Sostenibilità, integrazione e biodiversità: ecco per cosa si battono gli ecovillaggisti attivi nella politica nazionale ed estera.
Sono sindaci, assessori, consiglieri e vivono tutti in comunità intenzionali. Per alcuni si tratta di una scelta dettata dalla comunità, in altri casi deriva da una passione personale, come nel caso di Alfredo Camozzi (Comune di Bagnaia – Sovicille, Si), consigliere di minoranza a Sovicille.
«La mia esperienza come amministratore pubblico ha avuto inizio prima del mio arrivo a Bagnaia» racconta. «Il mio impegno politico non coinvolge direttamente la Comune, ma questa si è potuta ben integrare nel territorio grazie anche al nostro impegno in campo politico e sociale, che si è concentrato soprattutto contro la speculazione urbanistica e a favore della tutela ambientale e dei diritti della persona».
L’impegno degli ecovillaggisti si concretizza sempre in un’azione politica che mira a un cambio di paradigma a favore della sostenibilità.
Così è anche per Federico Palla (ecovillaggio Lumen) vicesindaco e assessore al bilancio e al sociale di San Pietro in Cerro (Pc). «In quattro anni siamo riusciti a implementare la differenziata, che è passata dal 50% all’86%, abbiamo bloccato la realizzazione di un allevamento intensivo di polli, siamo riusciti a introdurre l’uso di alimenti biologici nella mensa scolastica e abbiamo attivato una rete di supporto ai profughi del nostro territorio» racconta. «E nel prossimo futuro vogliamo realizzare una pista pedonale/mtb per favorire il turismo lento e realizzare un coworking nei locali del municipio».
Antonio Bernini, detto Elfo Frassino (Federazione di Damanhur – Vidracco, To) è sindaco al secondo mandato del Comune di Vidracco (To), un paese di 526 abitanti. «Sono stato eletto con il movimento Con Te, per il Paese, che è stato fondato dai damanhuriani circa trent’anni fa e che da diciannove anni amministra questo Comune» racconta. «Abbiamo un acquedotto rurale gestito direttamente dal Comune. Inoltre ci occupiamo del recupero di edifici e siti abbandonati; tra questi abbiamo recuperato un antico mulino ad acqua per scopi didattici e un meleto di una varietà locale per riqualificare il paesaggio».
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Sono sempre più numerosi giovani e meno giovani che decidono di andare a vivere in un cohousing o in un ecovillaggio, una scelta dettata non solo da motivi economici (vivere insieme costa decisamente meno), ma anche dal crescente bisogno di uno stile di vita sobrio e a basso impatto ambientale, basato su relazioni autentiche e di solidarietà. Il panorama delle esperienze comunitarie, in Italia e all’estero, è assai ricco e variegato. Sempre più spesso si riconosce il valore sociale oltre che ambientale del vivere insieme, tanto che anche in Italia sono in crescita le amministrazioni locali che promuovono bandi per l’assegnazione di terreni o edifici destinati al cosiddetto housing sociale; è successo in Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna e altrove. L’autrice racconta la storia e soprattutto il presente di ecovillaggi e cohousing già attivi in Italia, dei numerosi progetti in via di realizzazione e aperti a nuove adesioni, e delle esperienze internazionali più significative. Quella che emerge è una mappa completa e variegata, utile per chi vuole approfondire una tematica ancora poco conosciuta oppure per chi ha già avviato una riflessione e un percorso, e che nel libro può trovare suggestioni, stimoli e contatti per proseguire il proprio cammino.
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