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Diritto di protesta: troppo ostacolato e poco tutelato

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In Italia e in Europa la situazione desta preoccupazione e allarme per la costante e invasiva repressione e criminalizzazione del dissenso, anche in presenza di proteste pacifiche. L’intervento di Debora Del Pistoia, di Amnesty International Italia.

Diritto di protesta: troppo ostacolato e poco tutelato

In Italia e in Europa la situazione desta preoccupazione e allarme per la costante e invasiva repressione e criminalizzazione del dissenso, anche in presenza di proteste pacifiche. L’intervento di Debora Del Pistoia, di Amnesty International Italia.

«Il rapporto “Poco tutelato e troppo ostacolato. Lo stato del diritto di protesta in 21 paesi in Europa”, lanciato da Amnesty International nel quadro della campagna globale “Proteggi la protesta”, presenta un quadro allarmante. Dalla ricerca emerge un modello europeo di repressione, con similitudini nell’apparato usato per soffocare il dissenso. Il diritto cruciale alla protesta pacifica è sempre più a rischio in un contesto di generale crescente criminalizzazione da parte delle autorità dei principali paesi europei analizzati. Una delle tendenze più preoccupanti riguarda la crescente stigmatizzazione da parte di autorità e media mirata a delegittimare chi manifesta pacificamente, attraverso una retorica tossica che in molti casi è stata solo la premessa per giustificare l’introduzione di leggi restrittive per il diritto di riunione pacifica, come è avvenuto con le proteste per la giustizia climatica. Più recentemente, questa dinamica è stata poi applicata in vari paesi europei anche contro le proteste in solidarietà con il popolo palestinese, inizialmente definite minaccia all’ordine pubblico, per poi essere oggetto di restrizioni generalizzate, illegali per gli standard internazionali dei diritti umani. Il rapporto evidenzia un uso sempre più diffuso, eccessivo e/o non necessario della forza per disperdere manifestazioni pacifiche, che in molti casi ha causato feriti con lesioni gravi e talvolta permanenti. E ciò a fronte di una tendenza generalizzata all’impunità diffusa per quanto riguarda le violazioni delle forze dell’ordine durante le proteste, spesso anche per la mancanza di meccanismi di inchiesta indipendenti».

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