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Crisi: mandiamo il conto ai veri debitori

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Dicono che la crisi è anche causa di un debito pubblico elevato. Come si è formato? Chi sono i creditori? Colpa dell’euro? Siamo davvero costretti a pagare? E se mandassimo il conto ai veri debitori?
Il kit informativo della campagna Debito pubblico: Se non capisco non pago a cura del Centro Nuovo Modello di Sviluppo (Cnms), di cui riportiamo qualche estratto in queste pagine, ci può aiutare a fare un po’ di luce sull’origine della crisi diffusa in cui siamo immersi e a cercare delle vie di uscita comuni. Da quanto emerge nel documento, noi italiani siamo in realtà un popolo di risparmiatori, accusati ingiustamente di aver vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Rischiamo di essere privati dei diritti, della sicurezza sociale e persino della sovranità democratica a causa di una classe politica alla mercé dei gruppi di potere economico e finanziario.
L’attuale crisi da deficit non è generata da una spesa pubblica eccessiva, bensì da una serie complessa di concause, tra le quali giocano un ruolo la speculazione finanziaria internazionale che ha spinto in alto i tassi di interesse sui titoli di stato, gli squilibri strutturali nei rapporti commerciali all’interno della zona euro, i limiti di azione della BCE e gli aiuti pubblici elargiti per salvare le banche private dal fallimento. Le politiche di austerità, poi, non hanno fatto che peggiorare la situazione.
Abbiamo chiesto a Francesco Gesualdi, animatore del Cnms, di spiegarci meglio il senso di queste iniziative.
Francesco, innanzitutto come possiamo stabilire quali parti del debito siano «illegittime»?
Basterebbe riflettere su un dato: l’ammontare degli interessi che noi paghiamo sul debito pubblico italiano, circa 80 miliardi di euro all’anno, ha in realtà già ripagato abbondantemente il capitale prestato in origine; pertanto si tratta di una rendita pura. Dal punto di vista delle entrate e delle uscite, l’Italia è un paese con un bilancio in positivo, ovvero spendiamo in realtà meno di quanto incassiamo! Purtroppo spesso spendiamo male, e in quel senso tra le nostre proposte c’è anche quella di attuare una seria riqualificazione della spesa, ma bisogna essere onesti e dire che il saldo negativo di bilancio è causato dagli interessi pagati sul debito; e le conseguenze sono pesantissime. È sotto gli occhi di tutti che la crescita esponenziale dei tassi ha permesso ai mercati di arricchirsi enormemente a scapito delle risorse di cui i governi e le amministrazioni dispongono per il bene della collettività. Per questo chiediamo che venga creata una commissione d’inchiesta, con una rappresentanza popolare, che stabilisca quali parti del debito sono servite per il bene comune (infrastrutture, trasporto pubblico, sanità, istruzione) e quali invece sono effetto della malapolitica (corruzione, appalti pubblici truccati, ruberie, e via dicendo) e della speculazione dei mercati.
Ma in caso di ripudio del debito illegittimo, non c’è il rischio di rivalsa da parte dei grandi creditori?
Certo che c’è. Occorre essere chiari, non stiamo dicendo che sarà una passeggiata: i grandi creditori metteranno in campo ogni forma possibile di ricatto, ma occorre che lo Stato dica in tutta fierezza che non pagherà ciò che non ritiene corretto, come tanti altri paesi hanno fatto anche nel recente passato6. Non dobbiamo farci spaventare dall’eventualità di uno scontro aperto con questi Golia, abbiamo tante possibilità di far valere la nostra forza. Non dimentichiamo che diversi Stati sono in situazioni simili: se questa azione fosse portata avanti congiuntamente da italiani, greci, spagnoli e portoghesi, per esempio, non sarebbe più tanto facile isolarci con le spalle al muro…
L’articolo “Crisi: mandiamo il conto ai veri debitori” prosegue con l’intervista a Francesco Gesualdi e con interessanti e approfonditi box informativi.
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