 Pentaerythrityl Tetrastearate, Laureth-10, Ceteareth-14, PPG- 30 Steareth-2, Steareth-21 e lsoceteth-20. «PEG» significa Poli Etile Glicole, cioè una sostanza di origine petrolifera che serve a rendere solubile il grasso a cui è attaccata. Il numero indica invece la quantità di molecole attaccate al grasso. La prima sostanza quindi, per una molecola di dioleato, ne avrà 120 di PEG; cioè molto petrolio.
Immancabile anche il Disodium EDTA, cioè un sequestrante non biodegradabile che è in grado di mobilizzare i metalli pesanti dai depositi marini ed inquinare l’acqua circostante con piombo, mercurio e via dicendo, poi i pesciolini si arricchiscono di questi metalli e noi anche se ci mangiamo i suddetti pesciolini.
Chiudo con un caso emblematico: il Triclosan. Questo battericida è stato oggetto di numerosi studi, tra cui uno commissionato dal governo svedese, col risultato che il Triclosan è ormai un inquinante presente a tutti i livelli. La ricerca ha evidenziato la presenza di Triclosan nel latte materno e questo basta per capire a che punto la molecola è diffusa e a che punto ci inquina.
Possiamo anche fare di più e cioè calcolare matematicamente l’impatto ambientale di questa sostanza. Lo facciamo con l’ausilio della DID List pubblicata dall’Unione europea e del calcolo previsto per un cosmetico Ecolabel. Prima di tutto prendo un antibatterico «tranquillo» come il sodio benzoate e considero l’impatto sulle acque di un grammo di questa sostanza. Poi prendo la stessa quantità di triclosan e faccio lo stesso calcolo.
Questi sono i risultati:
Sodium benzoate: 390,6
Triclosan: 357.142.857,1
In altre parole un grammo di sodio benzoato deve essere diluito in quasi 400 litri d’acqua per essere inoffensivo, per il triclosan ne servono oltre 370 milioni di litri.
Dunque l’uso di questi prodotti è deleterio e non risolve veramente il problema. Come afferma Pat Thomas nel suo articolo, per affrontare l’acne quello che serve è un buon dermatologo, un’alimentazione corretta e uno stile di vita sano.
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