Il biologico in Italia: si può fare di più

L’espansione del bio continua. Vengono conquistate nuove fette di mercato, si moltiplica l’offerta di prodotti tra gli scaffali e il termine bio risuona di frequente anche negli spot pubblicitari, risvegliandoci dal torpore radiofonico e televisivo. A intervalli piuttosto regolari, però, il biologico viene inquisito, «spulciato», messo alle strette da alcune inchieste giornalistiche. Ricostruzioni spesso tendenziose, che ammiccano allo scandalo e che finiscono per lasciare il segno.

Un discorso a parte però va fatto per la puntata del programma televisivo Report dello scorso ottobre, perché ha portato alla ribalta alcune inefficienze del sistema di controllo, con una truffa che riguardava l’importazione di grano dalla Romania venduto come biologico.

Le domande partono proprio da qui: ci possiamo fidare degli enti di certificazione? Il prezzo degli alimenti bio è giustificato? Il bio rappresenta una vera alternativa per gli agricoltori? Quanto dei nostri acquisti va davvero a sostegno dell’agricoltura locale, per migliorare il nostro ambiente di vita?

Abbiamo cercato di rispondere senza dogmi né pregiudizi, consapevoli che stiamo parlando di un disciplinare e di una buona pratica agricola, prima ancora che di uno stile di vita abbracciato dalla nostra rivista e dai nostri lettori.