Quando la guerra finisce ciò che resta è solo la distruzione. La riflessione di Igor Sibaldi.
Con le guerre un governo impone il suo volere sulla vita delle persone, chiede la vita stessa dei suoi cittadini. La guerra a un certo punto finisce, e ciò che resta è la distruzione. Chi è al governo però ne rimane immune.
I governanti non vanno a combattere, loro dalla guerra ci vogliono guadagnare. Chi va in guerra, invece, ci perde sempre. Gli viene dato il permesso di uccidere. Il permesso di uccidere non è una libertà, ma una mutilazione della mente. Per ammazzare qualcuno bisogna cancellare i nostri impulsi migliori, che non sono certo quelli dell’aggressività e della morte.
In guerra viene dato il permesso di distruggere. Costruire è difficile, ci vuole intelligenza. Per distruggere basta essere stupidi. La guerra serve solo ai governanti per bloccare l’evoluzione delle persone e farle diventare più controllabili. Senza la Prima Guerra Mondiale non ci sarebbero stati il fascismo, il nazismo e la rivoluzione russa. Ma la stessa cosa accade anche quando una nazione «vince». Ci vogliono molti anni per riprendersi e a volte non ci si fa.
Ma se in guerra la gente perde sempre, perché la gente accetta la guerra?
Ogni guerra viene sempre preceduta da un periodo preparatorio, in cui si fa in modo che la gente si abitui ad arrabbiarsi e odiare qualcuno. Si formano dei Noi che devono odiare altri Noi. Quando l’addestramento all’odio ha raggiunto un buon livello, ecco che si può cominciare la guerra.
Può sempre capitare che ci sia un Io che non odia proprio nessuno, ma appare come un elemento di disturbo, messo subito all’angolo. Alla guerra servono i Noi e i Loro. Un Io la guerra non la fa. Un Io cerca sempre di capire, mentre un Noi è troppo stordito per provare a capire.
L’Io si chiede: «Cosa posso fare quando scoppia la guerra?». Niente di buono. O obbedisci o scappi. Bisognava pensarci prima. Bisognava dire: «Io non accetto i vostri conflitti basati sull’odio. Non ci sto, perché so a cosa vi servono. State preparando scontri più grandi, ci addestrate all’odio!».
Dopo una guerra si sente dire: «Questa volta ci siamo cascati, ma ci ricorderemo e la prossima volta non ci cascheremo più». Ma ogni volta lo si dimentica e ci si ricasca. Si partecipa alle campagne di odio invece di diffidarne. Forse è la stessa umanità che è «fatta male»?
L’umanità è un Noi molto grande. Quindi è meglio diffidare anche di questa parola. Tu sei un Io. Parla di quello che sai e non di quello che ti dicono i Noi o i rappresentanti dei Noi, piccoli o grandi che siano. Certo, i Noi considereranno non valido il tuo punto di vista. Bene, non ti aspettare approvazione dai Noi. Sii un Io. Resta un Io, per tempo.
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Articolo tratto dalla rubrica Spunti di vista
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