Questa nostra Terra, che luogo prezioso, non ce ne rendiamo mai abbastanza conto! Pianeti così vivibili non si incontrano tutti i giorni. Marte è freddo e arido, Venere troppo caldo. Dall’inclinazione dell’asse alla distanza dal Sole, per non parlare del campo magnetico, le caratteristiche della nostra Terra non si trovano altrove nel sistema solare, e raramente in giro per l’Universo. La Terra è un ambiente favorevole alla vita.
Ma ci sono zone ancora più favorevoli, grazie alle quali abbiamo potuto evolverci negli ultimi 200 mila anni. In tutto questo tempo, infatti, abbiamo abitato principalmente in zone dotate di abbondanti risorse di cibo e piante utili. Gli ecosistemi alimentari sono sempre stati il nostro habitat, la chiave di volta del successo e del benessere delle società e degli esseri umani. Negli ultimi settant’anni questi ambienti sono stati stravolti e oggi risultano pesantemente degradati. La crisi ecologica, insieme alla crisi economica, sociale e alimentare, ci mettono di fronte alla sfida di ripristinare la multifunzionalità degli ecosistemi.
L’importanza della biodiversità
Oggi ci siamo illusi di poter conquistare nuovi mondi e poter vivere persino sulla Luna. La realtà, però, è che abbiamo bisogno di vita, e questa esiste solo in una fascia chiamata per l’appunto zona di vita.
Se la Terra fosse un pallone da calcio, la zona di vita sarebbe sottile quanto il cuoio che lo ricopre. Abbiamo bisogno di proteggere e rigenerare i sistemi di supporto alla vita che esistono in questa striscia sottile. Sotto di noi giacciono migliaia di chilometri di roccia inabitabile. Sopra di noi, i gas che compongono l’atmosfera, altrettanto invivibile.
Questo spazio è proprio perfetto. Ci possono vivere gli esseri umani, ci possiamo inventare storie e favole, e ci possono vivere le altre due miliardi di specie della Terra. C’è spazio per tutti quanti, in una fascia di vita che racchiude habitat per umani e licheni, uccelli e piante, rettili e pesci, microbi e funghi.
È importante riconoscere che sono i paesaggi ricchi di specie a essere particolarmente produttivi. Se prendiamo due paesaggi con simili caratteristiche in termini di luminosità, suolo e terreno, ma con quantità diverse di specie, il paesaggio più ricco di specie si rivelerà sempre più produttivo. Questo accade perché organismi diversi condividono le risorse e creano delle alleanze. C’è più produzione primaria netta (una misura di quanta produzione di biomassa avviene tramite la fotosintesi) negli ecosistemi stratificati (come un bosco) rispetto a ciò che riscontriamo nelle popolazioni monospecie (come un campo di grano o un prato all’inglese).
La biodiversità è stata la chiave di volta per il successo delle società umane, ed è una delle nostre più grandi alleate per costruire un futuro di prosperità e benessere.
In ogni ecosistema, piante, animali e altri organismi hanno ruoli da giocare, sia nel proprio ciclo di vita che in quanto parti del sistema nel suo complesso. Ad esempio, le piante con abbondanti fioriture primaverili attraggono gli insetti impollinatori, i quali resteranno poi nei dintorni a soddisfare i bisogni di impollinazione degli alberi da frutta a inizio estate. Si dice che la funzione determina la forma: in questo senso, la forma degli alberi nell’ecosistema-bosco è indicativa delle funzioni che svolgono. Le piante a portamento prostrato, ad esempio, aiutano a stabilizzare il suolo: questo servizio va a beneficio del sistema intero.
Sistemi diversificati al loro interno possono offrire maggiori benefici a tutte le creature che fanno parte di quella data comunità.
Servizi ecosistemici
Gli ecosistemi offrono molteplici benefici agli esseri umani. Possiamo classificarli come beni (risorse) e servizi offerti dall’ecosistema, o includerli tutti col termine «servizi ecosistemici». Tra le risorse includiamo prodotti come frutta fresca, aria pulita e legna da ardere. I servizi comprendono tutti i modi in cui gli ecosistemi mantengono e rigenerano i sistemi a supporto della vita sulla Terra, attraverso il filtraggio dell’acqua, la creazione di suolo fertile, la creazione di ambienti a supporto della biodiversità. Gli ecosistemi, quando sono integri, hanno un potenziale straordinario. Col passare del tempo, creano letteralmente nuovo potenziale, mettendo sempre più abbondanza a disposizione dei singoli organismi, esseri umani compresi, e immagazzinando riserve che possono trasformarsi in produttività futura.
Pensate al potenziale di un singolo albero. Un seme di mandorla in attesa di germinare ha tutta la vita davanti. Un seme di quercia appena germinato è molto vulnerabile: se ne crescono molti tutti vicini, è probabile che in pochi sopravvivano. Una giovane pianticella di pero potrà offrire sempre più benefici al suo ecosistema via via che cresce. E avrà molto da offrire anche agli esseri umani.
Un ecosistema maturo ci offrirà inizialmente bacche e legnetti per accendere il fuoco. Col tempo si aggiungeranno frutti, noci e ombra e infine legname, da ardere e da opera, medicinali, funghi commestibili, e un’abbondanza di semi per futuri vivai. Da un giovane alberello di pere potremo raccoglierne giusto un cestino, ma un albero maturo può produrre 130 kg di frutta. Da un singolo seme cresce un albero di pere col potenziale di produrre 30 mila semi di pero!
I suoli profondi prodotti dall’ecosistema delle grandi praterie del Nord America, o della Pianura Padana, sono stati fondamentali per il nostro sviluppo. Suoli fertili e profondi hanno una grande capacità di assorbire acqua da mettere a disposizione durante i periodi di siccità e sono
enormi riserve di sostanze nutritive. Le praterie nordamericane erano ecosistemi produttivi e habitat di molte specie animali utili, tra cui il bisonte. Questo ecosistema è stato di grande beneficio agli esseri umani per più di 10 mila anni. Tragicamente, oggi è quasi del tutto scomparso.
I suoli, così produttivi, sono stati rapidamente convertiti all’agricoltura, e iper-sfruttati, nel Diciannovesimo e Ventesimo secolo, per ottenere guadagni agricoli di breve periodo. Il risultato è un problema per la società sul lungo periodo, a causa dell’erosione di una
risorsa preziosa. In queste zone, non è più possibile ottenere i benefici dei servizi ecosistemici della prateria. Riportare le pianure del Nord America, o la stessa pianura Padana, attualmente coltivate a mais e grano a un paesaggio misto, che combini
agricoltura rigenerativa e ripristino degli ecosistemi, aiuterebbe a
mitigare i cambiamenti climatici migliorando, allo stesso tempo, la
produttività agricola attraverso la cattura del carbonio, che sarebbe restituito al suolo, aumentando la fertilità e quindi le rendite.
Sopravvivere o prosperare
State sopravvivendo o state prosperando? Se contribuite alla comunità, ottenendo in cambio servizi e risorse, la vostra esistenza si svolge in una nicchia bene equilibrata. Agli esseri umani non basta sopravvivere: vogliono prosperare, ma per prosperare in un sistema globale dobbiamo saper offrire un supporto alla rigenerazione degli ecosistemi che ci supportano, a livello altrettanto globale. Quando il dare e il ricevere di un individuo sono locali e la reciprocità è diretta, la comunità si ritrova a essere più sostenibile e resiliente.
Purtroppo la logica dominante rimane quella di guadagnare nel breve periodo e finiamo col perderci, col passare del tempo. La storia mostra che le società possono arrivare ad abbattere fino all’ultimo albero, come sembra sia successo sull’Isola di Pasqua.
Le comunità in grado di mantenere un accesso alla diversità hanno sempre prosperato. Quelle che non sono riuscite a gestirla in maniera sostenibile si sono espanse al di là delle proprie possibilità reali, entrando in conflitto, e arrivando al collasso. Il modello di sviluppo in cui sfruttiamo le risorse di un territorio, popolandolo fino all’eccesso, per poi spostarci espandendoci verso un nuovo areale ha fatto il suo tempo.
Oggi, il nostro areale copre il Pianeta intero. Non possiamo espanderci ulteriormente senza mettere in serio pericolo la base di tutta la nostra ricchezza e di ogni nostro benessere: la biodiversità e gli ecosistemi a supporto della vita. Prendersi cura del nostro orticello è un atto di sostenibilità globale. Se avete accesso a ricchezza economica, materiale e finanziaria, la vostra responsabilità è maggiore. Gli esseri umani semplicemente non sono in grado di tener traccia in maniera responsabile degli scambi su scala planetaria; le attività «eque», «verdi» e «sostenibili» promosse da governi e multinazionali raramente sono veramente ciò che dicono di essere. Meglio che siano le comunità locali a massimizzare la produzione di cibo e altri beni e servizi ecosistemici, vicino a casa propria, per poi importare ed esportare beni e servizi che non possono produrre direttamente, con criteri di responsabilità, da altre comunità che fanno lo stesso.
Il momento giusto per passare alla prossima fase dello sviluppo umano nella gestione del territorio è ora. La pianificazione territoriale di ecosistemi alimentari provvede ai bisogni essenziali tramite modelli locali, come i mercati contadini, gli orti e i frutteti sociali, le comunità che sostengono l’agricoltura, le piantumazioni di alberi da frutta nei parchi e lungo le ciclabili, e così via.
Ripensare gli spazi pubblici
Quando occupiamo una nuova area di terreno, di solito cominciamo subito spogliando l’intero spazio. Negli attuali paesaggi umani ci sono molti spazi verdi uniformi, organizzati in maniera lineare, sottoutilizzati e inefficienti. Disboschiamo i boschi per fare nuovi campi, rasiamo al suolo boscaglie per una nuova lottizzazione. Cementifichiamo gli ultimi spazi aperti nelle zone urbane, invece di pianificare meglio l’uso del territorio per rispondere ai bisogni di infrastrutture verdi. Nelle città abbiamo quasi completamente sostituito gli ecosistemi preesistenti con qualcosa di nuovo. Purtroppo, questi nuovi ecosistemi sono meno diversi, resilienti e abbondanti di ciò che c’era prima.
Gli esseri umani hanno progressivamente adottato una gestione del territorio in monocoltura. Questo è vero in ogni tipo di paesaggio: in città, in campagna, nelle zone residenziali.
In città vediamo poca diversità di alberi ornamentali, negli spazi verdi e nelle aiuole. In campagna predomina quasi ovunque l’agricoltura industriale in monocoltura e arboricoltura con singole specie. Nelle zone residenziali proliferano i tappeti erbosi, alberi e arbusti ornamentali. È questo il modello di verde che desideriamo?
Certo che possiamo piantare molti tipi di alberi ornamentali nelle città, ma possiamo andare ben oltre e piantare alberi da frutta, arbusti, erbe, fiori tappezzanti di ogni genere. Guardare la riforestazione attraverso la lente della diversità può addirittura ridurre il costo degli interventi di piantumazione e la manutenzione successiva. Il costo medio di un albero piantato in città è di circa 800 dollari, ma piante più piccole, acquistate a radice nuda, costano da 1 a 50 dollari appena. Sono alberi meno cari da piantare: se il progetto è fatto bene, possono prendere rapidamente vigore e crescere in altezza e produttività anche più dei classici alberi ornamentali. Gli interventi pubblici dovrebbero considerare accuratamente le consociazioni. Alberelli a radice nuda crescono bene all’ombra di lamponi, noccioli e uva spina, che li proteggono inizialmente dalle intemperie.
Nelle zone residenziali, il nemico principale della diversità è la lottizzazione, simboleggiata dall’estetica del tappeto erboso, assai discutibile se pensiamo che, in fondo, noi umani siamo attratti dai paesaggi biodiversi. La costruzione di ville e villette potrebbe includere molta diversità; tuttavia, la maggior parte delle persone sceglie di piantare nel proprio giardino un po’ di prato e qualche cespuglio ornamentale. Queste scelte sono piuttosto contraddittorie: in fondo, il fatto che la maggior parte degli esseri umani apprezzi l’estetica del selvatico è comprovata dalle file di auto che nel fine settimana si allontanano dalle città per andare a trascorrere del tempo in natura!
Ma non dobbiamo rassegnarci all’idea della città come luogo invivibile. Qualunque angolo di terreno può essere trasformato in un letto rialzato in cui piantare specie alimentari. Aggiungiamo livelli diversi di piante consociate, emulando le forme e le funzioni dei sistemi naturali. Nel più piccolo pezzo di terra possiamo dar vita a qualcosa di nuovo: un piccolo ecosistema edibile adatto alle esigenze del mondo di oggi. Così facendo, creiamo un micropaesaggio che è anche un pezzo di habitat umano, simile a quelli che amavano i nostri antenati e a cui noi segretamente aspiriamo, con anima, mente e corpo.
Il successo di una comunità locale è legato alla sicurezza e all’accesso a possibilità di svago, commercio e altri servizi. Per molte persone, a questi fattori va aggiunto il senso di connessione con le persone che vivono in un certo quartiere o territorio, e la qualità di queste relazioni. Facendo un passo ulteriore, potremmo aggiungere a questi fattori la possibilità di lavorare vicino, sviluppando in maniera soddisfacente la propria professionalità senza dover fare i pendolari su lunghe distanze. Essenzialmente, una comunità vivibile dovrebbe fornire tutti gli elementi di base di una buona vita, e promuovere il benessere dei suoi abitanti.
L’AUTORE
Zach Loeks vive a Cobden, in Ontario. È direttore dell’Ecosystem Solution Institute, che si dedica alla formazione e alla diffusione di soluzioni ecosostenibili per la transizione ecologica, a partire dall’uso del suolo, della difesa della biodiversità e della sicurezza alimentare. Insegna e tiene seminari in diverse comunità e città in tutto il continente americano, da Nord a Sud.
________________________________________________________________________________________________________________________________________________
IL LIBRO
Trasformare il territorio in
ecosistemi alimentari fa parte dell’evoluzione umana e alla base di società prospere ci sono
ecosistemi diversificati, ricchi di
prodotti commestibili differenti.
Allora perché oggigiorno città e periferie sono ricoperte da prati e piante ornamentali, senza alcuna attenzione per la
biodiversità e la possibilità di offrire cibo?
Questo manuale pratico ci guida alla progettazione di sistemi alimentari per trasformare terreni incolti e paesaggi poveri di biodiversità, in prati e giardini fondamentali per il nostro benessere individuale e collettivo, con profondi benefici per l’ambiente, la cultura e la costruzione di comunità resilienti. Si può iniziare anche da piccole aiuole, o dai viali che attraversiamo ogni giorno in città, per rendere i luoghi in cui viviamo ogni giorno dei laboratori viventi di biodiversità e di abbondanza.
Progettare ecosistemi alimentari in permacultura è un libro ricco di esempi, infografiche, illustrazioni e fotografie che delineano i principi e i concetti della progettazione alimentare.
Si rivolge a tutti coloro che hanno accesso a un piccolo fazzoletto di terra, un balcone, un orto, un cortile, per poi espandersi su terreni, vicinati, città e regioni intere.
Un testo unico per chi è convinto che l’umanità abbia il diritto di vivere e prosperare in un ecosistema ricco, abbondante e capace di rispondere alle sfide del presente.
SFOGLIA UN’ANTEPRIMA DEL LIBRO