Le tradizioni sciamaniche artiche come via per riconnettersi al sacro, alle forze e agli archetipi che animano la natura umana. Una conoscenza antica che può servirci ancora, anche e soprattutto ai nostri giorni.
C’è un paese che si è mostrato capace soprattutto negli ultimi tempi di riscoprire l’intima relazione tra uomo e natura in chiave, per così dire, terapeutica ed è la Finlandia, che sta rivalorizzando l’antica saggezza dei miti e della sacralità. Ispirata dal ritmo del suo tamburo costruito con legno di betulla e pelle di renna, Anne Murto continua ancor oggi a cantare la Natura nella metrica del Kalevala, poema epico e libro sacro per i finlandesi, paragonabile al Mahãbhãrata della tradizione vedica e persino alla Törãh, perché «le tradizioni sciamaniche dell’Artico custodiscono segreti di un’antica saggezza»1 dice. Anne, ex modella di Helsinki, nella sua casa sul lago nelle vicinanze di Kuusamo (Lapponia meridionale), onora così, come le antiche aedi, la sua tradizione, rivivendo la connessione con la sua memoria ancestrale e riconoscendosi artefice, come lo sono stati i suoi antenati, della sacra circolarità della vita nella sua terra. La Finlandia, appunto.
I racconti della mitologia finlandese e le mutevoli espressioni della natura artica consentono di sondare le energie, le forze e soprattutto gli archetipi che animano la natura umana. La Finlandia, dunque, è interessata da questa ventata di riscoperta e rivalorizzazione della propria antica saggezza e della sua tradizione, che si concentra appunto nel Kalevala, una raccolta di runolaulut, leggende e lamenti rituali che i cantori, aedi boreali, recitavano come «incantesimi e formule sciamaniche». Costituisce il patrimonio di una tradizione orale ancora viva in Finlandia2, che riattualizza i miti attraverso il rito.
Cultura come connessione con la natura
Nei paesi finno-baltici la cultura è soprattutto connessione con la Natura, a partire dal tempo. In Finlandia l’anno artico è scandito da 8 stagioni, e per ben 200 giorni l’anno è ricoperta di neve. In inverno le ore di luce sono pochissime, tre, dalle 9 alle 12, quindi il buio è costante. Eppure in quel buio «nel cuore dell’inverno, la natura tace in una sospensione densa di vita, fa un profondo respiro per convogliare l’energia vitale del cosmo in semi e radici sotterranee» racconta Eija Tarkiainen autrice di Libera la tua natura selvaggia.
«L’essere umano, parte integrante di questa natura, si allinea intimamente a questa magica atmosfera, rallenta i suoi ritmi, scopre che il silenzio è abitato e che il buio rileva una luce misteriosa in grado di svelare tesori nascosti». Si tratta di un buio fertile, di una dimensione ricca di quel sapere silente che fa parlare l’intuizione, la creatività e la nostra natura profonda, che raccoglie le energie per l’azione con l’annunciarsi dell’estate. Per i finlandesi quel risveglio dopo la lunga notte artica, quando il sole comincia ad albeggiare e irradia di luce il «nuovo mondo», viene espresso nel concetto di sarastus che indica il risveglio della consapevolezza, di una coscienza responsabile verso se stessi, gli altri e l’ambiente, dove sapere e sentire sono un tutt’uno (nella lingua finlandese le parole «sapere» e «sentire» si fondono in tuntea che significa «conoscere profondamente»).
È in questa atmosfera che prendono corpo i personaggi del Kalevala, uomini e donne che vivono in simbiosi con l’ambiente e la natura, il luonto – secondo la tradizione finlandese – perché ogni cosa è animata secondo l’ordine dell’Universo. A partire dal nostro organismo che, attraverso la voce, cantando gli ancestrali versi runo, fa riecheggiare dentro ciascuna cellula del corpo il potere terapeutico, di armonizzazione e crescita personale, trasmesso dalle litanie dei canti tradizionali. In Oriente si parlerebbe di mantra e per noi di preghiera o semplicemente di Sacro: ciascuna cultura racchiude un’esperienza mistica e sciamanica (lo sciamanesimo è la più antica visione del mondo), le cui radici ancestrali risuonano in noi e sono curative dello spirito e del corpo; ne sono testimonianza gli studi di etnomedicina.
Il sacro: esperienza senza dogmi
«Benché rapiti da tante distrazioni, da una vita frenetica e anche da un’apatia sempre più dilagante, intimamente avvertiamo, se ben ci ascoltiamo» spiega Eija Tarkiainen «il richiamo al sacro, di una fievole fiammella che alberga in profondità: alimentarla è la nostra cura. Il sacro viene tuttora delegato e relegato alla religione. L’esperienza del sacro è invece presente in tutte le culture, poiché laica e senza dogmi, può costituire uno spazio per esplorare i valori fondanti la natura dell’individuo e per riappropriarsi della cultura di cui facciamo parte. Al pari dei bisogni di sussistenza, esistono i bisogni di accrescimento e conoscenza che nutrono in egual modo la personalità dell’individuo. Il bisogno di sacro è e sta diventando nella nostra civiltà occidentale una sorta di imperativo irrinunciabile».
Ritrovare la connessione con la Natura e con tutti gli esseri viventi significa comprendere la filosofia che anima la vita, significa capire il valore dell’amore, della libertà e del rispetto. «Questa ricerca appaga, rende felici, fa vivere momenti di incantamento, attimi di gioia ineffabile» sottolinea Eija «perché ci riconnette con la nostra identità più profonda, risvegliando la nostra dignità di Uomini».
Note
1. Eija Tarkiainen, Libera la tua natura selvaggia, Uno Editore, pag. 17-18, 2019.
2. A raccogliere e pubblicare i canti dei runolaulajat, dei cantori è stato Elias Lönnrot intorno alla metà dell’Ottocento. L’opera, il Kalevala, è composta da 50 canti o runo i cui versi sono in metro runico.
3. Juha Pentikäinen, La mitologia del Kalevala, Vocifuoriscena, pag. 23
LETTURE CONSIGLIATE PER APPROFONDIRE
• Eija Tarkiainen, Libera la tua natura selvaggia, Uno Editore, 2019.
• Juha Pentikäinen, La mitologia del Kalevala, Vocifuoriscena, 2014.
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