Non si può sfuggire al mondo in cui viviamo. Bisogna integrare la presenza reale con quella virtuale.
Alcuni amici che si dichiarano «ecologisti» e «realisti» non sono collegati a internet, perché vogliono evitare la virtualizzazione e l’inquinamento elettromagnetico (dicono). Si ritirano in una loro torre eburnea e si disinteressano di quanto avviene in rete, dove appare oggi la maggior parte delle informazioni. A causa di questo isolamento permane in loro un senso di estraniamento e di giudizio negativo sul modo attuale di condividere e comunicare, definito «virtuale».
Il dialogo diretto subì già un colpo con l’avvento della scrittura, ma ciò non è stata fonte di «alienazione» bensì quel nuovo modo comunicativo servì ad ampliare i rapporti e le informazioni fra esseri umani.
Ora il rifiuto alla comunicazione telematica, secondo questi amici «ecologisti», viene giustificato e considerato positivo in quanto internet è definito una distrazione, dal punto di vista dei rapporti umani «reali».
D’altronde non si può sfuggire al mondo in cui viviamo. Bisogna cercare di integrare la presenza reale con quella virtuale senza perdere credibilità e sostanza. In tal senso la discriminazione aiuta a limitare i danni, sia in senso «vibrazionale» che d’assuefazione mentale al virtuale.
Ad esempio si può usare un computer con il collegamento diretto via cavo (non wireless) e si può usare il telefono fisso, in questo modo si evitano completamente le onde elettromagnetiche ed inoltre non si sta sempre appiccicati a internet. Infatti il problema dell’assuefazione e dell’estraniamento dal mondo fisico sta nell’uso costante e compulsivo dei telefonini sempre accesi e sempre collegati alla rete, ai messaggi, ai feed dei social ecc. In questo modo il cervello dei poveri cellularisti va in pappa.
Pensateci! E siate consapevoli che se usate i cellulari siete già schiavi – con la sola scusante del risparmio sulla gestione. E inoltre guardate come vengono usati i cellulari, sempre a portata di mano, solo per scrivere cazzatielle sgrammaticate e mettere like o parolacce sui post degli «amici» perlopiù sconosciuti…
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Articolo tratto dalla rubrica Terra Nuova dei lettori
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