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Cresce più il cemento della popolazione

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Il Rapporto 2020 dell’Istituto superiore per la protezione e le ricerche ambientali mette in guardia sul degrado del territorio nel nostro Paese, che continua a un ritmo non sostenibile. La riflessione di Alberto Bencistà, rappresentante della Toscana di Federbio.
Cresce più il cemento della popolazione
«Niente sarà più come prima» è stato lo slogan, la parola d’ordine più ripetuta e declamata in tutte le lingue del mondo, ma ora, a noi «malpensanti » che seguiamo le cronache politiche e teniamo gli occhi aperti sulla società reale, è maturato un dubbio atroce di fronte a fatti, progetti ed iniziative di segno regressivo.
La situazione sociale ed economica è sicuramente drammatica anche se il recente accordo a livello di Unione europea offre all’Italia delle opportunità insperate a patto che il sistema-paese sia in grado di coglierle, ma a maggior ragione dobbiamo contrastare tutte le politiche che mirano alla «restaurazione», o peggio che intendono approfittare della pandemia per guadagnare nuove posizioni.
Durante la Prima Guerra Mondiale, gli approfittatori e gli speculatori vennero definiti «i pescecani». Noi, per rispetto di una specie di pesci con seri problemi di sopravvivenza, li definiremo invece come «benpensanti», nel senso che pensano bene di tutelare i loro interessi, i loro profitti, il loro potere, noncuranti delle sorti della Madre Terra. Uno dei tanti effetti di questo triste fenomeno è quello del consumo di suolo. Il suolo contiene più della metà di tutta la biodiversità terrestre, fornisce il 95% del cibo che mangiamo e contiene più carbonio di tutte le piante e dell’atmosfera messe insieme, ma, a differenza di quanto accade per l’aria e per l’acqua, l’Unione europea non dispone ancora di una direttiva sul suolo e l’Italia non ha una legge nazionale, infatti la situazione è assai critica, come documenta l’Ispra.
L’Ispra, Istituto superiore per la protezione e ricerche ambientali, è l’ente pubblico incaricato di redigere un rapporto annuale sullo stato di salute del suolo e nello scorso mese di luglio, senza tanto clamore e nell’indifferenza pressoché generale, è stato pubblicato il rapporto 2020 Consumo di suolo – Dinamiche territoriali e servizi ecosistemici che certifica, in estrema sintesi, i seguenti dati:
• 2 m2 al secondo vengono rubati alla natura.
• Solo nel 2019 sono stati cementificati 57 chilometri quadrati di suolo nazionale.
• La classifica delle Regioni maglia nera è la seguente:
1. Veneto
2. Lombardia
3. Puglia
4. Sicilia
5. Emilia Romagna.
Giorgio Canali di Slow Food su La Stampa ha commentato: «In Italia cresce più il cemento che la popolazione» e Dinamo Press parla di «un disastro ignorato». E non solamente dal punto di vista paesaggistico, perché il cemento ricopre il 4% delle zone a rischio frana, l’11% di zone a pericolosità sismica alta e molto alta e ben il 17% delle aree a pericolosità idraulica media ed elevata: in questo caso la maglia nera tocca alla Liguria, con il suo 30% di suolo impermeabilizzato in aree a pericolosità idraulica.
Le conclusioni del Rapporto sono improntate ad una buona dose di pessimismo: «Il consumo di suolo, il degrado del territorio e la perdita delle funzioni dei nostri ecosistemi, con le loro conseguenze analizzate approfonditamente in questo rapporto, continuano a un ritmo non sostenibile, mentre il rallentamento progressivo delle nuove coperture artificiali rispetto agli anni 2000, ascrivibile prevalentemente alla crisi economica, si è fermato e la velocità di trasformazione del territorio a scapito del suolo naturale si è ormai stabilizzata in oltre 50 chilometri quadrati l’anno, anche a causa dell’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale. L’iniziativa delle Regioni e delle amministrazioni locali sembra essere riuscita marginalmente, per ora, e solo in alcune parti del territorio, ad arginare l’aumento delle aree artificiali, rendendo evidente l’inerzia del fenomeno e il fatto che gli strumenti attuali non abbiano mostrato ancora l’auspicata efficacia nel governo del consumo di suolo».
Il ministro dell’ambiente Sergio Costa ha definito preoccupanti i dati che emergono dal rapporto ed ha fatto un appello alle forze politiche perché accelerino l’iter di approvazione del Ddl sul consumo di suolo. Anche noi ci uniamo all’appello, ma temiamo invece che i «benpensanti» siano già all’opera per utilizzare i fondi che arriveranno dall’Europa e che dovrebbero servire per il Green New Deal in nuove, inutili e dannose grandi e piccole opere.
 
Alberto Bencistà è presidente dell’Associazione Firenze Bio e rappresentante della Toscana di Federbio.
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Articolo tratto dalla rubrica Spunti di vista

Leggi la rubrica sul mensile Terra Nuova Ottobre 2020
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