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Fabio Brescacin, presidente di NaturaSì: «Siamo nati con la biodinamica»

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Quest’anno l’agricoltura biodinamica compie cento anni e il numero di maggio della rivista Terra Nuova ha dedicato uno speciale a questo approccio rispettoso dell’ambiente e del suolo. Condividiamo qui che con i lettori che ci seguono online l’intervista a Fabio Bescacin, presidente di NaturaSì, la catena di negozi del biologico che sul biodinamico ha puntato fin dall’inizio.
Fabio Brescacin, presidente di NaturaSì: «Siamo nati con la biodinamica»

Quest’anno l’agricoltura biodinamica compie cento anni e il numero di maggio della rivista Terra Nuova ha dedicato uno speciale a questo approccio rispettoso dell’ambiente e del suolo. Condividiamo qui che con i lettori che ci seguono online l’intervista a Fabio Bescacin, presidente di NaturaSì, la catena di negozi del biologico che sul biodinamico ha puntato fin dall’inizio.
In che modo la storia e l’identità di EcorNaturaSì sono legate al movimento biodinamico?
«L’impulso biodinamico è stato la nostra fonte di ispirazione, fin dall’inizio. Siamo partiti da un piccolo negozio cooperativo nella comunità di Conegliano (Tv), ma abbiamo sempre affiancato la produzione alla vendita. Nel 1987 abbiamo preso in gestione l’azienda agricola biodinamica San Michele, ponendo le basi per quella che è diventata l’azienda leader in Italia per questo tipo di prodotti. Alla fine degli anni ’80, la domanda di prodotti biologici è aumentata notevolmente e abbiamo cominciato a visitare i primi agricoltori biodinamici in tutta Italia».

Nella visione antroposofica l’agricoltura deve avere anche una componente sociale ed economica. In che modo la vostra azienda applica questo principio?
«Fin dall’inizio siamo stati animati dal desiderio autentico di puntare sull’agricoltura biodinamica per curare la terra, dare cibo sano alle persone e sviluppare un modo diverso di fare impresa. Nonostante le difficoltà abbiamo mantenuto questi ideali ben saldi e questo ci dà la forza per andare avanti. Noi fondatori abbiamo rinunciato alla nostra proprietà e messo in mano a una fondazione, la Libera Fondazione Antroposofica Rudolf Steiner, che deve far funzionare l’attività, ma ha lo scopo primario di promuovere un altro tipo di cultura. La struttura di steward-ownership, con al centro la Libera Fondazione Antroposofica Rudolf Steiner, ha contribuito a mantenere e proteggere i valori e lo spirito fondante dell’azienda in tutto questo sviluppo. È una forma di proprietà che non prevede l’ereditarietà e investe i propri utili in attività sociali e culturali. Con i dividendi sono stati finanziati progetti quali la costruzione della Scuola Waldorf Novalis di San Vendemiano (Tv), che riconosce il primo diploma in Italia per gli studi di agricoltura biologica e biodinamica, e l’azienda agricola San Michele con il nuovo sito sperimentale e didattico di Cortellazzo (Ve)».

Qual è il peso della cultura biodinamica nella produzione e nel mercato italiano?
«Purtroppo i prodotti biodinamici sono una nicchia poco presente nel mercato italiano. Ma è una nicchia trainante da un punto di vista culturale. Molte altre aziende biologiche stanno approdando quasi naturalmente a questa scelta agronomica perché funziona; molte delle aziende più rappresentative del biologico italiano sono biodinamiche. La biodinamica rappresenta una punta di diamante a livello culturale e agronomico, ma sul mercato interno dobbiamo lavorare ancora molto. Il marchio Demeter in Italia purtroppo non è ancora valorizzato come avviene in Germania, Svizzera e Olanda. Anche se non è ancora una voce predominante all’interno dei prodotti certificati bio, l’agricoltura biodinamica tuttavia è riconosciuta come un metodo di successo. È un approccio che alimenta la conoscenza. Il cuore portante è l’antroposofia che ha in sé altri concetti, come l’educazione, la salute e la triarticolazione sociale. L’agricoltura è «solo» una forma, molto concreta, ma fondamentale, per realizzare questi principi».

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