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I dipendenti dell’azienda agricola Floriddia: «Lavoriamo meno e siamo più felici»

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I lavoratori dell’azienda agricola biologica Floriddia in Toscana raccontano la loro esperienza con l’orario ridotto e lanciano un appello alla responsabilità di tutti. La riduzione degli orari di lavoro può migliorare la qualità della vita, senza compromettere la produttività in azienda.
I dipendenti dell’azienda agricola Floriddia: «Lavoriamo meno e siamo più felici»
Presso l’azienda agricola Floriddia, realtà che produce e trasforma cereali e legumi sulle colline pisane, da dieci anni esatti si sperimenta il lavoro con orario ridotto. In azienda lavorano 11 persone, di cui 7 a tempo indeterminato, un apprendista, più tre persone della famiglia. La loro settimana lavorativa è in media di 29 ore a testa. Il picco più alto è di 35 ore settimanali, il più basso di 20. Sono stati gli stessi lavoratori, con una lettera indirizzata agli organi di informazione, a farsi portavoce di questa esperienza, augurandosi che possa essere replicabile altrove. «In questo decennio» scrivono i dipendenti dell’azienda toscana «grazie al minor lavoro e al pochissimo tempo speso in macchina per i tragitti casa/lavoro come dipendenti abbiamo costruito un bagaglio personale di esperienza e responsabilità, tanto da guadagnarci un aumento medio dello stipendio del 10%, oltre a gli aumenti dovuti per contratto e specializzazione». Nel documento si riflette an- che sui possibili benefici per la collettività, come la lotta alla disoccupazione e la ridu- zione della spesa pubblica.
«Il troppo lavoro» scrivono ancora i dipendenti «causa folli spese burocratiche per creare occupazione, o per dare sostegnoeconomico e sociale a chi il lavoro non ce l’ha. Ma porta con sé anche tasse elevate per i dipendenti e per le pic- cole/medie imprese (che non hanno i paradisi fiscali delle grandi aziende). Conduce alla corsa suicida verso l’aumento di produzione per generare nuovo lavoro, non tenendo conto che l’ innovazione tecnologica, sposata con il profitto, tende a ridurre l’occupazione. Muoviamo dalle parole dell’Elogio dell’ozio di Bertrand Russell, per augurarci che in un futuro molto prossimo non avremo bisogno di fabbricare, e comprare, oggetti inutili e devastanti per il pianeta e chi lo abita. Possiamo augurarci che lavoreremo tutti, ma poco. Lavorate meno, fate lavorare meno! Tutti abbiamo, oltre i diritti, delle responsabilità e quella di reagire è la più importante».
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L’articolo è tratto dal numero di dicembre della rivista Terra Nuova

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