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I bambini che visito oggi

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I bambini che visito oggi sono molto diversi da quelli di trent’anni fa, quando ho iniziato la mia attività di medico pediatra. È differente la demografia, il colore della pelle, la lingua di origine… dalla post-fazione del libro di Eugenio Serravalle Vaccinazioni: alla ricerca del rischio minore (Il Leone Verde), disponibile sul nostro shop online www.terranuovalibri.it.

I bambini che visito oggi

I BAMBINI CHE VISITO OGGI SONO MOLTO DIVERSI DA QUELLI DI TRENT’ANNI FA, quando ho iniziato la mia attività di medico pediatra. È differente la demografia, il colore della pelle, la lingua di origine. È aumentato il tempo che i bambini trascorrono fuori dalla famiglia, con una socializzazione più precoce, ma è diminuito quello per il gioco libero all’aperto. Non si gioca più a pallone nei cortili, ma si frequentano le scuole-calcio già a cinque anni. È cambiato lo stile di vita dei genitori, e quindi dei bambini: la fretta, l’essere sempre efficienti e connessi determina relazioni affettive e dinamiche interpersonali diverse. È diverso quello che troviamo in cucina, nel piatto, anche lo stile alimentare non è più lo stesso.
Mutano anche i concetti di salute e di malattia. Sono sempre meno diffuse le malattie classiche dell’infanzia, mentre aumentano quelle croniche degenerative. Il loro esordio è sempre più precoce, accanto a manifestazioni comportamentali prima davvero rare. Adhd, ansia da separazione, attacchi di panico, depressione, dislessia e altri disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), disprassia verbale, disturbo multisistemico dello sviluppo, disturbo pervasivo, disturbi ossessivi, separazione conflittuale, scompenso adolescenziale: per molte di queste patologie accanto a problematiche della sfera affettiva, sono rilevanti, a volte fondamentali, le concause epigenetiche.
La mia battaglia contro l’ipervaccinazione parte, in fondo, dall’assunto che nell’uomo ci siano più risorse naturali da sfruttare di quanto non sostengano coloro che fanno affidamento sistematico ai surrogati artificiali dei meccanismi naturali, vuoi per programma, vuoi per conformismo, vuoi per interesse.
Mi preoccupa, come atteggiamento culturale, la volontà di creare un individuo artificiale, un individuo che di fatto è il prodotto di un progetto evolutivo durato milioni di anni e i cui meccanismi biologici possono essere supportati dalla scienza, ma non sostituiti in blocco. Abbiamo fatto passi da giganti negli ultimi decenni, ma la natura ha lavorato in noi per un tempo infinitamente più lungo, sviluppando nell’essere umano meccanismi di difesa e di sopravvivenza che potranno anche essere potenziati artificialmente, ma solo al prezzo di creare individui, di fatto, più deboli, meno reattivi, meno sani, in quanto sani solo in modo estremamente artificiale, ossia attraverso la continua somministrazione di farmaci.
Mi sembra che si voglia mandare in pensione questo straordinario artefice che è la natura, proprio ora che condizioni igieniche e alimentazione migliori consentirebbero al nostro corpo di collaborare con lei in modo meno traumatico di un tempo, di sviluppare il nostro sistema immunitario senza metterlo sotto stress, come invece avveniva quando malnutrizione e pessima igiene determinavano una feroce selezione tra i più e i meno forti.
Impedire programmaticamente al nostro organismo di affrontare alcune brevi, non pericolose lotte in campo aperto significa atrofizzarne a poco a poco i meccanismi di difesa. Significa anche coltivare un modello di persona che non ha fiducia nelle proprie risorse individuali, ma attende sempre la salvezza da qualcosa che l’industria farmaceutica escogiterà per lei, per aiutarla a digerire, a dormire, ad avere rapporti sessuali, a concentrarsi, o viceversa a rilassarsi, a dimagrire, a invecchiare, insomma in una parola a vivere. Il risultato finale è un individuo farmacologicamente dipendente.
A questi individui, dal punto di vista della salute, sta accadendo qualcosa di analogo a quanto avviene a quei bambini che per ceto sociale, terra di origine o colore della pelle vengono discriminati nella scuola: divengono spesso di fatto insufficienti, si convincono ben presto che questo è il loro destino e, rispetto alle loro possibilità di partenza, non solo avranno all’inizio dell’età adulta il posto che spetta a un subordinato, ma spesso anche la mente di uno svantaggiato.
La quantità di talento, intelligenza, immaginazione che l’educazione e l’ambiente possono distruggere nei bambini dei ceti sociali non privilegiati è impressionante. In taluni casi, la distruzione delle loro capacità mentali è, nello spazio di 5 o 6 anni, così massiccia da far pensare – per analogia – ad un disturbo psichico in senso tradizionale.
A me sembra che lo stesso processo stia avvenendo anche nei riguardi dei meccanismi biologici del nostro corpo, che si ritengono a priori insufficienti, incapaci di autogestirsi e di assolvere i compiti per cui, di fatto, sono stati creati. È per questo che cerco di fornire la consapevolezza che aspetti apparentemente lontani della nostra vita, come alimentazione e stile di vita, inquinamento atmosferico e effetti dell’uso massivo di farmaci e vaccini sul nostro organismo, sono in realtà collegati da una stessa catena di cause e concause. Gestirle è complesso, richiede un atteggiamento vigile e consapevole, spesso impegnativo considerata la fatica del vivere quotidiano, ma è l’eredità più duratura che, al momento, possiamo trasmettere ai nostri figli e al mondo in cui si troveranno a vivere.

Tratto dalla post-fazione del libro di Eugenio Serravalle Vaccinazioni: alla ricerca del rischio minore (Il Leone Verde), disponibile sul nostro shop online www.terranuovalibri.it.

Vaccini e Malattie: scegliere il rischio minore

I toni estremi dell’attuale dibattito sulle vaccinazioni di massa non fanno che esasperare la confusione e la paura di chi cerca di fare una scelta consapevole. Ma in tutto questo chiasso, un confronto costruttivo sulla questione è possibile, soprattutto se l’obiettivo è quello di fare chiarezza.
I dottori Eugenio Serravalle e Roberto Gava,presidente e vice presidente di Assis (Associazione di studi e informazioni sulla salute),Tom Jefferson, medico epidemiologo e tra i fondatori della sezione vaccini della Cochrane Collaboration, Jason Schwartz, docente di salute pubblica e di storia della medicina alla School of Public Health di Yale, Nadia Gatti, del Coordinamento nazionale danneggiati da vaccino, sono alcune delle voci che cercano di presentare dati, informazioni e riflessioni affinché la scelta di vaccinare sia appunto una scelta basata sulla conoscenza e non una risposta emotiva alle campagne mediatiche sponsorizzate dalle industrie farmaceutiche.
Nell’ebook potete anche leggere un’analisi del dottor Serravalle dei casi di meningite avvenuti in Toscana negli ultimi mesi.

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