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Devoti alla natura

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Tra pregiudizio e riscoperta di fedi antiche, cresce in tutto il mondo l’interesse per un nuovo paganesimo, basato sulla sobrietà e il legame con gli elementi naturali.

Devoti alla natura

Non inneggiano alla guerra santa. Non minacciano di morte chi critica la loro fede. Non fanno sacrifici umani o animali. Rispettano le leggi dello stato, senza pretendere eccezioni in virtù della loro religione. Non adorano il demonio. Non sono violenti. Seguono le più antiche religioni della terra, rivisitate e riformate.
Sono i pagani. O, meglio, i neopagani. Malgrado la loro mitezza, l’ignoranza che li circonda li rende oggetto di discriminazioni. Non stupisce quindi se un buon numero di persone che seguono la spiritualità neopagana vive nell’ombra. Nascosta. Pur non facendo nulla di male.

In costante aumento

Malgrado l’atteggiamento ostile della società, il numero di persone che si riconosce nelle varie correnti del paganesimo, in particolare la wicca, è in continuo aumento. In Canada, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Australia, gli ultimi censimenti della popolazione hanno mostrato un incremento di seguaci del neopaganesimo, fede che ha mostrato il più forte incremento in percentuale in assoluto; ben più dell’Islam. Un dato scomodo che pochi commentatori hanno affrontato.
I festival del Pagan Pride hanno visto la partecipazione di oltre 40.000 persone in varie parti del mondo, secondo gli organizzatori. Molti già vivono in famiglie che praticano il paganesimo o la wicca. Altri arrivano da altre fedi, in particolare dalle chiese protestanti, ma anche dalla chiesa cattolica, dalle religioni orientali o dall’Islam. Fuori dal contesto anglosassone la presenza neopagana è limitata, anche se in crescita. Con nuovi arrivi, come la Turchia che ha, di recente, un suo rappresentante in seno alla Pagan Federation International.
In Italia non esistono dati certi e gli stessi neopagani non riescono a fornire cifre. Di sicuro troppo pochi per far sentire la propria voce, anche se esistono piccoli gruppi che cominciano ad essere visibili.

Mancanza di visibilità

Uno dei problemi principali è la mancanza di visibilità, data anche dal fatto che, spesso, i seguaci del neopaganesimo scelgono un nome pagano col quale poi vengono conosciuti. Questo fa sì che la loro vera identità rimanga celata, rischiando di alimentare dubbi e pregiudizi. Sicuramente chiaro e limpido come il sole è Davide Marrè, conosciuto come Cronos. «Per me l’essere pagano significa riscoprire ogni giorno la dimensione del sacro, il rapporto con il divino e la molteplicità di modi in cui questo si esprime. È ritrovare la magia profonda del cosmo e dei suoi cicli, è soprattutto celebrazione della gioia di vivere e del mistero dell’esserci qui ed ora» spiega Davide, presidente dell’associazione di volontariato Wicca Circolo dei Trivi. E racconta dei campi wicca e delle conferenze; i canti, le invocazioni, il sentirsi parte con la natura e i suoi ritmi. dell’associazione La Rose Noire di Modena. La natura quindi come qualcosa di magico, da rispettare e onorare. E non è un caso che spesso i rituali delle varie correnti neopagane siano in mezzo alla natura.
«La radice della parola paganesimo è la parola latina pagus, campagna» spiega Daphne Eleuteria (anche lei col nome pagano). «Si tratta di una definizione affibbiata a scopo denigratorio, ma qualifica un aspetto fondamentale della nostra spiritualità: il nostro rapporto con la Natura, proprio perché paganus in lingua latina è l’abitatore del villaggio. Penso che avere rispetto verso l’ambiente sia il minimo: i pagani infatti promuovono campagne in difesa della natura, sia in Italia che all’estero».

Natura come Madre Terra Le donne e il sacro

Un rapporto fondamentale quello che i neopagani hanno con la natura. «La natura è il nostro tempio» asserisce Tatiana, una giovane ragazza di origini colombiane che segue il culto della dea. «Appena posso vado nel bosco o sulle rive del mare. Anche in città osservo attentamente il percorso degli astri nel cielo, le fioriture, la foliazione degli alberi». Anche Quartilla, del gruppo Pagani Queer, ha un forte legame con la natura. «La natura è una fonte di ispirazione, alcune persone dopo essersi avvicinate al nostro percorso di vita hanno acquisito una visione diversa nei suoi confronti» precisa Elisabeth, Diversi culti pagani fanno riferimento alla Dea, la Madre Terra, un’entità femminile che coincide con la natura stessa. È il caso della wicca che, proprio a causa della grande attenzione al sacro femminile, ha attirato un numero importante di donne, deluse dagli approcci maschilisti delle fedi monoteiste.
Esistono anche congreghe riservate alle donne, ma generalmente, anche nei gruppi che onorano la Dea ci sono diversi uomini. «Penso che il rapporto fra paganesimo e femminismo non sia solo molto importante, ma proprio basilare» aggiunge a tal proposito Daphne. «Il mio riferimento precipuo è il paganesimo indo-mediterraneo, un mondo culturale e religioso che, sebbene armoniosamente abitato da varie divinità, è rappresentato principalmente da Lei, Potnia, la Grande Dea, in una cultura in cui la donna occupava posizioni di prestigio. Le culture pagane successive, a parte qualche lodevole eccezione come quella egizia e quella etrusca, sono state maschiliste e misogine». In effetti, tra i neopagani, con rare eccezioni, la parità tra uomo e donna anche nel sacro è considerato unconcetto ovvio.

Discriminazioni di oggi, persecuzioni di ieri

Importante per i neopagani è anche l’impegno in azioni sociali, a cominciare dalle raccolte di soldi e cibo durante i vari festival pagani e devoluti ad associazioni caritatevoli. Un’azione meritoria e improntata alla visibilità, sulla falsariga degli Officers of Avalon, organizzazione statunitense che raggruppa «poliziotti» wicca. La strada per il rispetto, comunque, è tutta in salita. Solo di recente in Australia sono state abolite leggi che attaccavano i culti pagani, retaggio di un’era passata. Nei paesi in cui il numero è ancora molto limitato, molti ancora si nascondono.
Come Tatiana, che non può ricevere a casa la rivista di cultura wicca Athame. O Quartilla, che sceglie di esprimersi con uno pseudonimo per motivi di sicurezza. Quanto ai rapporti con le altre fedi c’è il nulla più totale. In Europa preti e pastori non vedono di buon occhio i raduni pagani, malgrado l’assoluta serenità degli stessi. In Inghilterra i festival wicca hanno destato più inquietudine degli islamici radicali di Finnsbury Park, anche se Phillys Curott, nota esponente wicca, viene invitata al Parlamento mondiale delle religioni.
Negli Stati Uniti solo le chiese unitariana e episcopale hanno momenti di incontro con i pagani. Tuttavia ancora il neopaganesimo viene solitamente considerato alla stregua di una setta. O, comunque, non riceve il trattamento di prim’ordine riservato alle fedi monoteiste. Questo amareggia i neopagani, le cui ferite delle persecuzioni subite in passato sono ancora fresche.
«A differenza degli Ebrei, il cui credo è stata ‘tollerato’ attraverso i secoli dalle culture dominanti, la nostra è stata attaccata, violentata, distrutta, polverizzata» spiega Daphne. «Tuttavia non sono pochi i brandelli che ci sono giunti e, probabilmente, conosciamo meglio gli antichi di quanto si conoscessero loro stessi, quindi un tentativo di ricostruzione è possibile». È chiaro il riferimento ai roghi delle streghe medioevali e a tutti gli altri attacchi che il paganesimo ha subìto, conservandosi, malgrado tutto. E riproponendosi sotto nuove forme, oppure manifestandosi all’interno delle espressioni del cristianesimo che, a differenza dell’Islam, che ha annientato la precedente realtà pagana, ha assunto alcune espressioni preesistenti inglobandole.
Un ritorno alle origini quindi la rinascita del paganesimo dei giorni nostri? «Per certi versi lo è, a livello di ricerca storica e antropologica, per altri versi il paganesimo dei giorni nostri pur ritrovando le sue radici lontane, è qualcosa di profondamente diverso dal paganesimo antic» spiega Davide Marrè, sottolineando che non esistono in Italia pagani che hanno conservato ininterrotta tale pratica nel corso dei secoli, tramandandola di generazione in generazione. Secondo Quartilla: «Solo in parte, nei paesi che hanno prodotto e attraversato la modernità, si arriva al neo-paganesimo con una consapevolezza post-moderna, che è ancora più fondante delle tradizioni di riferimento». Anche Vanth, del gruppo Pagan Pride, parla della linea di demarcazione rispetto al passato: «Se con ritorno alle origini si intende un ritorno alle antiche religioni esattamente com’erano, allora no: il filo è stato spezzato. Se intendiamo un modo di ricercare quello che era lo spirito con cui ci si avvicinava al divino, allora potremmo discuterne».

Le radici dell’Europa

Tra i seguaci del paganesimo alcuni sono solitari, eppure i campi e i festival aiutano a rompere il senso di isolamento. «Quando alcuni anni fa, dopo essermi collegata ad internet per la prima volta, digitai la parola paganism in un motore di ricerca, venni a conoscenza di un mondo vastissimo. Finalmente non ero più sola» ricorda Daphne. Si tratta di non essere soli anche per far fronte comune e richiedere garanzie. Non a caso tutti i neopagani, pur con alcune sfumature, sostengono la laicità dello stato, consci del fatto che la separazione tra potere politico e religioso è fonte di sicurezza per tutti i cittadini.
Ancor più marcati sono i commenti riguardo alla polemica relativa alla Costituzione europea e all’iscrizione nella stessa delle radici giudaico cristiane. «Un ateo per esempio a quale radice si sentirebbe legato, a quella giudaica, a quella cristiana o a quella pagana?» argomenta Daphne. «Perché mettere paletti? La libertà è il dono più grande che esista, lasciamo che ispiri la costituzione di questo grande continente».
Di simile avviso è Davide Marrè: «Credo che la questione delle radici cristiane sia stata più che altro una questione ‘pubblicitaria’ e dal canto mio non ho bisogno di vedere menzionate le radici classiche dell’Europa o celtiche, per sapere che l’Europa affonda le sua radici anche nella cultura definita oggi genericamente come pagana».

Minaccia legislativa?

Quanto all’articolo 613 bis del codice penale relativo alla manipolazione mentale e che potrebbe essere usato contro i gruppi neopagani, lo stesso Davide stempera le acque. «Le leggi che creano reati che hanno una definizione vaga, e in questo caso il reato ha davvero una definizione vaga, e su cui gli avvocati e consulenti possono dibattere all’infinito, sono molto pericolose. Si può usarle contro tutti i gruppi impopolari. Sono forti con i deboli e deboli con i forti. L’esperienza di paesi come Francia e Spagna ci dice che sono state applicate contro gruppi piccolissimi e non in grado di permettersi grandi avvocati, mentre maghi a pagamento miliardari e gruppi più grandi e meglio difesi sono sfuggiti a ogni imputazione. Non è vero che in realtà la legge sia stata fatta per prendere di mira i gruppi pagani, siamo troppo pochi e troppo sparpagliati. È stata fatta per altre comunità religiose e tutti quelli che operano nell’ambiente delle medicine alternative: questi ultimi rischiano davvero di avere dei problemi».

Per saperne di più:

Buone introduzioni generali sono raccolte in AA.VV., «Neo-Paganesimo», Stampa Alternativa, Roma 1999. Con particolare riferimento alle presenze in Lombardia, si rimanda alla ricerca condotta dal Cesnura: «Aspetti spirituali dei revival celtici e tradizionali in Lombardia, di Introvigne, Menegotto, Zoccatelli, ed. Sinergie.
Per approfondimenti su internet, un buon punto di partenza è Wikipedia nell’ambito del Progetto Religione, sotto la voce «neopaganesimo»: http://it.wikipedia.org/wiki/Neopaganesimo
Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Maggio 2006.
Nel mensile di Giugno 2015 trovate l’articolo ” Handfasting: torna il matrimonio pagano“: in mezzo alla natura e con i quattro elementi a fare da testimoni, ecco come avviene l’handfasting, il matrimonio secondo il cerimoniale pagano. Scopriamo le fascinazioni di un rito antico oggi sempre più diffuso.

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