Discorso alle mie piante
homepage h2
Se non avessimo la facoltà di parola o ne avessimo una quota giornaliera parecchio limitata, le cose andrebbero di gran lunga meglio, non credete? Meno occasioni per ferirci come orchi, meno idee del cazzo da proporre nascondendole dietro alla scusa «Sto pensando ad alta voce», maggior mistero e dunque maggior fascino, più cura per l’essenziale, più cura in generale.
Tuttavia, io alle mie piante non consento di umiliarmi così perché nonostante questa sia l’epoca in cui si cerca come non mai di salvaguardare la loro specie e la biodiversità, questi sterpi devono ricordarsi che tale protezione è spesso solo un becero brand, un’apparenza patinata per farci consumare di più, imballando quel di più dentro a bellissimi scatoloni biodegradabili.
Le mie piante devono saperlo, per poterlo riferire alle altre, in modo che tutte stiano al loro posto e che il mondo non diventi come la selva della Bella Addormentata nel bosco.
Sono tante, rigogliose, si appendono ai miei mobili, sono turgide e concimate, insomma, ci tengo molto e voglio che, proprio per questo, sappiano la verità.
Desidero esser schietta con le mie piante perché sono le mie conviventi, le mie compagne di vita. Ma soprattutto, voglio far loro discorsi utili, schietti, edificanti affinché non si dica la stessa cosa che si usa dire sui poveretti che parlano coi muri convinti che questi siano oggetti animati.
Le mie piante devono rendersi utili e se capiterà che verrete ospitati a casa mia, capirete che è davvero così, che il soliloquio è finalmente utile: le mie piante sanno dove si trova la biancheria pulita, aprono i cassetti coi germogli, sanno come accendere il gas con le radici, almeno fino a quando ne avremo, di gas e di radici.
Le mie piante sanno come chiudere le imposte se fuori c’è vento e sanno fare economia dell’acqua che viene data loro ogni mese, quando mi ricordo di dargliene: i miei vegetali devono essere autonomi, indipendenti. «Ragazze», dico loro, dando per scontato che siano femmine perché per loro certe battaglie non sono così importanti, hanno ancora da fare con la lotta per la sopravvivenza della specie, «Ra-ga-zze! Dovete imparare a cavarvela da sole! Vi andrà senz’altro meglio di come andrebbe se mi occupassi io di voi perché non sono mai in casa, spero ve ne siate accorte».
E poi non voglio altri mantenuti in casa.
Ho già tre gatti e il governo.