Nelle case degli italiani vivono oltre diciannove milioni tra cani e gatti, veri e propri compagni di vita. Possiamo scegliere come prendercene cura e ormai sono tanti i veterinari e gli esperti che suggeriscono alimentazione fresca e di stagione, cure senza chimica di sintesi e grande attenzione alle relazioni.
Gli animali domestici in Italia sono compagni di vita per una larghissima fetta di popolazione. Gli ultimi dati disponibili parlano di oltre diciannove milioni tra cani e gatti, che vivono nelle nostre case. E il «mercato» se ne è accorto, eccome. Tant’è che in questi anni i nostri amici a quattro zampe sono stati trasformati in un vero e proprio “esercito di consumatori”. Alimenti industriali, farmaci di sintesi, dispositivi di ogni tipo, consulenze e corsi per educare gli animali a rispondere alle esigenze dei proprietari e la lista potrebbe proseguire. Ma siamo certi di essere sulla strada giusta? I dati dicono anche che aumentano i casi di animali con allergie e malattie croniche, patologie autoimmuni, tumori e disturbi del comportamento e ciò conduce a una ulteriore medicalizzazione del sostegno che si può dare loro.
Come uscirne? «Cambiando radicalmente il punto di vista, il paradigma» spiega
Stefano Cattinelli, medico veterinario specializzato in omeopatia, esperto in Costellazioni Familiari sistemiche e co-fondatore dell’associazione
Armonie Animali, il primo network di veterinari che in Italia integra l’approccio scientifico con le medicine non convenzionali e un punto di vista sistemico.
«Ormai siamo consapevoli che la salute si basa su scelte alimentari sane e sostenibili, sulla prevenzione vera e su cure rispettose della nostra complessità; ebbene, tutto ciò vale anche per i nostri animali», prosegue Cattinelli. «Ogni persona è chiamata, soprattutto in questo momento storico, a prendere posizione sulla modalità di cura del proprio animale e attraverso le sue scelte ha il potere di incidere in maniera determinante anche sul futuro della medicina veterinaria. In tal senso, sempre più spesso, ci si rende conto che se da una parte le strutture sanitarie che si occupano della salute degli animali hanno sempre più mezzi diagnostici a disposizione, dall’altra, com’è esperienza di molti, l’unicità e l’umanità nella relazione con il cliente e con l’animale si stanno affievolendo. Più che nuovi modi di fare il veterinario c’è bisogno di nuove modalità di essere veterinario».
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