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Connettiamoci, tutti, nel qui e ora

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Le parole del grande maestro zen Thich Nhat Hanh per aiutarci a essere presenti nel qui e ora, in connessione con ciò che accade dentro e intorno a noi.
Connettiamoci, tutti, nel qui e ora
La consapevolezza è un balsamo salutare che può porre fine al nostro senso di alienazione. Consiste nel prendere atto, in modo non giudicante, di ciò che accade dentro di noi e intorno a noi. Quando con tutta la nostra attenzione ci connettiamo davvero con ciò che stiamo facendo, qualunque cosa sia, siamo di nuovo presenti nel qui e ora, che è il fondamento della felicità.
Grazie alla consapevolezza tutto diventa più piacevole, dal primo sorso di tè al primo passo all’aria aperta. Siamo qui, disponibili alla vita. E la vita è a nostra disposizione.
Ricordiamocelo in un momento che appare cupo e disorientante; riportiamolo alla mente per non farci divorare dalla negatività. E tracciamo nuove vie.
Ci accompagnano in questa immersione di consapevolezza le parole del monaco zen Thich Nhat Hanh.

Praticare la meditazione

Meditare è difficile oggi. Sembra che tutto concorra a distoglierci dal nostro vero sé, e la moltitudine di cose a cui abbiamo accesso, come internet, i videogiochi e la musica, contribuiscono a distrarci. La meditazione è un’opportunità per tornare a noi stessi, per prenderci cura del corpo e della mente, per essere presenti alle cose, sorridere, respirare, non fare nulla, tornare a noi stessi per vedere cosa ci succede dentro e intorno. Concediamoci il tempo di sciogliere la tensione nel corpo e nella mente e di guardare nel profondo della nostra vita interiore e nella situazione in cui ci troviamo.

La giornata dell’oggi

La vita si trova solo nel momento presente. Penso che dovremmo istituire una ricorrenza per celebrare questo fatto. Abbiamo festività per tante occasioni importanti – il Natale, il Capodanno, la festa della mamma, la festa del papà, persino la festa della Terra – perché allora non celebrare anche una giornata in cui possiamo vivere felici nel momento presente per tutto il giorno? Vorrei dichiarare oggi la «Giornata dell’Oggi», una giornata dedicata a connettersi alla Terra, a connettersi al cielo, a connettersi agli alberi, a connettersi alla pace che c’è nel momento presente.

Ascolto in consapevolezza

La consapevolezza di ascoltare e parlare può aiutarci a ripristinare la comunicazione. Cominciamo a tornare a casa in noi stessi e a praticare il riconoscimento, cioè ascoltare pensieri ed emozioni, quali che siano, senza giudicarli, per poi lasciarli passare senza trattenerli. Possiamo imparare ad ascoltare la nostra sofferenza. Non dobbiamo cercare di allontanarci da noi stessi o di nascondere emozioni spiacevoli. Siamo lì disponibili per comprendere noi stessi, la nostra sofferenza e le difficoltà, e per trasformarci. Prima di poter ascoltare un’altra persona, bisogna ascoltare se stessi.

Parola amorevole e ascolto con i familiari

Parola amorevole e ascolto profondo sono metodi meravigliosi per aprire la porta della comunicazione con i propri cari, compresi i bambini. Coi figli non dovremmo usare il linguaggio dell’autorità, ma quello dell’amore e della comprensione. Solo così ci confideranno le loro difficoltà, sofferenze, ansie e sogni, e ciò ci aiuterà a comprenderli meglio e ad amarli di più. Se l’amore non si basa sulla comprensione, i figli non lo sentiranno come amore. Puoi chiedere: «Pensi che capisca le tue difficoltà, le tue sofferenze, i tuoi sogni e i desideri più profondi? Se non è così, aiutami a capirti meglio».

Interessere

Significa che nulla può essere da sé, può solo inter-essere con tutto il resto. Supponiamo di guardare una rosa in profondità, con consapevolezza e concentrazione. È fatta di elementi di non-rosa. Cosa vediamo in essa? La nuvola, la pioggia, il sole, il terreno, i minerali, il giardiniere. Se dovessimo rimuovere gli elementi di nonrosa, non rimarrebbe alcuna rosa. Una rosa non può essere da sé, deve inter-essere con l’intero cosmo. Possiamo vivere la nostra vita di tutti i giorni guardando ogni cosa con gli occhi dell’interessere. Per non farci intrappolare nella ristrettezza del nostro sé.

Il risveglio collettivo

Molti di noi nel mondo stanno cercando di realizzare una sorta di risveglio collettivo. Se ci riusciremo tutto andrà bene e sapremo vivere in armonia tra noi e con la Terra. Insieme sapremo cosa fare per salvare il pianeta e rendere possibile un futuro per i nostri figli e i loro figli. Perché possa avvenire questo cambiamento nelle coscienze bisogna comprendere la natura interdipendente della realtà, e l’esperienza di questa realizzazione è diversa per ognuno. Non è l’espressione di un’ideologia o un sistema di pensiero: è frutto dell’esperienza diretta della realtà nelle sue molteplici relazioni.

Nella vita di tutti i giorni

Nella vita di tutti i giorni dimentichiamo che mente e corpo sono collegati. Il corpo è qui, la mente è altrove. Ci facciamo facilmente prendere dal lavoro, dai progetti, dalle ansie, dai sogni e non viviamo più nel corpo. Viviamo sempre più nella mente e siamo sempre più alienati dal mondo naturale. Il respiro è il ponte che collega corpo e mente. Ritornare al respiro, e seguirlo dall’inizio alla fine con consapevolezza, ripristina l’unità di corpo e mente e ci ricorda il miracolo del momento presente. La consapevolezza dell’inspirazione e dell’espirazione ci dona quiete, riportando la pace nel corpo.
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Dicembre 2020

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IL LIBRO

Connettersi in consapevolezza, ottavo libro della collana, è stato scritto mentre il nostro mondo sta sperimentando un’epidemia apparentemente inarrestabile di solitudine, sovraccarico digitale e dissociazione dalla natura. Per contrastare la sofferenza che deriva da questa situazione, il libro ci aiuta a entrare in connessione con noi stessi, con gli altri e con il Pianeta che ci ospita.

Con il suo linguaggio semplice, e allo stesso tempo profondo e diretto, Thich Nhat Hanh introduce esercizi di meditazione e di presenza mentale da svolgere in ogni momento della vita quotidiana, che ci ricordano l’interconnessione tra tutte le cose e il fondamentale dono dell’appartenenza.
 
 
 

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