Dieta crudista
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Prima di tutto ci dobbiamo attrezzare. Nella bella cucina di un crudista non possono mancare: la centrifuga, l’essiccatore, meglio se orizzontale (per evitare sgarbate colature di cibo su altri cibi e odori diffusi da un cibo all’altro), il germogliatore, che si può comperare ma si può anche costruire in casa in poche e facili mosse, e la fioccatrice, con la quale potremo fare semi in fiocchi pronti da mangiare, con la certezza che non abbiano additivi e che non siano cotti, come accade spesso per i cereali industriali. Adesso possiamo passare all’azione e cominciare a esercitarci con le insalate che, nella loro semplicità, ci danno la possibilità di imparare a fare gli abbinamenti secondo il sapore e la digeribilità dei cibi.
Mangiare crudo significa anche imparare a masticare parole e pratiche nuove, come ammollo e germinazione, pratiche essenziali nella preparazione dei germogli, fonte inesauribile di sostanze nutritive in grado, anche in piccola quantità, di dare sapore e croccantezza a qualsiasi tipo di piatto. Altra parola è essicazione, un procedimento grazie al quale possiamo fare in casa pomodori secchi e uva passa, ma anche cracker, pane e biscotti. Per essiccare i nostri cibi possiamo ricorrere al calore naturale del sole, nella bella stagione, oppure di una stufa o un calorifero durante i mesi freddi. Infine, la fermentazione, un processo che arricchisce gli alimenti di altre virtù salutari come i batteri probiotici, l’acido lattico, la vitamina C e alcune del gruppo B. Mica male! Certo, dobbiamo tenere conto che il cibo fresco frullato, tritato, centrifugato ed essiccato subirà comunque una diminuzione parziale dei suoi valori nutrizionali. Infatti, già il semplice gesto di affettare un alimento dà via al processo di ossidazione, che a volte riduce fino al 70% le quantità di acido folico e di vitamina C contenute in frutta e ortaggi.
Alcune tradizioni religiose raccontano di uno stato originario di perfezione dell’umanità, nel quale si era in pace con tutto il resto del creato e ci si nutriva semplicemente di frutti. Una totale libertà in cui si poteva dedicare il proprio tempo (forse infinito) a contemplare la bellezza della natura. Poi, in queste narrazioni, accade qualcosa e la fine della storia la viviamo tutti i giorni: fatica, affanni, mancanza di tempo, di aria, mancanza di qualcosa a cui sempre aneliamo. Imparando a mangiare crudo potremmo provare a recuperare, sebbene per brevi scorci, quel paradiso perduto.
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