“È innegabile che noi esseri umani siamo incapaci di porci domande vitali prima che sia troppo tardi. Credo faccia parte della natura umana”. La riflessione di Michel Odent sulle trasformazioni determinate dallo stile di vita moderno.
Forse non è troppo tardi per accorgerci di quanto si sia modificato nel giro di pochi decenni il periodo attorno alla nascita, una fase critica della vita. È urgente renderci conto che, nell’era dell’ossitocina sintetica a poco prezzo e del cesareo sicuro, il numero di donne che partorisce il bambino e la placenta grazie a quello che possiamo chiamare un «cocktail di ormoni dell’amore» è ormai insignificante.
In una fase così critica gli ormoni dell’amore sono diventati superflui: davvero una svolta nella storia dell’umanità!
Inoltre, l’inizio della programmazione del sistema immunitario non avviene più con la colonizzazione del neonato da parte di una grande biodiversità di microrganismi familiari e amichevoli. Già, da un punto di vista batteriologico il parto a domicilio non ha eguali.
In un simile contesto, vi invito a riconsiderare i bisogni di base della donna durante il travaglio. Finora, partendo dalla solita domanda: «Come mai il parto è tanto difficile nell’essere umano?», è stato posto l’accento sull’importanza di fattori meccanici. Il primo passo in una nuova direzione dovrebbe essere quello di riflettere sul fatto innegabile che, di tanto in tanto, donne senza alcuna particolarità morfologica partoriscono facilmente e velocemente, mentre altre hanno bisogno di interventi medici dopo giorni di travaglio. Quest’enorme differenza suggerisce che la fisiologia del parto rientra nella fisiologia del cervello. È essenziale riconoscere che la parte del cervello che ha raggiunto un estremo grado di sviluppo nella nostra specie, la neocorteccia, non è sempre un utile strumento al servizio di funzioni fisiologiche vitali. Al contrario, in alcune particolari situazioni può inibirle e indebolirle, come se prendesse il comando.
Conviene sapere cos’è l’inibizione neocorticale, in quanto la perdita di autocontrollo, noto effetto di una ridotta attività neocorticale, sembra essere il principale fattore grazie a cui le donne riescono a partorire. Alcune ostetriche sanno ancora che, quando una donna partorisce facilmente, da sé, ovvero senza bisogno di assistenza farmacologica, a un certo punto sembra lasciare questo mondo, dimentica ciò che le è stato insegnato e ciò che aveva previsto. Si comporta in modo inaccettabile per una persona educata: grida, impreca e si mette in posizioni stravaganti, spesso mammifere, primitive, quadrupedi.
Capita che una donna in pieno travaglio si lamenti di odori sgradevoli che nessun altro è in grado di percepire. Si tratta di un evidente segnale di riduzione del controllo neocorticale, dato che l’olfatto è un buon esempio di funzione fisiologica umana, di solito inibita dall’attività neocorticale. Una volta compresa la soluzione trovata dalla natura, diventa facile riassumere i bisogni di base della donna in travaglio: sentirsi protetta da ogni possibile stimolo della neocorteccia.
La parola chiave è protezione. Sappiamo bene quali sono i principali stimoli dell’attività neocorticale: il linguaggio, l’illuminazione e tutte le situazioni che attirano l’attenzione, come sentirsi osservati o percepire un possibile pericolo.
Nel 2020 mi presento come uno «studente» interdisciplinare della natura umana, che colma il vuoto tra futurologia e studio dell’evoluzione umana: i futurologi si dedicano ai possibili effetti delle attività umane, gli evoluzionisti rivolgono lo sguardo al passato, mentre oggi la priorità dovrebbe essere considerare le possibili trasformazioni di Homo dovute ad aspetti senza precedenti dello stile di vita moderno. Abbiamo bisogno di futurologi dalla mentalità evoluzionistica.
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Il libro riassume ciò che è importante sapere non solo sulla nascita, ma anche sulla
natura dell’essere umano, sulla storia dell’umanità, sull’
ecologia e sull’amore.
Il volume si interroga su aspetti centrali del parto oggi, dall’utilizzo degli anestetici allo sviluppo delle cure neonatali, e dimostra come una rivoluzione tecnologica, la scoperta della plastica, ha profondamente cambiato le relazioni tra gli individui (mamma, bambino e medico) e i sentimenti.
Un volume che è anche un appello a recuperare l’antico sapere femminile sulla nascita e sul parto naturale.
Ogni nuovo libro di Michel Odent è una sfida e allo stesso tempo uno stimolo forte a riformulare i nostri punti di vista. Così accade anche per Le funzioni degli orgasmi, dove l’autore mette in luce il profondo legame fra tre momenti fondamentali della vita: nascita, allattamento e accoppiamento. Secondo Odent, alla base di questi tre processi ci sarebbe un identico
meccanismo fisiologico regolato dai medesimi ormoni, i cosiddetti «ormoni dell’amore»: i principali sono l’ossitocina, la prolattina, le endorfine, ma ve ne sono molti altri. Il loro scopo è quello di creare un attaccamento tra mamma e figlio, nel caso del parto e dell’allattamento, e un legame profondo tra i due partner, nel caso dell’accoppiamento.
Servendosi di un’esposizione chiara, avvincente e impeccabile dal punto di vista scientifico, l’autore mette in luce come questi tre eventi chiave della vita, se non disturbati da fattori esterni e da un’eccessiva medicalizzazione (vedi il parto) o da remore culturali (vedi allattamento e accoppiamento), permettono di raggiungere uno stato di coscienza non-ordinario, ovvero trascendente, e costituiscono un’esperienza di profonda trasformazione.
Purtroppo l’eccessiva medicalizzazione del parto e dell’allattamento, come i pesanti tabù morali e culturali intorno alla sessualità, rischiano di snaturare l’essenza stessa di questi processi, creando una società dove si nasce e si vive senza beneficiare del cocktail di «ormoni dell’amore» che la Natura ci ha donato.