Dieta nichel free senza prodotti animali
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Mal di testa da mesi, che non passa nemmeno con gli antinevralgici. Stanchezza, sonnolenza. E poi asma, gonfiore diffuso, desquamazione gengivale, mal di gola cronico, spilli negli occhi, dolori addominali e intestinali, sovrappeso ingiustificato, tosse, orticaria, prurito… Sono solo alcuni dei sintomi dell’allergia al nichel, chiamato dai minatori tedeschi kupfernickel, «rame del diavolo».
Sicuramente l’eccessiva e prolungata esposizione a questo metallo, sia per contatto che per ingestione, a lungo andare può creare danni al sistema immunitario e all’apparato digerente. Vivere vicino ai poli industriali sembra essere una concausa, così come alimentarsi con cibi contaminati.
Il fabbisogno giornaliero è di circa 100 microgrammi. Si sospetta che valori oltre i 500/600 possano, nel tempo, favorire l’insorgenza di tumori, ictus e infarto. D’altro canto, anche la sua carenza provoca danni: insufficienza renale, cirrosi epatica e modifiche del metabolismo di zinco e ferro.
Praticamente dappertutto: pesticidi, fertilizzanti, acqua del rubinetto, tinture per capelli e prodotti per l’igiene personale, stoviglie di teflon e di acciaio, protesi dentali e ortopediche, gioielli e bigiotteria, monete, detersivi, alimenti industriali, fumo delle sigarette, vestiti. Poi naturalmente ci sono i cibi: pomodori, spinaci, carciofi, fagiolini, soia, lenticchie, fagioli, lievito, mais, piselli, ceci, asparagi, lattuga, cipolle, farina di grano integrale, granoturco, avena, pere, prugne fresche e secche, uva, kiwi, cozze, ostriche, crostacei, salmone, tonno, cacao, frutta secca, margarina, tè, fegato di manzo… sono tutti alimenti che contengono una quantità di nichel variabile da 200 a più di 1000 milligrammi per kg.
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