Dal nuovo libro “Manuale pratico di fitodepurazione” un passo dall’introduzione per capire il significato, le tecniche e i benefici derivanti da un impianto di fitodepurazione.
Depurazione naturale e fitodepurazione: una breve introduzione
Con l’espressione ‘depurazione naturale’ si intendono tutte quelle tecniche che sfruttano i meccanismi depurativi propri degli ecosistemi naturali: si tratta perlopiù di sistemi estensivi a basso impiego tecnologico verso i quali, negli ultimi 50 anni, si è sviluppato un crescente interesse grazie alla loro economicità e alla facilità di gestione. In questa categoria sono in genere inclusi i lagunaggi, gli stagni, i sistemi di dispersione nel terreno, i sistemi a lemna, i vassoi assorbenti,
l’evapotraspirazione totale, la fi ltrazione con inerti naturali, i fi ltri percolatori e la fitodepurazione.
In particolare, per il trattamento di refl ui civili e non, negli ultimi decenni ha preso campo la fitodepurazione, termine con il quale nel nostro paese vengono indicate le constructed wetland, espressione che tradotta alla lettera significa ‘aree umide costruite’: in eff etti si tratta di sistemi ingegnerizzati, progettati e costruiti per riprodurre i processi autodepurativi delle zone umide naturali. Rispetto a quelle naturali, le aree umide artificiali offrono un maggior grado di controllo, grazie a una più precisa valutazione della loro effi cacia basata sulla conoscenza della natura del substrato, delle tipologie vegetali e dei percorsi idraulici.
In letteratura, ma anche in molte realizzazioni commerciali, si è diff usa una certa ambiguità semantica e di conseguenza un utilizzo improprio del termine constructed wetland. Gli elementi essenziali di una zona umida sono le piante, l’acqua e il medium di riempimento (Kadlec e Wallace, 2008): in assenza di piante non è corretto parlare di fi todepurazione, bensì di sistemi di fi ltrazione o di stagni (pond). Lo stesso dicasi per il termine ‘fi todepurazione’ così come viene utilizzato in Italia, dove molte volte indica generici sistemi commercializzati per la depurazione delle acque in cui sono immesse delle piante, spesso non acquatiche e quindi con funzionalità generalmente ininfluenti ai fini della depurazione. I sistemi di fitodepurazione devono essere considerati come veri e propri ecosistemi, che si inseriscono nell’ambiente circostante e che interagiscono con la fauna e gli agenti climatici (sole, vento, pioggia, neve).
Le constructed wetland sono ormai da tempo impiegate con successo per risolvere il problema del trattamento degli scarichi di piccole e medie utenze civili. Parallelamente si registrano buoni risultati nella loro applicazione a molti altri tipi
di reflui, come quelli prodotti dalle attività turistiche o dall’industria agroalimentare, o anche le acque di dilavamento e di prima pioggia, gli sfiori delle fognature unitarie, i fanghi di depurazione, fino ai temibili percolati di discarica.
Nel tempo si sono sviluppate specifiche tecniche sul dimensionamento, sui materiali da utilizzare, sulle essenze vegetali da impiegare, grazie alle quali è possibile realizzare sistemi dalle ottime rese depurative e con un funzionamento flessibile, affidabile e duraturo. Viceversa, a livello commerciale, si è assistito alla comparsa di sistemi impropriamente indicati come fitodepurazione e che si discostano molto dai modelli proposti dal mondo scientifico internazionale: il risultato è che spesso il funzionamento ne risente, evidenziando numerosi problemi (cattivi odori, precoci intasamenti, rese depurative limitate ecc.) e mettendo così in cattiva luce una tecnica che in moltissimi paesi si sta diffondendo come poche altre nel campo della depurazione delle acque.
Il manuale pratico di fitodepurazione è stato scritto per far conoscere a un pubblico più vasto degli addetti ai lavori questa famiglia di tecnologie definite come fitodepurazione. Gli autori hanno cercato di trarre l’essenziale dalla loro esperienza ormai ventennale in questo campo, sia nel trattare gli aspetti più teorici, come i processi coinvolti nella depurazione e le modalità di dimensionamento degli impianti, sia per quelli più pratici, come le diverse fasi di realizzazione, che sono state descritte in un foto-racconto di immediata comprensione, o le tecniche di gestione degli impianti stessi.
Per favorire la comprensione dei contenuti a un pubblico non necessariamente composto da tecnici ed esperti in questo campo, il testo è corredato da un breve glossario con la spiegazione dei termini tecnici. Il manuale è inoltre arricchito da un buon numero di esempi che descrivono le realizzazioni di impianti di fitodepurazione da noi progettati in Italia ed in altri paesi: gli impianti sono stati selezionati in modo da offrire un panorama abbastanza esaustivo sulle varie possibilità di applicazione delle tecniche di fitodepurazione.
Il tentativo egli autori è stato di presentare il più alto livello di aggiornamento sullo stato dell’arte della fitodepurazione, introducendo configurazioni e varianti impiantistiche di assoluta novità nel panorama nazionale, come per esempio i sistemi “francesi” che non necessitano del trattamento primario, o i sistemi di trattamento degli scolmatori di fognature miste.