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Il falò di fine anno

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Riflessioni sul passaggio dal vecchio al nuovo anno, a cura di Mimmo Tringale, direttore di Terra Nuova, nell’editoriale “Il falò di fine anno“.
In molte zone d’Italia è usanza, per la fine o l’inizio dell’anno, dar fuoco a grandi cataste di legna. Dove questa tradizione è molto sentita, viene posto al centro della pira un fantoccio, che sta a simboleggiare il “vecchio”, o meglio qualcosa del passato che si desidera lasciar andare. Si tratta di un’usanza antichissima, sembra addirittura ereditata dai Celti.
Di cosa vogliamo liberarci quest’anno con il falò di fine anno? Ognuno ha il proprio elenco di fardelli, dispiaceri e vecchie abitudini da affidare alle fiamme, ma c’è qualcos’altro di cui forse tutti saremo felici di liberarci: il totem di un’economia che sembra pervadere tutti gli spazi della società; un’idea di crescita che non fa i conti con i limiti del Pianeta; la privatizzazione di beni comuni come l’acqua, la terra e la qualità dell’aria; gli ogm e i brevetti sulle piante; tutte le guerre, da quelle più conosciute ai micro-conflitti regionali meno noti; la morte per fame e malnutrizione; la Tav e il ponte sullo stretto di Messina; la violenza sui bambini e quella sulle donne.
La lista potrebbe allungarsi all’infinito. Elencare tutte le cose che non vanno è relativamente facile, e sopratutto non costa niente. Più difficile è smascherare le nostre responsabilità, ovvero diventare consapevoli di come le nostre piccole scelte quotidiane rendono possibile proprio quello che a voce critichiamo.
Va bene dunque buttare nel fuoco tutte le cose che non ci vanno, ma forse il primo fantoccio da dare alle fiamme è quell’omino grigio o quella donnina grigia che ci portiamo dentro, che come nella favola di Momo ci succhia il tempo e impoverisce le nostre vite.
L’invito che rivolgo ai nostri lettori è di utilizzare gli ultimi giorni del 2012 per fermarci un pò e guardarci dentro. Osservare con benevolenza, ma determinazione, quello che non va nella nostra vita. Con un pò di attenzione potremo individuare i numerosi nemici che albergano dentro di noi.
Siamo troppo abituati a cercare “nemici” fuori di noi. Quelli li conosciamo bene, sono su tutti i giornali. I nemici dentro sono più subdoli, si nascondono nelle pieghe della coscienza. Si  muovono con passo felpato. Sono le resistenze, le chiusure e le paure che ci impediscono di incontrare la nostra vera essenza e quanto di vero c’è negli altri. E’ quella speciale forma di miopia che ci fa confondere la luna con il dito, il mezzo con il fine, il treno ad alta velocità con il viaggio.
Ecco, può essere questo un modo per dare un senso nuovo all’antico rituale del falò di fine anno: bruciare insieme all’anno vecchio tutto ciò che di vecchio, nel senso di “non più utile”, ci portiamo dentro, con la consapevolezza che per lasciare andare definitivamente la zavorra bisogna rinunciare a una parte di noi stessi.
Editoriale “Il falò di fine anno” pubblicato sul mensile Terra Nuova – Dicembre 2012, disponibile anche come eBook.

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