Ayurveda e metalli pesanti
Ho vissuto per lunghissimi periodi di tempo in India, nell’ashram di Herakan Baba, Babaji, dal 1972 fino a un anno fa. Nel 1993 mi è stato diagnosticato il morbo di Parkinson che ho provato a curare con un rimedio ayurvedico (Yogendra Ras) prescrittomi da un anziano medico ayurvedico, Sri Shastriji, recentemente scomparso.
Non avendo avuto buoni risultati, nel 2000 ho iniziato la terapia allopatica convenzionale a base di Levodopa, traendone un notevole vantaggio. Nel frattempo ho continuato ad assumere un altro rimedio ayurvedico, il Mahayoghiraj Gugullu, considerato utile contro i reumatismi.
L’anno scorso, mi sono ammalata gravemente e sono stata ricoverata prima all’Ospedale Niguarda di Milano e poi al San Raffaele. Accusavo coliche addominali ed epatiche e una fortissima anemia.
Dopo vari esami, mi è stata riscontrata una grave intossicazione da piombo e sono stata ricoverata alla Clinica del Lavoro Luigi Devoto di Milano, dove è stato scoperto che le medicine ayurvediche che assumevo presentavano un preoccupante contenuto di piombo. Sono stata quindi sottoposta a una terapia chelante che continuo tuttora.
Nel frattempo mi sono fatta spedire dall’India altre medicine ayurvediche a base di metalli pesanti, appartenenti a venti differenti case farmaceutiche indiane, e ho così scoperto che contenevano mercurio, piombo, alluminio, arsenico a dosi molto elevate.
Considero la medicina ayurvedica una grande scienza, mi dispiace veramente che possano succedere cose del genere. Parlando con diversi medici ayurvedici mi è stato detto che quando i metalli pesanti, utilizzati nei rimedi, non vengono ossidati e purificati nel modo opportuno, possono rivelarsi altamente tossici.
È probabile che poiché questo processo di purificazione richiede molto tempo, in molti casi non venge effettuato nel modo corretto. D’altronde, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e anche la scienziata indiana Vandana Shiva hanno rilevato la presenza di arsenico, mercurio e piombo in molte falde acquifere dell’India e del Nepal e tale contaminazione potrebbe essere anch’essa alla base dell’elevata presenza di metalli pesanti in alcune medicine ayurvediche.
Anche il famoso maestro indiano Maharishi Mahesh Yoghi che da anni esporta medicine ayurvediche in tutto il mondo ha constatato la pericolosità della presenza di metalli pesanti nei farmaci ayurvedici ed è in grado ora di fornire medicine sicure a base solo di erbe sottoposte a test opportuni sia prima che dopo l’esportazione in vari paesi del mondo.
Tutto questo purtroppo getta un’ombra sulla medicina ayurvedica, cosa che dispiace molto trattandosi di una delle più antiche dell’umanità.
Risponde il Dottor Giuseppe Carano:
Com’è noto, tra gli ingredienti dei rimedi ayurvedici, oltre alle erbe si ritrovano anche gemme, pietre e metalli, il cui impiego terapeutico, tra l’altro non è estraneo neppure all’omeopatia e alla medicina allopatica. In particolare, in Ayurveda vengono impiegati anche metalli pesanti come mercurio, oro, argento, rame, piombo e alluminio, previo processo di «purificazione» lungo e laborioso e quindi particolarmente oneroso.
D’altra parte, tutti i metalli presentano una notevole efficacia curativa, ma questo non toglie che essi possano svolgere effetti potenzialmente tossici quando vengono usati in eccesso.
L’antibiotico Amoxicillina induce lesioni del Dna nelle cellule dei mammiferi; a sostenerlo è un gruppo di ricercatori di Taiwan che ha pubblicato nel febbraio di quest’anno l’esito di uno studio sulla rivista scientifica Mutation Research. Il team, composto da esperti ospedalieri e universitari, ha osservato come il farmaco, provochi lesioni del Dna che si manifestano già dopo una ventina di minuti dalla somministrazione; le lesioni raggiungono il picco massimo dopo circa un’ora, poi gradualmente diminuiscono. I ricercatori hanno poi continuato ad osservare le modifiche del Dna anche dopo la sospensione del trattamento per vedere se le lesioni venivano riparate dalle cellule. Questo è avvenuto dopo circa quattro ore. Il team ha sottolineato anche come ci siano altri antibiotici noti per il loro effetto genotossico.
Per questo motivo l’impiego dei metalli deve avvenire sempre soltanto sotto il controllo di un medico ayurvedico qualificato. Naturalmente bisogna distinguere tra contaminazioni che posso derivare dal processo di produzione dei farmaci e contaminazioni d’origine ambientale. In ogni modo, non c’è dubbio che è responsabilità dell’azienda produttrice verificare la correttezza dei processi di preparazione dei rimedi in tutti i suoi passaggi per garantire la massima qualità del prodotto finito.
D’altra parte, se i farmaci prodotti sono scadenti o peggio ancora tossici per l’organismo, questo non è certo colpa della medicina ayurvedica che vanta una conoscenza ed una pratica millenaria, bensì responsabilità dell’azienda produttrice che non si è attenuta ai dettami classici.
In ogni caso, i prodotti ayurvedici reperibili presso le farmacie e le erboristerie in Europa e quindi in Italia, sono per lo più a base di erbe e sono testati e verificati a norma di legge. Diversa è la situazione in altri paesi, dove i controlli su farmaci, rimedi erboristici e integratori alimentari non sempre sono attendibili, per cui bisogna rivolgersi a medici ayurvedici qualificati, che conoscono molto bene i farmaci e le aziende produttrici. Il ricorso a un medico ayurvedico qualificato è buona norma anche nel nostro paese perché anche se testate correttamente, i rimedi a base di erbe contengono comunque principi attivi e quindi vanno assunti con cognizione di causa per evitare spiacevoli interazioni con altri medicinali.
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