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Il capro espiatorio delle proteste: l’editoriale del direttore

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«Nell’immaginario populista, l’Unione europea è sempre foriera di regole ingiuste e odiose costrizioni. E le politiche verdi sono il diavolo con le corna»: l’editoriale di Nicholas Bawtree, direttore di Terra Nuova, sul numero di marzo della rivista.
Il capro espiatorio delle proteste: l’editoriale del direttore
È piuttosto facile per tutti i commedianti della politica trovare nelle istituzioni europee un facile bersaglio dei propri insuccessi. Se il «ce lo chiede l’Europa» è stata la formula magica per sdoganare politiche fiscali assai scomode, in vista delle prossime elezioni comunitarie, il clima sembra essere radicalmente cambiato. Nell’immaginario populista, l’Unione europea è sempre foriera di regole ingiuste e odiose costrizioni. E le politiche verdi sono il diavolo con le corna.
Mentre chiudiamo il numero di marzo della rivista imperversa la sacrosanta protesta degli agricoltori su Bruxelles, decisi a difendere la dignità di quello che una volta si chiamava «settore primario». Una dignità calpestata a più riprese dalla ferocia dei mercati finanziari e dal peso soffocante della burocrazia, che rendono difficile la vita per chi coltiva.
Nella narrazione collettiva il capro espiatorio finisce per essere l’Europa con le sue politiche verdi. L’Europa che impone l’obbligo delle rotazioni colturali, già in uso in agricoltura biologica, e quello di destinare una minima quota (4%) ad aree naturali.
Ora, è chiaro che di motivi per contestare le politiche agricole europee ce ne sarebbero eccome: basti pensare che l’80% dei fondi viene assegnato al 20% delle aziende agricole più grandi, incentivando nuove forme di latifondismo. Ma se il Parlamento europeo poteva aver guadagnato un minimo di fiducia e di slancio ideale, era proprio per essere riuscito a fissare degli obiettivi climatici e a promuovere l’agroecologia, grazie all’approvazione della strategia Farm to Fork, che nel clamore delle proteste si vorrebbe rovesciare. Quale occasione migliore per i grandi potentati economici e le lobby dell’agroindustria, sempre abili nel fare lo sgambetto a chi vorrebbe costruire un altro modello di agricoltura! E così, la marcia dei trattori, che ricordiamo è nata in Germania per protestare contro il taglio delle agevolazioni per il gasolio, ne esce sfigurata, avvelenata da una propaganda un po’ facilona, che fa il gioco delle grandi multinazionali, e che di fatto difende la libertà di inquinare ciò che abbiamo di più prezioso: la terra. Una logica che trova porte aperte nei palazzi della Commissione europea, che già aveva mostrato cenni di cedimento, con la scelta di rinnovare l’uso del glifosato per altri dieci anni, o la liberalizzazione dei nuovi organismi geneticamente modificati (Ngt).
In vista delle prossime elezioni europee vogliamo lanciare un appello di realismo. Invece che prendere di mira le politiche ambientali, sarebbe meglio fare i conti con la realtà. E coalizzarsi per combattere il vero «nemico». Ad aver fallito non sono le politiche ambientali, ma un intero sistema agroalimentare, che mette gli agricoltori in condizioni di dipendenza non solo dalle fonti fossili, dai pesticidi e dalle speculazioni dei signori del cibo, ma anche dai sussidi della stessa Unione europea.
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